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Un terzo di ricoverati ha il covid ma è in ospedale per altri motivi

La Lombardia preme per la differenziazione tra chi ha bisogno del ricovero per il covid e chi è trovato positivo 'per caso'. Il tema della pressione sui nosocomi e quello del passaggio tra zone di colore diverso

A partire dal 14 gennaio la Lombardia separa, nei conteggi, i ricoverati in ospedale per covid da quelli che si trovano in nosocomio per altre ragioni e, in più, sono stati trovati positivi al tampone di controllo che, da inizio pandemia, viene effettuato a tutti i ricoverati. Il dato non è destinato a generare clamorose variazioni sui numeri dei cosiddetti 'bollettini' diffusi ogni giorno dal ministero e dalla regione, ma è utile per una fotografia più precisa della realtà ospedaliera. 

La Lombardia ci tiene parecchio anche perché il tasso di ricovero (rispetto ai posti letto complessivi) è uno dei parametri per stabilire il colore della regione. Il 24 gennaio mezza Italia, Lombardia compresa, sembra destinata alla zona arancione. Con le nuove regole non cambierebbe nulla per i vaccinati, che sono la stragrande maggioranza della popolazione, ma si tornerebbe al divieto di spostamento tra comuni (se non in caso di necessità) per i non vaccinati. Se, dal conteggio dei ricoverati per covid, si escludessero i ricoverati positivi al covid ma in realtà in ospedale per altri motivi, il passaggio ad una zona 'peggiore' si allontanerebbe.

E' per questo motivo che il governatore Attilio Fontana - insieme alla sua vice, Letizia Moratti - ha chiesto al comitato tecnico scientifico e al ministero della salute di considerare questa differenza. La risposta per ora è assai tiepida: non è detto che se ne parli a breve. C'è però anche un'altra ragione, meramente organizzativa, e riguarda la 'tenuta' del sistema salute. Non è un mistero che, in Lombardia, diverse operazioni non urgenti siano rimandate a tempi di minor pressione. La differenziazione consentirebbe di non differenziare più tra covid e non covid, ma tra chi è in ospedale a causa del covid e chi (pur avendo anche il covid) ha necessità di un ricovero per altri motivi. 

I ricoverati per altre patologie che hanno anche il covid

Ma quanti sono dunque i ricoverati per covid (quindi per pomonite e insufficienza respiratoria dovute al virus) rispetto ai ricoverati che hanno anche il covid? La stima per ora parla, in Lombardia, di un dieci per cento di ricoverati in terapia intensiva a cui è stata riscontrata la positività, ma che in realtà si trovano lì per altre patologie. La percentuale sale al trenta per cento abbondante per cui è invece nei reparti ordinari di ricovero. Tradotto in numeri, e prendendo quelli del 'bollettino' diffuso domenica 16 gennaio (su dati del 15), significa una trentina scarsa di ricoverati in intensiva (su 268) e di più di un migliaio (su 3.566) nei reparti ordinari.

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