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Rave in Darsena a Milano, "12 anarchici" identificati dalla Digos: saranno multati

Secondo la Questura, sono stati loro a portare in Darsena la consolle. Si indaga

Arrivano i primi provvedimenti per il rave party in Darsena di sabato sera, quando centinaia e centinaia di giovani si sono riuniti in piazza XXIV maggio a Milano per una festa a base di musica e alcol che si è conclusa con tanto di rissa finale. 

Secondo quanto reso noto lunedì sera dalla Questura in una nota, sono state identificate "12 persone riconducibili alla locale area anarchica". Sarebbero stati proprio i giovani, stando alle indagini della Digos, a posizionare verso le 21.30 una consolle musicale. I 12, tutti senza mascherina, saranno multati per la violazione della normativa anti coronavirus con sanzioni di 400 euro ciascuno. 

Video | Musica e alcol: il rave anti covid in Darsena

I ragazzi, però, non avrebbero preso parte alle scazzottate che si sono verificate in piazza. Sulle risse sono ancora al lavoro gli stessi investigatori della Digos, che attraverso i filmati diffusi sui social stanno cercando di identificare i partecipanti alla festa. 

Secondo quanto ricostruito, i 12 si sarebbero presentati in piazza per un presidio di solidarietà a Dimitris Koufontinas, il 63enne considerato un terrorista dallo stato greco perché leader del movimento "17 novembre" e da quasi due mesi in sciopero della fame per protestare contro il carcere duro. Gli anarchici meneghini avrebbero esposto uno striscione per lui e distribuito alcuni volantini, ma non è chiaro se abbiano avuto una responsabilità organizzativa diretta su quella che si è poi trasformata in una vera e propria festa a cielo aperto. 

Un party che, inevitabilmente, ha acceso la polemica politica. Nel mirino sono finiti il sindaco Beppe Sala e l'assessore alla sicurezza, e vicesindaco, Anna Scavuzzo, che sono stati accusati della mancanza dei controlli. L'opposizione, da più parte, ha chiesto che qualcuno paghi, ma dal canto loro il primo cittadino e la vice si sono difesi spiegando di aver messo in campo tutte le forze dell'ordine possibili e sottolineando che un intervento "muscolare" a party ormai cominciato non sarebbe stato possibile per motivi di ordine pubblico. 

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