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Sabato, 30 Settembre 2023
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Polemiche per il rave in Darsena durante il coprifuoco: «Deve cadere qualche testa»

Il centrodestra contro la giunta: «Perché non c'erano forze dell'ordine?». Intanto domenica gli ingressi contingentati in Darsena e Navigli hanno funzionato

Esplode la polemica politica dopo il rave in Darsena di sabato sera, con tanto di musica e dj in console, a cui è perfino seguita una rissa che ha provocato l'intervento dei carabinieri. Un centinaio di persone ha voluto "sfogarsi" nel penultimo giorno di zona gialla in Lombardia, violando quello che era possibile violare. Durante il party improvvisato, almeno quattro prescrizioni sono "saltate": il divieto di consumo di alcol all'aperto, l'orario del coprifuoco, i distanziamenti e le mascherine. 

Le forze dell'ordine si sono presentate verso le 23 all'accenno di rissa tra una ventina di persone, ben oltre l'orario in cui (in teoria) tutti dovrebbero stare a casa loro. Il giorno dopo, il sindaco Beppe Sala si è sfogato: «Ieri sera tra Navigli e Darsena c'erano migliaia di persone. Le forze dell'ordine, tra quelle coordinate dalla questura e quelle del comune, erano 200 unità (il numero l'ho ricevuto dal prefetto). Piaccia o no, di più non si poteva metterne, perché la città è grande. Sarebbe stato meglio chiudere nel pomeriggio la Darsena? Ma chi stava in giro sarebbe stato a casa o sarebbe andato da qualche altra parte?».

Nella stessa giornata di domenica, tuttavia, le forze dell'ordine hanno reso "a numero chiuso" i Navigli, con tanto di transenne per regolare gli ingressi e le uscite, e per quaranta minuti hanno letteralmente chiuso la Darsena perché la folla era troppa. Sempre in Darsena, domenica sono stati chiusi gli ingressi laterali per tutto il pomeriggio, consentendo di entrare solo da piazza XXIV Maggio e di uscire da piazzale Cantore. A senso unico, insomma. Con al massimo cento persone "dentro". E poiché domenica la cosa ha funzionato, molti si chiedono se non si poteva fare anche sabato, dove peraltro qualcuno è riuscito a portare alcolici, casse e console da dj senza, evidentemente, essere notato.

«Questa volta deve cadere qualche testa»

Inevitabile la polemica politica. «Sala, dodici ore prima, ha registrato un video per chiedere più controlli sulla Darsena. E dov’erano questi controlli? A chi li chiedeva? È ancora lui il primo cittadino, nonché la prima autorità della salute dei milanesi? Se la Scavuzzo, con delega alla Polizia Locale, non ha mandato ordine di intervenire, deve essere immediatamente rimossa dall'incarico. Se l'ordine di servizio è stato mandato e il comandante Ciacci non ha impiegato sul posto un equo contingente di vigili per chiudere la Darsena, deve essere immediatamente sostituito. Il Prefetto è stato avvisato del pericolo assembramenti dal sindaco oppure Sala si è limitato a fare il suo video da influencer e basta? Il Questore era stato informato? Il ministro Lamorgese deve prendere seri provvedimenti e commissariare il Comune di Milano per manifesta incapacità. Questa volta qualche testa dovrà cadere per forza», ha commentato Alessandro De Chirico di Forza Italia.

«Il rave party che ha portato all’assembramento vergognoso in Darsena è partito dai centri sociali milanesi che sono arrivati sui Navigli con megafoni, alcolici e casse per la musica. Un rave organizzato, quindi, nello spregio totale delle regole anti contagio, a pochi passi dal centro sociale di via Gola già noto per le azioni violente nei confronti della polizia. Ora Sala venga in consiglio e chiarisca il ruolo avuto dai centri sociali nello scempio in Darsena», ha aggiunto Riccardo De Corato di Fdi, già vicesindaco del capoluogo lombardo. 

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