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Giovedì, 18 Aprile 2024

La lettera

Alessandro Rovellini

Direttore responsabile

Precotto

Il mio pediatra è un supereroe e voglio dirlo a tutti

Tra le tante storie di malasanità, la lettera di Erika accende la luce sui medici che fanno l'impossibile. Ma il sistema, così, è destinato a implodere

Dopo tanti articoli di malasanità e di pediatri oberati, di famiglie disperate alle prese con lunghe ore di attesa in pronto soccorso, vi racconto la mia esperienza con un dottore speciale. Si tratta del pediatra che segue i miei figli da quando sono nati Vercellesi Paolo Renato, un dottore all’apparenza un po’ burbero, ma dal cuore grande! Si è occupato e preoccupato di mio figlio di 3 anni, che negli ultimi giorni ha avuto febbre alta, scarlattina e influenza di stagione, visitandolo per l’ultima volta ieri sera alle 21, dopo un turno in pronto soccorso ed una mattinata in studio! È un super eroe per me ed è giusto che sui giornali vengano lette anche notizie di medici così, che non lavorano, ma sono appassionati di piccole vite, che rispondono a whatsapp di mamme disperate e cercano di fare il possibile sempre, nonostante tutto. Grazie al mio grande dottore!

Firmato: una mamma fortunata, Erika G.

Ogni tanto ricevere queste segnalazioni fa immenso piacere. Perchè di professionisti come il dottor Vercellesi ce ne sono. E tanti. Tengono in piedi un sistema largamente claudicante, dove la norma è rimanere senza medico per mesi, telefonare ore e ore a vuoto, essere smarriti. Non si contano più i casi di ammalati, nei fatti, lasciati soli. Abbiamo più volte scritto delle Case di Comunità milanesi, scatole vuote che non si riesce a riempire di persone e servizi. Dovrebbero avvicinare i pazienti alla medicina territoriale, ma le risorse rimangono sulla carta. Così la legge regionale della Sanità si prospetta come un enorme megafono di intenzioni, fragilissimo e senza futuro. 

Mancano i medici. La lista degli ambiti territoriali carenti si allunga ogni anno. Secondo il Bollettino ufficiale della Regione, nel 2022 sono disponibili 1.166 posti per dottori di assistenza primaria (medicina generale e pediatri di libera scelta). Solo l'anno precedente i posti vacanti erano 200 in meno. Le proiezioni e le stime sui prossimi anni sono drammaticamente impietose, tanto che in alcune aree lombarde è stato chiesto di elevare il massimale fino a 1 medico per 1.800 abitanti. Ma sono solo soluzioni tampone. Chi cerca di fare bene il proprio lavoro viene lentamente sopraffatto dai carichi di incombenze.

Qualche giorno fa ho avuto modo di parlare con una giovane medico di famiglia, adesso nel pieno del vortice influenzale. Alla coda del covid si è aggiunta la classica influenza di stagione, tenuta a bada nei due anni passati con distanziamento e mascherine. Ora non è più così. Mi ha raccontato del cellulare bollente e dei messaggi whatsapp a ciclo continuo. La tecnologia avvicina le persone, ma, paradossalmente, complica tutto. Lei risponde fino a mezzanotte; quando riaccende lo smartphone al mattino viene subissata da notifiche di vocali e richieste che non si sono mai fermati. Così, i casi gravi si mischiano a minuzie e pesanti colli di bottiglia burocratici. Il risultato è che si intasano i pronto soccorso. La scorsa settimana abbiamo raccontato la storia di un bimbo, al Buzzi, devastato dalla febbre, costretto ad aspettare per ore e ore per terra in sala d’attesa. Per quanti anni si può andare avanti così?

Trovare un equilibrio a un sistema collassante deve essere la priorità per chi si candida a governare la nostra regione. Per gli specializzandi fare il dottore di famiglia deve essere appetibile, e non l'ultimo passo della disperazione. Tre anni fa, l’attuale ministro dell’Economia Giorgetti, lombardo e varesotto, dichiarò in modo quasi sprezzante che “nessuno va più dal medico di base” perchè tanto “ci si cura con gli specialisti”. Eppure ogni giorno sono quasi 2 milioni gli italiani che si rivolgono al curante: più che una moda in disuso sembra un’assoluta necessità. Paga che ti passa, diceva qualcuno. Spuntano le visite con i dottori generici a 200 euro o velocissimi saltacoda telefonici, come ha dimostrato il nostro Fabrizio Gatti. Questa non può, e non deve, essere l'unica risposta.

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