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Russia e informazione in Lombardia

Guerra in ucraina, "Savoini deve dimettersi dal Corecom Lombardia"

Mozione per chiedere le dimissioni dall'organismo di vigilanza delle comunicazioni del vice presidente Savoini, di cui sono noti i legami con la Russia, paese in cui la libertà d'informazione è sempre più sotto attacco

Allontanare dal Corecom (comitato regionale per le comunicazioni della Lombardia) Gianluca Savoini, accusato di rapporti troppo stretti con il potere russo e del famoso incontro all'hotel Metropol di Mosca. Savoini infatti è tuttora vice presidente dell'organismo di vigilanza. Tornano a chiederlo, come già fatto senza successo nel 2019, le opposizioni di centrosinistra del consiglio regionale, con una mozione che verrà discussa martedì 5 aprile, presentata da Michele Usuelli (+Europa/Radicali) e sottoscritta dai capigruppo di Pd, Azione e Lombardi civici europeisti. Non dal Movimento 5 Stelle. La mozione chiede anche di salvaguardare il lavoro e la vita dei giornalisti indipendenti in Russia, con iniziative per tutelarli.

"Il Corecom è l'autorità indipendente della regione che ha il compito di garantire il rispetto delle norme in materia di comunicazione e di vigilare sulla libertà di informazione", spiega Usuelli ricordando che, già nel 2019, il suo gruppo chiese formalmente le dimissioni di Savoini, "ritenendo inadeguata per questa carica una persona così apertamente attratta dal peggior nemico della stampa libera, il regime responsabile della persecuzione di numerosi giornalisti e degli assassinii, tra gli altri, di Anna Politkovskaja e Antonio Russo".

La legge bavaglio

Da allora sono stati fatti altri passi indietro. Dopo l'invasione dell'Ucraina su larga scala, decisa dal Cremlino, il 4 marzo la Duma (il parlamento della Russia) ha approvato una legge che permette la condanna fino a quindici anni di carcere per i giornalisti che fanno luce sulla guerra in Ucraina. Nei media russi, anzi, non si può nemmeno definire "guerra", ma "operazione militare speciale". Vietato, ovviamente, mostrare le devastazioni nelle città ucraine, oppure bisogna attribuirle agli ucraini stessi, da "denazificare". 

"In un momento particolarmente drammatico e delicato come quello che stiamo vivendo, sarebbe necessario allontanare da un organismo istituzionalmente deputato alla vigilanza sulla correttezza e la sicurezza delle comunicazioni qualsiasi ombra riguardo la netta condanna delle posizioni e delle azioni della Federazione russa", il commento di Fabio Pizzul, capogruppo del Pd. "Occorre dare un segnale forte in tutte le sedi istituzionali, di condanna di ogni forma di persecuzione, su cui auspico la massima condivisione in aula, al di là delle appartenenze politiche", aggiunge Elisabetta Strada, capogruppo dei Lombardi civici europeisti.

Solidarietà a giornalisti russi

"E' più che doveroso, per una regione come la Lombardia, denunciare la situazione di guerra alle porte dell’Europa, ma soprattutto porre lo sguardo in profondità, esprimendo solidarietà a tutti i giornalisti e organi di stampa impossibilitati fattivamente e ostacolati nel loro ruolo di informatori dell’opinione pubblica. Quello che sta accadendo in Ucraina, visti anche gli episodi di Bucha, deve essere condannato senza esitazione: siamo ben consapevoli che il ruolo del nostro paese e della nostra regione è anche quello di favorire processi democratici e libera informazione", conclude Niccolò Carretta, capogruppo di Azione.

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