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San Siro, referendum contro la demolizione: parte il comitato

Obiettivo 15 mila firme per chiedere ai milanesi che cosa ne pensano. Ma in realtà non è ancora detto che si arrivi alla demolizione dell'impianto

Un referendum cittadino per chiedere ai milanesi se sono d'accordo con la demolizione dello stadio Meazza. Lo propone un neonato comitato "No demolizione San Siro", presentato da vari consiglieri comunali soprattutto di Forza Italia nel pomeriggio di mercoledì 27 marzo, dopo che si erano fatte molto concrete le voci di una possibile demolizione dell'impianto. «Raccoglieremo mille firme per presentare il quesito ai garanti e poi anche le 15 mila per indire la consultazione», ha spiegato Pietro Tatarella, consigliere comunale di Forza Italia, aggiungendo che però il comitato non vuole essere di partito: «Se qualcuno della società civile vuole prenderlo in mano, come Roberto Vecchioni o Diego Abatantuono, e guidarlo, siamo disponibili a cedere la battaglia». 

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Alla base della protesta contro la demolizione, un motivo "romantico" ma anche una ragione pragmatica: il timore che la minore capienza (tipica di tutti i nuovi stadi europei) si traduca nell'indurre le famiglie a stare a casa (per i prezzi dei biglietti che diverrebbero ancora più alti e la difficoltà di reperirli) aumentando i ricavi sui diritti televisivi. «San Siro è una icona di Milano come il Duomo, la Scala e poche altre cose», ha affermato Fabrizio De Pasquale, capogruppo di Forza Italia: «E' giusto mantenere la sua sagoma e la sua struttura, mentre siamo favorevoli a realizzare qualunque riqualificazione interna ed esterna». L'intenzione è aprire un dialogo immediato con la Sovrintendenza per chiedere il vincolo monumentale al Meazza. 

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«Il centrosinistra ci racconta sempre della partecipazione», ha attaccato Marco Bestetti, presidente del Municipio 7, «ma poi si mostra addirittura indifferente su un tema di rilevanza non solo municipale, non solo comunale, ma anche nazionale e internazionale. Lo stadio è di proprietà comunale, è quindi giusto che i cittadini si esprimano sul destino di un bene di loro proprietà». A presentare il comitato anche Gabriele Luigi Abbiati (Lega), Matteo Forte (Milano Popolare) e l'azzurro Luigi Amicone. Ma pure Enrico Marcora (eletto con la lista di Beppe Sala), secondo cui «stiamo parlando di quello che leggiamo sui giornali, ma nessuno è venuto in consiglio comunale a dirci come stanno le cose. E invece il consiglio è il luogo giusto per affrontare temi del genere, che riguardano la città». E anche Basilio Rizzo (Milano in Comune), non presente mercoledì, appoggia il referendum.

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Sulla questione dello stadio è tornato anche Beppe Sala, nella mattinata di mercoledì, spiegando che Milan e Inter stanno ragionando su due aspetti: quanto costerebbe la ristrutturazione del Meazza e quanto durerebbero i lavori e con quale impatto. Parole da cui si evince che, in realtà, nulla sarebbe stato ancora deciso ai piani alti dei club. E la posizione del Comune? «Il nostro solo vincolo è che non possiamo perderci», ha affermato Sala: «Non vogliamo speculare sul nuovo stadio. Bisognerebbe trovare una formula perché sia di proprietà del Comune, per esempio con una concessione a lunghissimo termine», come per 99 anni. Le squadre quindi realizzerebbero lo stadio nuovo e poi lo cederebbero a Palazzo Marino riprendendoselo in concessione.

Demolizione stadio, l'amarcord di Pellegrini

Tra chi si è espresso sull'argomento, proprio mercoledì, c'è anche Ernesto Pellegrini, imprenditore della ristorazione ma soprattutto storico presidente dell'Inter dal 1984 al 1995, quando cedette il club a Massimo Moratti. La sua era si caratterizzò per la "squadra dei tedeschi" (Rumenigge, Brehme, Klinsmann e Matthaeus), per lo "scudetto dei record" nel 1989 (con 58 punti conquistati su 68 disponibili) e per due coppe europee vinte. 

«Frequento lo stadio da 65 anni, da quando ne avevo 13, e per me è un monumento nazionale. E' dove ho visto l'Inter migliaia di volte e ho visto anche il Milan. Credo che abbia bisogno di una ristrutturazione ma l'idea di abbatterlo mi fa soffrire un po'», ha dichiarato a margine dell'inaugurazione della Casa Sollievo Bimbi - Vidas: «Se ci fosse un referendum sulla demolizione del Meazza, il mio sarebbe un no: è così perché l'amore viene prima di tutto, la passione, l'aver visto lì le gesta di grandi campioni mi fa dire che è bello che San Siro rimanga».

Demolizione stadio, i lettori contrari

E' molto difficile trovare qualcuno che ammetta di essere favorevole alla demolizione delo stadio. Un sondaggio sulla pagina Facebook di MilanoToday, mentre scriviamo, indica in circa il 20% i lettori disposti a rinunciare al Meazza. Non è ovviamente una statistica attendibile perché manca ogni scientificità nella rilevazione e nel campionamento, ma dà l'idea dell'umore dei cittadini. Un altro esponente di Forza Italia, però, "apre" alla possibilità di ragionare sulla demolizione.

E' Alessandro De Chirico, consigliere comunale, tra l'altro residente nel quartiere di San Siro e appassionato di calcio. «Sono affezionato allo stadio e al bagaglio di ricordi contenuti, ma un buon amministratore deve essere pragmatico», afferma: «Stiamo parlando di un manufatto in cemento del 1926, non del Colosseo, è se è stato demolito Wembley può esserlo anche il nostro, se le condizioni pratiche ed economiche fossero favorevoli a questa scelta».

Ma - avverte - «queste condizioni devono essere note, e ad oggi, in assenza di un progetto e un'analisi costi-benefici, non è possibile prendere una posizione. Evidenzio però da subito che l'atteggiamento del sindaco non aiuta minimamente nella piena comprensione della vicenda».

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