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Coronavirus

Cosa dicono gli esperti di Milano sulla terza dose

Il loro parere sulla necessità di somministrarla o meno

Terza dose del vaccino sì o no? Questa la domanda che gli esperti, e non solo, si stanno ponendo mentre la campagna vaccinale, con le prime e seconde somministrazioni, continua a procederre, anche nel tentativo di contrastare l'avanzata della variante Delta. Sul tema si pronunciano anche il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano, Silvio Garattini, farmacologo e fondatore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano e Massimo Clementi, direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell'ospedale San Raffaele di Milano e docente all'università Vita-Salute. Ecco il loro parere.

Sulla possibilità di dover sottoporsi all'inoculazione di una terza dose del vaccino anti covid, secondo l'Agenzia europea del farmaco (Ema) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), "al momento - come si legge in una nota - è troppo presto per confermare se e quando sarà necessaria", poiché "non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne di vaccinazione e dagli studi in corso per capire quanto durerà la protezione dai vaccini, considerando anche la diffusione di varianti". "Qualsiasi nuova prova che si renderà disponibile su questo argomento sarà rapidamente esaminata - affermano Ema e Ecdc -. I dati sull'efficacia che arrivano dagli studi 'real life' dall'Europa e da altre parti del mondo sono di particolare interesse per integrare i dati degli studi clinici che indagano sulle dosi di richiamo". Nel frattempo le case farmaceutiche produttrici dei sieri sono al lavoro per esaminare gli effetti del richiamo con una terza dose del vaccino. 

Il parere degli esperti

Il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell'Università Statale di Milano, vede "la necessità di una terza dose di vaccino" anti covid "per pazienti immunodepressi e nelle Rsa" anche se le tempestiche sarebbero ancora tutte da stabilire. "Bisogna valutarne l'opportunità sui più fragili - chiarisce il professore all'Adnkronos Salute - e su quelli che nelle Rsa sono stati vaccinati proprio all'inizio, nei primi giorni". Per quanto riguarda il personale medico, a contatto anche con pazienti colpiti dalle varianti, per Pregliasco "non c'è ancora certezza della necessità di un richiamo", ma non c'è motivo di avere timore. "Io credo - chiosa il virologo - che la validità del vaccino sia superiore e non è la quantità di anticorpi che determina in modo standardizzato e oggettivo l'immunità".

Per il farmacologo Silvio Garattini, fondatore dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, "non c'è nessuna base scientifica per parlare di una terza dose di vaccino anti Covid. È l'industria che ne parla. Ma per pensare a una strategia del genere ci vuole uno studio clinico controllato che, al momento, non è stato pubblicato. Non sappiamo quale può essere l'efficacia, né la tossicità. E poi ci vuole l'approvazione da parte dell'Ema per il cambiamento di posologia. Non si può fare ciò che si vuole. Ci sono regole precise a salvaguardia di tutti. Ci sono diversi elementi da valutare - prosegue Garattini -. Ad esempio quanto dura l'efficacia della vaccinazione completata, valutare le varianti in circolazione. Il problema è molto complesso e una terza dose non risolve tutto. Ad oggi nulla ci dice che sia davvero utile. Potrebbe esserlo, ma per capirlo servono le sperimentazioni. All'industria farebbe comodo, certamente. Cinquanta milioni di persone da vaccinare sono un bel po' di soldi".

"Non sappiamo se sarà necessaria una terza dose di vaccino anti covid - conclude il farmacologo -. Al momento non ci sono elementi per affermarlo, ma questa possibilità dovrebbe essere un incentivo per l'Italia ad essere autonoma nel produrre il vaccino. Non possiamo dipendere dall'industria che preme per la terza dose e poi magari non ce le dà o ce le dà con ritardo, come è già accaduto, purtroppo, nella prima fase della campagna vaccinale".

"È ancora presto per dire se servirà la terza dose di vaccino anti Covid - osserva Massimo Clementi, direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell'ospedale San Raffaele di Milano e docente all'università Vita-Salute -. Al momento io direi che la cosa più importante è completare il programma di vaccinazione che ci siamo dati, ed è lì che dobbiamo concentrarci. C'è da vaccinare una bella fetta di popolazione italiana e non parliamo di quella mondiale, visto che alcuni Paesi hanno pochissimi vaccinati. Vedremo poi cosa accadrà in autunno. Quanto sarà diffuso allora il virus, se cambierà, come sarà l'epidemiologia dell'infezione. Occorrerà considerare tutte queste cose. Ed è ancora presto per poterlo dire. Certo per le ditte farmaceutiche potersi avvantaggiare nel tempo sapendo cosa dovranno fare è meglio, ma in questo momento, ripeto, è presto per parlare di terza dose".

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