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Il coronavirus ha ucciso 4mila persone a Milano nella prima ondata: in 120 senza nessuna patologia

I dataset sono stati pubblicati dall'associazione Luca Coscioni che li ha ricevuti tramite una fonte anonima

Il coronavirus ha ucciso (almeno) 4mila persone nella città metropolitana di Milano durante la prima ondata. È quello che trapela dai dati pubblicati nel pomeriggio di giovedì 3 dicembre dall'associazione Luca Coscioni, dataset reso noto da una fonte attraverso una piattaforma ad hoc. E tra le vittime, nei numeri rielaborati da MilanoToday, ci sono anche 121 persone che erano completamente sane, senza alcuna patologia pregressa; oltre a 11 che avevano meno di quarant'anni.

Morti covid durante la prima ondata: chi sono

Secondo il dataset dell'associazione Luca Coscioni tra il 21 febbraio e il 9 giugno il virus ha ucciso in prevalenza uomini: 54,4% contro il 45,6%; 2.195 contro 1.843.

La fascia di età più colpita è stata quella degli ultra 70enni: l'85,6% delle vittime della prima ondata della Città Metropolitana di Milano, infatti, aveva una età superiore ai 71 anni. Tra gli 80 e i 90 la differenza di genere è ininfluente. Sopra i 90 sono più colpite le donne, ma probabilmente perché hanno un età media più alta.

Decessi per fascia di età

Fascia di età 0-40 41-50 51-60 61-70 71-80 81-90 Over 91
Percentuale 0,27% 1,29% 3,19% 9,68% 26,10% 42,20% 17,26%
Numero assoluto 11 52 129 391 1.054 1.704 697

La maggior parte delle persone stroncate dal coronavirus aveva almeno una patologia pregressa (sono 3.906, il 96,7% del totale), ma il dato che fa riflettere è un altro: il coronavirus ha ucciso 132 persone che erano sane. Un altro dato che salta all'occhio è l'assenza di dettagli: per 614 persone (15,21% del totale) mancano i dati e non è chiaro se avessero o meno altre malattie.

Nessuna patologia Una patologia Due patologie Tre patologie Quattro patologie Nessuna informazione
Percentuale 3,27% 40,61% 30,31% 9,53% 1,06% 15,21%
Numero assoluto 132 1.640 1.224 385 43 614

I dati dell'associazione Luca Coscioni

I dati dell'associazione Luca Coscioni sono stati raccolti attraverso un caricamento anonimo sulla piattaforma di Covidleaks. Ovviamente non si conosce chi ha effettuato l'upload ma chi li ha diffusi ha fatto sapere che sono state allegate "comunicazioni interne e alle autorità sanitarie" che possono comprovarne l'ufficialità.

I file, comunque, non sono uguali agli originali ma hanno subito una modifica, più nel dettaglio sono stati eliminati i riferimenti che avrebbero potuto far risalire all'identità della fonte.

"Sono passate quasi quattro settimane da quando il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato la decisione del governo di condividere i dati con la comunità scientifica. È da nove mesi che gli scienziati italiani lo chiedono a gran voce per poter condurre analisi indipendenti, ad esempio per cercare correlazioni incrociando alcune caratteristiche (come età, sesso, residenza, comorbilità) delle persone con altri fattori demografici e ambientali — ha dichiarato Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni —. Noi continueremo la nostra azione con la piattaforma Covidleaks.it a ricevere e pubblicare segnalazioni, ma è evidente che per avere dati disaggregati e in formato aperto su scala nazionale e consentire agli scienziati di effettuare sistematicamente ricerche indipendenti servirebbero i dati aggiornati in tempo reale e certificati dalle Agenzie di Tutela della Salute, dalle Regioni, dall'Istituto Superiore di Sanità e dal Governo. Solo così gli scienziati potrebbero avere quelle garanzie di integrità, accuratezza e tempestività che le segnalazioni anonime non possono adeguatamente fornire".

I decessi potrebbero essere molti di più

I decessi da coronavirus, tuttavia, potrebbero essere molti di più rispetto a quelli riportati nei bollettini. Il condizionale è d'obbligo, ma i dati comunicati dalla protezione civile (e quelli dell'associazione Luca Coscioni pare siano di quella stessa famiglia) non hanno cristallizzato in toto quanto accaduto durante la prima ondata. Lo si capisce mettendo a confronto i dataset ufficiali con le cifre registrate dall'Istat negli scorsi mesi.

Sostanzialmente il numero dei decessi in Lombardia cambia di poche centinaia di unità di anno in anno e, confrontando il numero dei morti registrati dalle anagrafi tra 1-28 marzo del 2019 con lo stesso periodo del 2020, si nota che si è verificata una impennata pari al 172,2%: i decessi sono passati da 4.743 a 12.909. Il numero di morti ufficiali da coronavirus, tuttavia, è "solo" a 5.912. È probabile che il delta dei decessi sia stato causato dal covid, tuttavia non c'è alcuna prova.

Non solo. "L'anomalia" non si è registrata solo a livello regionale ma anche livello "locale" e più precisamente nel comune di Milano. Tra il 15 e il 21 marzo 2020 a Milano gli impiegati dell'anagrafe hanno registrato 554 decessi. Un aumento del 112,3% rispetto alla media del periodo 2016-2019. Lo dicono i dati dell'Istat.

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