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Venerdì, 19 Aprile 2024
Piccole buone notizie

Le quasi mille famiglie milanesi pronte ad accogliere i profughi dall'Ucraina

La macchina della solidarietà si sta muovendo in modo risoluto: tante le iniziative

Un istituto, un appartamento, una stanza, un posto letto. Non importa. Quello che conta, in questo momento, è essere disponibili ad accogliere chi fugge dalla guerra in Ucraina. Milano e l'intera Lombardia stanno rispondendo in modo straordinario all'emergenza profughi in corso. Da un lato ci sono i tanti cittadini che si sono adoperati per donare qualcosa nei centri raccolta viveri messi in piedi dalle associazioni laiche e religiose e dai singoli privati; dall'altro lato ci sono quelli che hanno messo a disposizione il loro spazio e il loro tempo per ospitare gli ucraini in arrivo in queste ore e quelli che arriveranno nel prossimo futuro.

Su questo "fronte", la trincea della solidarietà, sono oltre mille le disponibilità finora raccolte dalla sola Caritas ambrosiana nel territorio della Diocesi di Milano: oltre mille famiglie o singoli che hanno risposto presente all'appello lanciato dalla Caritas, che al momento ha già censito 60 appartamenti privati, spazi utilizzabili in 45 tra parrocchie, istituti religiosi e associazioni.

Di famiglie disponibili ad aprire le porte della propria casa ce ne sono per ora 930. Sono distribuite nelle varie province della Diocesi. Caritas e le cooperative del suo sistema coordineranno inoltre l'accoglienza in alcune decine di alloggi che la diocesi di Milano intende rendere disponibili, se ve ne sarà la necessità, a Villa Sacro Cuore di Triuggio.

Lo sportello accoglienza immigrati di Caritas ambrosiana ha già raccolto 136 richieste di consulenza, che riguardano 265 persone (tra cui 128 minori con accompagnatori). Si tratta di segnalazioni che arrivano da cittadini italiani, o da ucraini da tempo in Italia per lavoro: riguardano profughi che si sono ricongiunti a parenti o conoscenti.

L'accoglienza istituzionale e sanitaria

Oltre a questi "canali" di solidarietà, privati e non, ci sono quelli istituzionali. Per esempio, Regione Lombardia, si è già attivata per dare assistenza medica ad alcuni bambini malati oncologici. Nel giro di pochi giorni sono stati già tre i viaggi realizzati dai confini ucraini verso Milano. La Regione e la Fondazione Soleterre martedì, con volo proveniente da Rzeswóv in Polonia, hanno accompagnato cinque minori e le loro famiglie. Questo a distanza di quattro giorni dai primi due voli, atterrati a Milano Linate giovedì con altri minori oncologici.

Arrivo bambini ucraini a Milano

A bordo dell'ultimo volo arrivato c'erano cinque bambini e ragazzi (tra i 3 e i 15 anni) accompagnati dalle rispettive mamme e da alcuni fratelli. Sono pazienti che fino a una settimana fa sono stati costretti a rifugiarsi nei sotterranei della Dacha di Soleterre a Kiev e dell'Istituto del cancro di Kiev. Il volo umanitario è stato eseguito dall'Agenzia regionale emergenza urgenza (Areu) in collaborazione con la Protezione civile, Regione Lombardia e Fondazione Soleterre per effettuare il trasporto di familiari e bambini e contemporaneamente garantire loro l'assistenza medico sanitaria specializzata durante le ore di viaggio.

Insieme ai propri familiari e costantemente assistiti da personale medico sanitario per garantire loro le cure salvavita, i giovani pazienti hanno percorso più di 2mila chilometri e hanno affrontato lunghe ore di viaggio. Sono bambini che hanno vissuto interminabili giorni di spostamenti tra i reparti in cui erano ricoverati e i bunker o i sotterranei delle strutture ogni qualvolta suonava l'allarme antiaereo.

Da Leopoli, dopo essere stati stabilizzati e aver verificato la loro condizione di salute, hanno viaggiato in treno e bus fino in Polonia a Rzeswóv, da cui sono partiti in aereo per raggiungere l'Italia insieme a personale medico sanitario specializzato e al presidente di Fondazione Soleterre, Damiano Rizzi. Se per questi giovani ucraini la destinazione saranno gli istituti, per tutte le altre persone in arrivo le cose sono meno certe. Ecco perché serve una mano dal maggior numero di persone possibile, i "canali" ci sono e resteranno aperti per tutta la durata dell'emergenza. 

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