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Coronavirus

La Lombardia vuole i vaccini covid che le altre regioni rifiutano

Fontana: "Se avanzano dosi rifiutate, noi saremmo pronti a riceverle"

La Lombardia vuole correre. Costi quel che costi. A certificare la smania di accelerare sul fronte vaccini anti covid, dopo i ritardi iniziali, è stata una frase neanche tanto sibillina pronunciata dal governatore Attilio Fontana nelle scorse ore. 

In visita all'hub vaccinale massivo allestito al Brixia Forum di Brescia, il governatore ha lanciato una proposta. "Se dovessero avanzare dosi rifiutate da utenti di altre regioni - ha detto il presidente lombardo -, noi saremmo pronti a riceverle per accelerare la campagna". Il riferimento è chiaramente al siero AstraZeneca, che in alcune regioni non viene particolarmente gradito dai cittadini, come certificato ad esempio dal governatore della Sicilia, Nello Musumeci, che ha parlato di punte dell'80% di rifiuti. 

La decisione sui richiami Pfizer e Moderna

Intanto in Lombardia la campagna vaccinale procede spedita - con una media di iniezioni giornaliere vicina alle 100mila dosi - e da lunedì 10 maggio saranno aperte anche le prenotazioni per la fascia d'età 50/59 anni. 

In più la regione, dopo l'ok del Cts, ha deciso di cambiare strategia - e di conseguenza calendari -, spostando il richiamo di Pfizer e Moderna a 35 o 42 giorni e non più a 21. 

"Più persone vaccinate prima con allungamento intervallo tra 1° e 2° dose Pfizer e Moderna. In Lombardia per chi ha già l’appuntamento per la 2° dose non cambia nulla. Solo a partire da domani 7 maggio, gli appuntamenti per la 2° dose saranno fissati a 35-42 gg e non più a 21", ha spiegato la vicepresidente lombarda e assessore al welfare, Letizia Moratti, su Twitter.

Quindi, per chi ha già ricevuto la prima dose e ha già l'appuntamento per la seconda resta tutto com'è. Per chi invece si vaccinerà dal 7 maggio, la seconda inoculazione sarà rinviata alla quinta o sesta settimana. L'obiettivo - con un piano tra l'altro già ipotizzato in passato dalla stessa Moratti - è vaccinare in meno tempo quanta più gente possibile con almeno una dose, che sembra comunque garantire una buona copertura contro le forme più gravi del covid. 

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