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Coronavirus

Si può di nuovo far visita ai parenti ricoverati in ospedale

L'annuncio della vicepresidente lombarda, Letizia Moratti dopo la sospensione legata al covid

A partire dal 10 marzo a Milano e in Lombardia è di nuovo possibile tornare a fare visita ai propri parenti ricoverati in ospedale. Lo ha annunciato la vicepresidente e assessora al Welfare della Lombardia, Letizia Moratti, specificando come le visite, in alcuni casi già consentite, saranno aperte per almeno 45 minuti al giorno.

La Regione - si legge in una nota di Palazzo Lombardia - per garantire l'accesso ai familiari in sicurezza, ha aggiornato le procedure mantenendo sempre alte le misure di prevenzione e protezione. L'accesso dei pazienti nelle strutture sanitarie è libero. Mentre per gli accessi in pronto soccorso e il ricovero ordinario ospedaliero programmato servirà un test antigenico al momento dell'accesso, effettuato gratuitamente dalle strutture. 

La delibera proposta da Moratti e approvata in giunta regionale giovedì prevede lo screening per il personale sanitario, previsto per chi è a contatto con soggetti immunodepressi (ogni 15 giorni). Per il resto del personale su programmazione del medico competente aziendale.

L'accesso degli accompagnatori (o visitatori) negli ospedali e strutture socio-sanitarie (Rsa) è consentito alle persone che hanno effettuato la terza dose di vaccino (in base a quanto regolato dall'articolo 7 delle legge 18 febbraio 2022).  Inoltre, possono accedere alle strutture anche coloro che hanno fatto due dosi o con avvenuta guarigione, purché sia eseguito un test covid con esito negativo nelle 48 ore precedenti.  Sono garantiti almeno 45 minuti giornalieri ad ogni familiare o visitatore. 

"Oggi è una giornata importante - le parole di Moratti - poiché si è tornati a consentire di incontrare i propri cari in ospedale. L'emergenza ci aveva costretto a interrompere o limitare di molto le visite. Riaperture che però dobbiamo fare in sicurezza. Ecco il senso della delibera di oggi. Un ritorno graduale alla normalità e al contatto umano verso chi è ricoverato in ospedale o in Rsa". 

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