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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Coronavirus

Laura, in ospedale coi sintomi del Covid: "Non so se sono guarita, potrei infettare gli altri"

Il racconto di una ragazza finita in ospedale con i sintomi tipici del Coronavirus. La storia

La fatica di respirare che diventa via via più difficile da sopportare. L'arrivo in ospedale, il tampone che risulta negativo e il ritorno a casa. Tre giorno di "vuoto", in cui potenzialmente lei avrebbe potuto infettare chiunque, e poi le direttive "ufficiali". Quindi, a breve, la fine della quarantena e una risposta chiara, netta, che tarda ancora ad arrivare. 

Lei è Laura, una ragazza di 27 anni che vive a Monza e che è finita in pronto soccorso con tutti i sintomi tipici del Coronavirus, anche se il primo - e unico tampone - ha dato esito negativo. 

La giovane ci tiene a raccontare la sua storia, che "non è una denuncia contro i medici e gli infermieri che in questa situazione stanno dimostrando di essere eroi e che nella mia esperienza mi hanno sempre trattata bene e rassicurata", ma "una denuncia al sistema sanitario in generale, all'organizzazione, al sistema burocratico della regione Lombardia".

"Ho 27 anni, sono di origini pugliesi e vivo a Monza dove ho anche il medico di base. Anche io come Veronica ho deciso di non tornare in Puglia, quindi dalla mia famiglia, quando stavano per chiudere i confini sia perché non mi sembrava corretto e giusto sia perché consideravo comunque la Lombardia la regione adatta in cui essere assistita nel caso in cui mi fossi ammalata. Verso il 23 marzo ho cominciato a sentire un peso sui polmoni ma la sensazione era lieve così non ho avvertito nessuno. La sensazione era quotidiana ma lieve. La notte del 6 aprile ho cominciato ad avvertire questo peso in maniera così pesante da non riuscire a dormire. Sentivo come un sasso sopra di me. Ho chiamato la guardia medica che mi ha consigliato di chiamare il medico, dicendo che non era ancora il caso di chiamare il 118", racconta la giovane.
 
"Tuttavia ho pensato: il medico cosa mai avrebbe potuto dirmi? Di fare degli accertamenti. Non avrebbe potuto risolvere subito il mio problema e io stavo troppo male per aspettare. Ho quindi chiamato il 118 la mattina, sono venuti a visitarmi e mi hanno sconsigliato di andare in ospedale perché non avevo febbre e la saturazione era buona. Io però ho insistito perché ho capito che qualcosa non andava e così mi hanno portato", ricorda parlando con MilanoToday

"Ho fatto vari accertamenti e la sera mi hanno dimessa con un referto che parlava di polmonite ad entrambi i polmoni a vetro smerigliato interstiziale. Il medico/infermiere, non so bene chi fosse, lì presente mi ha detto che il mio era certamente un caso di Covid e che potevo comunque andare a casa. Non mi hanno prescritto cure dicendomi che avrei dovuto chiamare il mio medico. Il giorno dopo chiamo in ospedale per sapere l'esito del tampone. Il tampone è negativo ma non escludono che se rifatto possa poi essere poi positivo. Chiedo se posso rifarlo ma non me lo fanno rifare. Chiamo il medico, gli spiego la situazione e mi prescrive azitromicina, un antibiotico che va bene anche per i casi di Covid", spiega ancora.

Ma è quei che la burocrazia si incarta, le comunicazioni latitano e il rischio di contagio diventa elevatissimo: 

L'ospedale intanto mi aveva detto che dato che il tampone era negativo, legalmente potevo uscire a fare la spesa, se non io comunque il mio convivente. Tuttavia 3 giorni dopo essere stata dimessa mi chiama l'Ats dicendomi che ero in quarantena forzata fino al 20 aprile e lo stesso valeva per il mio convivente - con tosse - al quale non hanno fatto il tampone. 

"Chiedo se posso rifare il tampone e dicono di no. Chiedo al medico se posso rifarlo - per sapere se era un falso e per sapere se sono guarita - e mi dice che certamente non me lo rifaranno perché sono in via di guarigione. Mancano due giorni al termine della quarantena ma io ho ancora tosse e sensazione di nodo alla gola. Sono stata trattata come una paziente Covid anche se formalmente negativa. Non so se sono guarita, non so se sono stata ammalata di quello, ho ancora dei sintomi e potenzialmente potrei infettare gli altri uscendo di casa dal 21 aprile e lo stesso vale per il mio compagno", conclude Laura.
 

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