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Il lockdown ha fatto aumentare il cyberbullismo, lo stress e i disturbi del comportamento tra i giovanissimi

La ricerca del Sacco

In un mese di lockdown nel 2020 è cresciuto il cyberbullismo e ben il 30% dei minori sottoposti a isolamento e quarantena ha sviluppato i sintomi della sindrome di stress post-traumatico. A dirlo è Luca Bernardo, che guida il dipartimento di Medicina dell'infanzia e dell'età evolutiva al Fatebenefratelli-Sacco di Milano, e che ha condotto uno studio sul bullismo nel periodo di covid e post lockdown presentandolo al settantaseiesimo congresso della Società italiana di pediatria.

Secondo lo studio, il 6% dei minorenni tra i 9 e i 17 anni sono stati vittime di cyberbullismo durante il lockdown, mentre il 19% ha assistito ad almeno un episodio di violenza verbale. Un episodio su sei di bullismo in rete vede come protagonista "agente" una ragazza o una bambina. «Il cyberbullo - argomenta Bernardo - è un adolescente che pubblica foto, video, registrazioni audio, informazioni private della vittima e dei suoi familiari, diffonde maldicenze attraverso chat, sms/posta elettronica o mette in atto minacce nascondendosi dietro pseudonimi o false identità». Il 49% del cyberbullismo registrato durante il lockdown riguarda atti "tra pari", ovvero tra coetanei. Il 36% riguarda azioni nei confronti dei docenti. Il 3,6% rappresenta casi di sexting. L'1,6% casi di revenge porn. Lo 0,4% casi di adescamento.

Otto su dieci hanno modificato orari

«L'isolamento forzato - spiega Bernardo alla Dire - ha portato ad un aumento della rabbia che, spesso, si sfoga in rete e nelle ore notturne. Otto ragazzi su dieci hanno modificato i propri orari, tanto da avere disturbi del sonno e dell'alimentazione, con sbalzi di umore in particolar modo dei ragazzi maschi. Le ragazze hanno manifestato attacchi al corpo, con aumento di atti autolesivi, manifestazioni di ansia, depressione e scarsa autostima».

La quarantena e l'isolamento hanno provocato, in alcuni, anche disturbi riconducibili alla sindrome post-traumatica da stress, «una patologia - prosegue Bernardo - che influisce negativamente sulle capacità evolutive ed emotive del giovane, causando disturbi comportamentali, relazionali, affettivi, sino alla generazione di comportamenti violenti, anche in età adulta». Due studiosi, Sprang e Silman, hanno rilevato sintomi di questa sindrome nel 30% dei minori sottoposti a quarantena. Secondo Bernardo, tra i fattori che possono facilitare l'insorgere di questi sintomi vi sono le sensazioni di panico trasmesse dai genitori, soprattutto se magari si tratta di operatori socio-sanitari (colpiti da stati di ansia acuti durante la pandemia covid).

Aumento di disturbi comportamentali

Infine, durante il lockdown sono aumentati i disturbi comportamentali tra i minori tra i 6 e i 17 anni. Il risultato è frutto di una ricerca effetttuata con questionari somministrati ai genitori presso la Casa pediatrica del Fatebenefratelli-Sacco. «Le variazioni comportamentali maggiori, durante e dopo il lockdown, sono stati gli incubi, la solitudine, l'igiene del sonno, la concentrazione, il cambiamento delle abitudini, l'uso dei social», spiega Bernardo: «Cambiamenti che ci devono attivare e preoccupare del minore in fase adolescenziale, che se non seguiamo rischiamo di perdere quando avrà raggiunto la maggiore età. Solo con un approccio olistico, interventi personalizzati, modellati sul singolo caso e una concezione multifattoriale del benessere psicofisico, si può intervenire a vari livelli e garantire una maggiore accettazione di sé e delle condizioni di vita. Stiamo lasciando a questi ragazzi debiti economici nel prossimo futuro, non lasciamo loro anche problemi psico-fisici«,

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