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Ricchi premi ai dirigenti degli ospedali per smantellare i reparti Covid. Gallera: «Lo rivendico»

L'assessore difende i premi per riportare le attività ambulatoriali negli ospedali (ma c'era bisogno di un incentivo economico?)

Lo sapevano tutti: la seconda ondata di contagi da Covid sarebbe arrivata. Quasi nessun italiano dava troppa fiducia a chi, in estate, asseriva che il virus era «clinicamente morto». Puntualmente, la seconda ondata è arrivata. E molte Regioni italiane, tra cui la Lombardia, si sono trovate con meno posti letto di terapia intensiva negli ospedali rispetto al programma-obiettivi prefissato. 

Se da un lato il presidente del consiglio Giuseppe Conte, in tv, illustrando il Dpcm del 18 ottobre, ha azzardato che i posti fossero "raddoppiati", cioè aumentati del 100%, mentre invece erano aumentati solo del 25%, occhi puntati sul caso Lombardia, visto che ancora una volta si tratta del territorio in cui il contagio viaggia più velocemente, tanto da richiedere un coprifuoco notturno che scatterà alle 23 del 22 ottobre e si protrarrà fino a novembre inoltrato.

L'obiettivo minimo di terapie intensive era per la Lombardia quello di 1.446 posti letto; una settimana fa ce n'erano 983. Perché? La spiegazione suggerita dagli economisti Tito Boeri e Roberto Perotti su Repubblica risiede nei ricchi premi promessi ad un certo punto ai dirigenti ospedalieri per incentivarli a recuperare almeno il 95% delle prestazioni ambulatoriali del 2019. Vi era ad un certo punto la necessità di "sbloccare" gli ospedali, che per mesi erano stati concentrati sul Covid, ricominciando l'attività "normale", ordinaria, visto anche che s'erano accumulate le liste d'attesa.

Ma questo è stato fatto "smantellando" i reparti Covid e per di più con incentivi economici sostanziosi. Il raggiungimento dell'obiettivo di cui sopra avrebbe infatti valso il 25% della valutazione del dirigente ospedaliero in funzione di un "premio di produzione" fino a un quarto del trattamento economico usuale. Ogni 100 mila euro, un quarto significa 25 mila euro in più. Conclusione, i dirigenti ospedalieri sarebbero stati economicamente incentivati per smantellare i reparti Covid.

Gallera: «Rivendico la scelta, dovevamo riportare gli ospedali alla normale attività»

Non ci sta l'assessore al welfare Giulio Gallera, che rivendica l'operazione: e, sempre a Repubblica, spiega che durante il lockdown erano state messe in "stand by", in Lombardia, «milioni di prestazioni», con un calo del 30% delle prestazioni ambulatoriali e del 19% dei ricoveri. L'assessore nega che sia stato "smantellato" qualcosa, affermando che «quei posti in poche ore possono tornare da non Covid a Covid».

E, in prospettiva, Gallera si dice tranquillo: «Non siamo al blocco totale» delle attività ospedaliere ordinarie «come in primavera», afferma ricordando che, a giugno, è stato approvato un piano per raddoppiare le terapie intensive in modo strutturale, «evitando di trasformare i letti non Covid in Covid bloccando l'ordinario», ma il piano è ancora in attesa dell'ok del commissario Arcuri. Intanto riaprirà l'ospedale Covid in Fiera.

Resta da chiedersi che bisogno ci sia di "incentivare" un manager per fare il suo lavoro, cioè riportare le prestazioni ambulatoriali negli ospedali.  

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