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Coronavirus

I medici di famiglia vogliono partecipare più attivamente nella campagna vaccini covid

"Se è il medico di famiglia a vaccinare il problema dei rifiuti di alcuni vaccini è meno significativo"

I medici di famiglia vogliono partecipare attivamente alla campagna di vaccinazione. Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) anticipa la lettera inviata da loro al commissario per l’emergenza covid Francesco Paolo Figliuolo per denunciare la situazione e chiedere un deciso cambio di passo.

I vaccini non arrivano ai medici di famiglia

"È chiaro che siamo considerati ormai terza fila. Nella lettera chiediamo a Figliuolo chiarezza sia sulla distribuzione dei vaccini ai nostri ambulatori, fino ad oggi arrivati con il contagocce, sia sull'organizzazione. Oggi i vaccini non ci arrivano, non possiamo programmare, non riusciamo a dare risposte agli assistiti sui tempi", ha detto Scotti all’Adnkronos, chiedendo chiarezza "rispetto all’organizzazione e ai target vaccinale di cui dobbiamo occuparci".

La richiesta, ha spiegato Scotti, è per una comunicazione "in maniera ufficiale" sul fatto se siano o meno "previsti interventi da parte del commissario sui punti critici", ad esempio "la certezza dell’approvigionamento dei vaccini".  "Un esempio? Venerdì ho 18 pazienti da vaccinare in seconda dose e, ad oggi, non ho nessuna notizia rispetto alle dosi che mi saranno consegnate. Questo non è un modo di rispettare i pazienti e il lavoro degli altri. Serve che i vaccini a noi destinati vengano, dalla struttura commissariale, inviati direttamente a noi, senza passare dalle Asl", ha spiegato il segretario della Fimmg. 

Nella lettera a Figliuolo, Scotti ricorderà come nel protocollo firmato a febbraio si indicava che, in caso di problemi delle Regioni nel coinvolgimento dei medici di famiglia, sarebbe subentrato il commissario, in termini di logistica e attivazione: "Il protocollo prevedeva tutto questo in base alle segnalazioni delle Regioni. Appare evidente che queste segnalazioni non vengono fatte, nonostante i problemi evidenti in tutta Italia".

"Noi, però - ha ribadito il segretario Fimmg - non ci stiamo più ad essere dipinti come fannulloni o quelli che devono fare solo un lavoro burocratico, come firmare i Green Pass. Sembra assurdo che solo 7 mesi fa noi vaccinavamo contro l'influenza e ora non possiamo vaccinare contro il covid. Tra l'altro i pazienti chiedono di essere vaccinati da noi, perché li conosciamo, sappiamo se hanno patologie, possono sempre raggiungerci per dubbi prima e dopo il vaccino, e si sentono rassicurati".

"Chi si vaccina dal medico di famiglia supera le esitazioni"

Tra l’altro, ha aggiunto Scotti, "se è il medico di famiglia a vaccinare contro il covid il problema dei rifiuti di alcuni vaccini è meno significativo. Il rapporto fiduciario supera anche l'esitazione vaccinale. Dalle nostre osservazioni emerge che il paziente, mediamente, anche se arriva con dubbi su AstraZeneca, legati alle notizie apprese dai media, si affida al suo medico e si convince a immunizzarsi".

Anche per questo, quindi, "è stato un errore non puntare, nella pratica, sui medici di famiglia per la vaccinazione anti-covid, lasciando loro, al momento, un ruolo residuale". Anche l'effetto nocebo, ovvero quel fenomeno che produce un evento avverso non dovuto alla terapia ma alle aspettative negative del paziente, "si riduce o si annulla - ha concluso Scotti - perché, grazie alla fiducia nel proprio medico, la persona vaccinata ha meno ansia di temuti effetti del vaccino e non amplifica le sensazioni rispetto alle piccole reattività che possono essere alla base dell'effetto nocebo".

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