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Coronavirus Sesto San Giovanni

Sesto: la rianimazione diventa covid, ma il personale non basta (dopo i trasferimenti)

Sanitari dell'ospedale di Sesto sul piede di guerra: la terapia intensiva diventa covid, ma senza altro personale. E nei giorni scorsi 3 anestesisti sono stati mandati a Cinisello

Nuove sfide, nuovi impegni, nuove paure. Ma stesse presenze di sempre, anzi meno. Sanitari sull'orlo di una crisi di nervi all'ospedale di Sesto San Giovanni, finito in queste ultime settimane al centro di un piano di riorganizzazione studiato per cercare di fronteggiare la nuova ondata dell'epidemia di coronavirus. 

Un piano richiesto dalla regione e necessario secondo i vertici della Asst Nord Milano - che "guida" i presidi di Sesto e Cinisello -, ma che secondo chi in quegli ospedali è chiamato a lavorare ha finito per impoverire, e non di poco, il personale umano a disposizione.

La storia della riorganizzazione a Sesto

La "rimodulazione" dell'ospedale di Sesto è stata lunga e travagliata. La prima idea era stata chiudere il pronto soccorso e il punto nascita per poi spostare i medici verso il Bassini e Niguarda, con l'ospedale in Fiera sullo sfondo. La levata di scudi politica - il sindaco di Sesto è Roberto Di Stefano, leghista come il governatore lombardo Attilio Fontana - ha però evitato la serrata dei due "reparti", con tanto di interrogazione al Pirellone presentata da numerosissimi esponenti della maggioranza, che in sostanza hanno chiesto ai propri colleghi "diretti" di dire la verità.

Alla fine la quadratura del cerchio è stata trovata giovedì scorso: 3 anestesisti rianimatori - sugli 11 totali - sono stati trasferiti al Bassini di Cinisello, che il lunedì successivo ha attivato, su richiesta del Pirellone, altri sei posti letto di terapia intensiva dedicati ai pazienti covid.

In sostanza, i servizi al presidio di Sesto sono stati salvati ma "svuotati", con 8 anastesisti che si trovano adesso a coprire le 24 ore della giornata dovendo badare anche a punto nascita e pronto soccorso, rimasti aperti. Il primo taglio è ricaduto sulla doppia guardia notturna, con un solo medico rianimatore e vigilare per tutto il turno di notte, dalle 20 alle 8. 

La rianimazione trasformata in covid

Ma nelle ultime ore la situazione, se possibile, si è aggravata. La scorsa notte, infatti, tre pazienti che si trovavano nel reparto covid ordinario sono stati intubati e trasferiti in rianimazione, tanto che a quel punto la direzione avrebbe deciso di trasferire gli altri due pazienti già presenti - non positivi - per trasformare la rianimazione in un reparto esclusivamente dedicato ai contagiati che hanno bisogno di assistenza massima. 

In pratica la rianimazione di Sesto è diventata una rianimazione covid - con 4 posti -, al pari di quella di Cinisello, l'ospedale verso cui pochi giorni prima erano stati trasferiti tre medici. E come in ogni coperta corta, un lato resta scoperto. 

Nel presidio di Sesto, infatti, adesso c'è una "importante" carenza di organico, perché la trasformazione della terapia intensiva non è stata accompagnata dall'aumento del numero di medici e infermieri. Ma avere una rianimazione covid significa per i dottori dover indossare tutte le protezioni necessarie per passare dalla zona "pulita" a quella "sporca": operazioni che richiedono diversi minuti e che possono influire, pericolosamente, sul tempo di risposta del personale. 

Ma il personale è ridotto all'osso

Otto anestesisti - da distribuire per 24 ore su 7 giorni - si troveranno quindi a gestire una sala operatoria, una sala parto, il pronto soccorso, il reparto covid "normale" - con una quarantina di pazienti - e proprio la terapia intensiva. E di notte continuerà ad esserci un solo rianimatore. 

Le organizzazioni sindacali che rappresentano i lavoratori hanno per questo deciso di far arrivare una comunicazione alla direzione sanitaria per far sapere loro che considerano "non rassicurante" la scelta di mantenere un solo anestesista in servizio di notte e soprattutto che la decisione di inviare 3 colleghi a Cinisello si sta rivelando "non funzionale". 

Per questo, perché "il personale è provato da 9 mesi di battaglia", i camici bianchi hanno chiesto che il personale venga immediatamente adeguato, anche in virtù della nuova terapia intensiva covid. Ma trovare medici e infermieri non sarà facile. 

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