rotate-mobile
Zona rossa a Bergamo

Inchiesta covid, è lite 'a distanza' sulla zona rossa ad Alzano e Nembro

Fontana disse ai pm di averla chiesta, ma l'allora capo di Confindustria Lombardia lo smentisce: "La Regione era d'accordo con me nel non volerla per salvare le imprese"

La mancata zona rossa in Val Seriana nei primi giorni di emergenza covid continua a essere argomento di scontro. Questa volta a distanza, attraverso le carte dell'inchiesta aperta a Bergamo che vede, tra gli indagati, anche il presidente della Lombardia Attilio Fontana, l'ex presidente del consiglio Giuseppe Conte, l'ex ministro della sanità Roberto Speranza e l'ex assessore regionale al welfare Giulio Gallera.

L'unica vera certezza della storia è che la zona rossa non venne decretata, lasciando Alzano Lombardo, Nembro e gli altri comuni della zona in balìa della pandemia dilagate. Di chi fu la responsabilità, e se vi sia una responsabilità giuridica oltre che 'morale', è tema di dibattito ormai da anni, e certamente non finirà qui. Anche perché i verbali mostrano posizioni contrastanti, talvolta incompatibili tra loro. Fontana, per esempio, dichiarò ai giudici che lui, la zona rossa, l'aveva chiesta, perché "a Codogno aveva funzionato", ma un imprenditore lo smentì sostenendo che si trovarono d'accordo sull'inopportunità di chiederla o applicarla.

Partiamo allora dal governatore. "Noi - disse ai pm il 29 maggio 2020 - credevamo nella realizzazione della zona rossa". Per poi aggiungere che, l'8 marzo, il ministro dell'interno Luciana Lamorgese aveva emanato una direttiva per specificare che la competenza in merito sarebbe stata esclusivamente statale. Qui i temi si dividono, perché da un lato i pm hanno anche la deposizione di Lamorgese, secondo cui la "direttiva non parla mai di 'zone rosse' o di loro istituzione, ma solo di aspetti relativi all'ordine e alla sicurezza pubblica, ferme restando le competenze specifiche delle Regioni". E, dall'altro lato, ci sono le dichiarazioni dell'imprenditore bresciano Marco Bonometti, ex presidente di Confindustria Lombardia, che parlò con Fontana nei drammatici giorni a cavallo tra febbraio e marzo del 2020.

Bonometti, ai pm, ammise d'aver chiesto a Fontana di non istituire una zona rossa tra Alzano Lombardo, Nembro e qualche altro Comune della Val Seriana. "La mia posizione - disse ai pm - è stata che la zona rossa non risolveva il problema, perché a mio parere andava chiusa l'intera Lombardia. Ero contrario, ho detto di salvaguardare le filiere per le aziende essenziali". E aggiunse: "Regione Lombardia era d'accordo con noi nel non istituire le zone rosse, ma nel limitare le chiusure alle sole aziende non essenziali".

Dichiarazioni, quelle in mano alla giustizia bergamasca, che non fanno ancora piena luce su quanto accadde tra Milano e Roma in quelle convulse giornate. Ce ne sono anche tante altre, tra le carte dei pm, ma, nel frattempo, un dato politico è abbastanza chiaro. Nei Comuni bergamaschi maggiormente colpiti dalla pandemia covid, con un'impennata di morti da brividi rispetto all'anno precedente, Fontana non è stato 'punito' dagli elettori. Alle elezioni regionali di febbraio 2023, infatti, ad Alzano, Nembro e Albino, il governatore uscente ha vinto con oltre il 50% dei voti. Con l'affluenza crollata a meno della metà degli aventi diritto, è vero. Ma alle elezioni politiche di settembre 2022, con l'affluenza stavolta a ben oltre il 70%, il risultato era stato lo stesso: in quei Comuni il centrodestra aveva in ogni caso vinto.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Inchiesta covid, è lite 'a distanza' sulla zona rossa ad Alzano e Nembro

MilanoToday è in caricamento