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Giovedì, 28 Marzo 2024
Coronavirus

Regione rimborsa il costo del tampone per covid solo se si è positivi, il Pd: "Inaccettabile"

Roggiani (Pd): "Le giravolte di Regione Lombardia sono infinite e fotografano la confusione"

"Fontana e Gallera perseverano nel non comprendere l’importanza di mappare il contagio e usare test e tamponi come screening. E, mentre altre regioni si stanno attrezzando in questo senso, la Lombardia, da regione più colpita, resta indietro". Così in una nota la segretaria metropolitana del PD Milano Silvia Roggiani.

"Tutto questo non è accettabile, perché - prosegue la nota del Partito Democratico - come al solito sono sempre i cittadini a pagare le conseguenze di scelte folli e sbagliate, e addirittura ora si arriva a ‘punire’ chi è guarito".

"Le giravolte di Regione Lombardia sono infinite e fotografano in pieno lo stato di confusione totale in cui versano Fontana e Gallera. Su test sierologici e tamponi - ha proseguito in una nota - abbiamo assistito a molteplici ripensamenti, da ‘patenti di immunità’ al ‘sono inutili’. L’ultima – ha detto Roggiani – è di lunedì: la Giunta lombarda nel recepire la direttiva dell’Istituto Superiore di Sanità ha stabilito che se effettui il test sierologico in regime privato e questo dà un esito positivo, Regione ti rimborserà il costo del tampone, ma solo in caso che quest’ultimo sia positivo”.

Il Pd presenta una mozione in Regione

Il gruppo regionale del Pd ha presentato martedì mattina in Aula una mozione urgente per impegnare la Regione a cambiare strategia su test e tamponi, facendosi direttamente carico della sorveglianza sanitaria. Nel dettaglio, il Pd chiede che la Regione esegua a proprio carico, nell’ambito del servizio sanitario regionale, i tamponi molecolari di controllo a chi ha un test sierologico positivo agli anticorpi e la sorveglianza attiva e il tracciamento dei contatti delle persone risultate contagiate dal virus.

Il Pd chiede anche di definire una tariffa standard per l’esecuzione dei test sierologici da parte dei laboratori privati e l’identificazione precisa dei laboratori e tipi di test autorizzati, come hanno fatto già altre Regioni (test rapido su sangue capillare e test mediante prelievo). E chiede che la Regione predisponga un piano regionale pubblico per l’accesso ai test, che veda le Ats come interlocutore delle aziende e che preveda come priorità lo screening pubblico sulla popolazione delle aree più colpite.

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