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Coronavirus, "Con la terapia al plasma iperiummune la mortalità è calata al 6%"

Lo studio è stato presentato nel pomeriggio di lunedì 11 maggio, nei prossimi giorni verrà inviato alle riviste scientifiche

Le evidenze scientifiche non sono robuste, però sembra che funzioni la terapia a base di plasma iperimmune contro il coronavirus sviluppata in Lombardia. I dati, resi noti dai medici e scienziati del Policlinico San Matteo di Pavia con l’Asst di Mantova nel pomeriggio di lunedì 11 maggio durante una conferenza in Regione, dicono che grazie a questi trattamenti sperimentali la mortalità è scesa da una media del 15% al 6%. "Se prima si verificava un decesso ogni sei pazienti grazie a questo studio pilota siamo passati a un decesso ogni 16 casi", ha spiegato Fausto Baldanti, direttore dell’Unità virologia del San Matteo di Pavia, durante un incontro con i giornalisti.

Lo studio pilota è iniziato il 17 marzo e si è concluso venerdì 8 marzo. In totale sono stati trattati 46, tutti pazienti non in età avanzata con rx toracica positiva e che presentavano diversi gradi di insufficienza respiratoria; sette di loro erano intubati ma tutti necessitavano di ossigeno. Gli obiettivi degli scienziati erano tre: riduzione della mortalità a breve termine; miglioramento dei parametri respiratori e miglioramento dei parametri legati all'infezione. I risultati? Sono stati notati miglioramenti al termine della prima settimana su tutti e tre i versanti, ma i più significativi sono stati raggiunti proprio sul fronte del calo della mortalità. "Non possiamo prevedere quando la cura diventerà prassi, però giovedì avremo tutti i dati organizzati per presentare la sperimentazione alle riviste scientifiche", ha precisato Baldanti rispondendo alle domande dei giornalisti.

"Da oggi lanciamo la banca del plasma iperummune — ha chiosato l'assessore al Welfare, Giulio Gallera —. Da qui ai prossimi giorni sarà definito un protocollo per la donazione del sangue e del plasma, e le modalità con cui deve essere fatto. Una volta definito, partiremo innanzitutto dai tanti guariti che abbiamo. Tutte le nostre Asst — ha proseguito Gallera — richiameranno le persone da loro ricoverate affinché vengano a donare il plasma, dopo aver verificato il livello di immunità e, dunque, degli anticorpi presenti nel plasma. Il secondo slot, sulla base dei test sierologici, fatti già sugli operatori sanitari e socio sanitari e poi via via coinvolgendo altre categoria, sarà di chiedere a quelli che avranno anticorpi nerutralizzanti, di donare il sangue. Poi sarà la volta dei donatori Avis, a partire dalle aree più colpite" dal coronavirus, "Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona".

"Da ogni donatore si riesce a ottenere una quantità di plasma di circa 600 ml. Attraverso questa quantità si possono trattare due persone perché abbiamo capito che la quantità ottimale è più o meno 300 ml", ha spiegato Cesera Cerotti, direttore del servizio immunologia del San Matteo di Pavia.

Terapia plasma iperimmune: interessato anche il governo

"Questa mattina ho avuto un colloquio con il ministro Speranza che mi ha confermato che anche il Governo ha mostrato particolare interesse per proseguire in questa iniziativa". Lo ha detto il governatore della Regione, Attilio Fontana, intervenendo a Palazzo Lombardia. 

Fontana ha riferito che il Governo ha indicato "a sua volta come punti di riferimento le Università di Pavia e di Pisa con ulteriori sperimentatori gli ospedali Mantova, Brescia e Bergamo". Si tratta di una sperimentazione ha detto il governatore "che accende una grandissima speranza".

Come funziona la terapia a base di plasma iperimmune

La terapia con plasma da convalescenti — si legge dal sito del ministero della salute — prevede il prelievo del plasma da persone guarite dal Covid-19 e la sua successiva somministrazione (dopo una serie di test di laboratorio, anche per quantizzare i livelli di anticorpi “neutralizzanti”, e procedure volte a garantirne il più elevato livello di sicurezza per il ricevente) a pazienti affetti da Covid-19 come mezzo per trasferire questi anticorpi anti-Sars-Cov-2, sviluppati dai pazienti guariti, a quelli con infezione in atto.

Gli anticorpi (immunoglobuline) sono proteine coinvolte nella risposta immunitaria che vengono prodotte dai linfociti B in risposta ad una infezione e aiutano il paziente a combattere l’agente patogeno andandosi a legare ad esso e neutralizzandolo. Tale meccanismo d’azione si pensa possa essere efficace nei confronti del Sars-Cov-2, favorendo il miglioramento delle condizioni cliniche e la guarigione dei pazienti.

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