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Il 12% dei poliziotti non è vaccinato: e senza green pass gli agenti non vanno in mensa

La denuncia dei sindacati: "Agenti costretti a mangiare sul marciapiede". Il caso del reparto mobile di Milano

“Io mi sono vaccinato e ho il green pass. Ma il provvedimento che obbliga l’ingresso delle forze di polizia in mensa solo se muniti di passaporto verde è ridicolo. Visto che poi questi colleghi continueranno a lavorare a stretto contatto sulla volante, in mezzo alla strada, nei mezzi di servizio”. A sollevare parecchie perplessità sulla decisione di introdurre l’obbligo del green pass per gli accessi alle mense delle forze di polizia è Pasquale Alessandro Griesi, agente brianzolo e segretario provinciale di Milano della federazione sindacale della polizia di Stato.

E il problema non è di poco conto perché tra i poliziotti di tutta Italia - stando ai numeri forniti dallo stesso sindacato - ben il 12% non ha ricevuto il vaccino. 

La federazione sindacale della polizia di Stato nei giorni scorsi ha inviato una lettera al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, al capo della polizia, Lamberto Giannini e al segretario nazionale Valter Mazzetti per chiedere che venga rivisto l'obbligo di green pass. “Un comunicato che, naturalmente, io condivido in ogni singolo punto - ha spiegato Griesi -. Perché quanto scritto è quello che noi, ogni giorno, viviamo sul nostro lavoro”.

A scanso di equivoci, Griesi ha voluto subito precisare che lui è vaccinato e ha il green pass, ma la scelta di obbligare l’ingresso in mensa esclusivamente previa esposizione del green pass in una situazione lavorativa come quella delle forze dell’ordine, è secondo lui una pura follia.

“Soprattutto per il tipo di lavoro che svolgiamo - ha continuato il sindacalista -. Infatti se in mensa non potranno andare, i colleghi sprovvisti di green pass potranno ugualmente lavorare a stretto contatto con i colleghi vaccinati, che in mensa, invece, possono accedere? Magari insieme sulla volante, al massimo a una trentina di centimetri di distanza, oppure in pattuglia in mezzo alla strada, o ancora insieme vicini durante le manifestazioni in piazza?”.

“Il nostro lavoro presenta diverse difficoltà organizzative - ha proseguito -. Comprendo che è difficile adeguarsi a diktat sanitari imposti da chi, questa organizzazione, non la conosce. Sono oltre il 12% i poliziotti che in Italia non sono vaccinati: come ci organizziamo con il green pass per accedere alla mensa?". A poche ore dall’entrata in vigore del passaporto verde obbligatorio anche nelle mense delle forze dell’ordine, in alcune caserme, anche milanesi, ci si è organizzati con una sorta di “schiscetta”. 

Con il risultato che gli agenti - nel case della foto del reparto mobile - hanno dovuto mangiare all’esterno, seduti sul prato o sul marciapiede, riparandosi magari sotto un albero, il sacchetto fornito dalla mensa, con panini, acqua, bibita, frutta e yogurt.

“Il sacchetto non è ammissibile - ha protestato Griesi -. Gli agenti devono nutrirsi in mensa, o comunque seguire un pasto veicolato, al ristorante convenzionato o tramite ticket. Non certo con due panini da mangiare sotto gli alberi, come i boy scout, magari anche senza riparo. Proprio per la particolarità del lavoro di chi presta servizio nelle squadre operative quella mezz’oretta di pranzo o di cena in mensa è fondamentale. Non tanto per il cibo, ma per rilassare testa e corpo. Ci sono colleghi che lavorano anche dieci ore in mezzo alla strada, colleghi sempre in piedi alle manifestazioni, sotto al solleone o al freddo. A prendersi insulti, a rischiare la vita, a non reagire. Il ritorno in mensa è fondamentale proprio per riporsi un attimo: rinfrescarsi in queste giornate di gran caldo, a riscaldarsi d’inverno quando magari si seguono le manifestazioni sotto la pioggia. Mi auguro che ci sia un ripensamento in merito al green pass in mensa”.

Nelle ultime ore è stato deciso che gli agenti senza green pass potranno richiedere il pasto caldo in modalità di asporto. “La federazione sindacale di polizia - ha concluso Griesi - mette a disposizione le proprie segreterie sul territorio per la consumazione”.

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