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Quando è arrivato il coronavirus in Lombardia? Nuovo studio rimescola le carte

Il virus, stando alla ricerca, circolava con un intervallo seriale di 6,6 giorni ed era diffuso nel 14,7% dei comuni della regione

In Lombardia prima del 20 febbraio 2020, quando nell'ospedale di Codogno fu accertato ufficialmente il primo caso di coronavirus, il virus già circolava da prima. È una certezza e nel tempo ci sono stati diversi studi che hanno sostenuto questa testi. L'ultimo in ordine di tempo è quello fatto da Danilo Cereda, dell'Unità Organizzativa Prevenzione - Malattie infettive della DG Welfare di Regione Lombardia e da infettivologi e virologi delle ATS, degli IRCSS, delle ASST lombarde. La ricerca sarà pubblicata il prossimo dicembre sull''Epidemics - The Journal on Infectious Disease Dynamics'. Secondo i dati ottenuti con lo studio in Regione c'erano già 527 casi di personal con sintomi riconducibili al covid. Pazienti di un'età compresa tra 57 e 78 anni, dei quali 38 lavoravano in ambito sanitario.

Il giorno che cambiò il 2020

Il virus, stando alla ricerca, circolava con un intervallo seriale di 6,6 giorni ed era diffuso nel 14,7% dei comuni della regione. La ragione quindi per cui il sistema sanitario si è trovato sotto pressione è "radicato nell'alta trasmissibilità dell'infezione e nella diffusa e silente trasmissione del patogeno avvenuta fra gennaio e metà febbraio", silente e sconosciuto e portato anche da contagiati asintomatici. Il numero di riproduzione (il cosiddetto R0) passava, infatti, da un 2,6 a Pavia a un 3.3 a Milano.

Il metodo di studio

Per fare lo studio, sono stati analizzati i registri ufficiali dei casi avvenuti in Lombardia durante la prima fase dell'epidemia, creando un elenco di casi confermati in laboratorio e successivamente consolidato in modo retrospettivo, utilizzando interviste standardizzate per casi accertati e loro stretti contatti.

In questo modo sono stati accertati i 527 casi che mostravano sintomi prima del 20 febbraio: di questi l'89,2% è stato ricoverato in ospedale e il 27,5% è deceduto. I casi riguardavano tutte le 12 province della regione con una percentuale maggiore di Lodi e Bergamo (53%). Il tasso di contagio (Rt) ha mostrato un rapido innalzamento fino alla fine di febbraio seguito da una diminuzione.

"Questo calo - si legge nella pubblicazione - inizia nei giorni immediatamente successivi alla scoperta del primo caso, ed è più marcato a Lodi, Bergamo e Cremona" cioè nelle aree dove ci sono stati interventi come "la definizione di aree di quarantena a Lodi, l'aumento dello smart working e restrizioni allo sport al chiuso e ai servizi di ristorazione a Bergamo e Cremona".

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