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Figli di due padri, il Tribunale ordina al Comune di trascriverli: secondo caso in pochi giorni

La zia dei bimbi: "Se fosse stato legale in Italia, avrei portato a termine io la gravidanza"

Per la seconda volta in pochi giorni, il Tribunale di Milano ordina al Comune di procedere con la trascrizione in anagrafe dei figli di due genitori uomini nato attraverso la maternità surrogata all'estero, in entrambi i casi negli Stati Uniti. La seconda sentenza che segue questo solco è stata depositata martedì 9 novembre, la prima risale al 26 ottobre.

Si tratta di due casi destinati a fare scuola. Una sentenza della Corte di Cassazione del 2019 (n. 12193) stabiliva che, in caso di gestazione per altri compiuta all'estero, in Italia potrebbe essere riconosciuto esclusivamente il genitore biologico, mentre quello cosiddetto intenzionale potrebbe unicamente adottare il bambino. Di conseguenza diversi Comuni, tra cui quello di Milano, dopo avere iniziato a farlo nel 2018, hanno smesso di trascrivere i figli di due padri uomini.

Poi è intervenuta la Corte Costituzionale, con la sentenza 33/2021 a marzo di quest'anno, lanciando un monito (per ora lettera morta) al Legislatore affinché intervenga per garantire piena tutela ai bambini, dando il sostanziale via libera alle sentenze di merito come quelle di questi ultimi giorni a Milano. "Auspichiamo che il Comune di Milano proceda con la trascrizione degli atti di nascita autonomamente, senza costringere altri genitori omosessuali a rivolgersi alla magistratura", dichiara Rete Lenford, l'associazione di avvocati Lgbt che ha seguito il secondo dei due casi, mentre il primo era stato seguito dall'avvocato Alexander Schuster di Trento.

"L’adozione - prosegue Rete Lenford - non è uno strumento capace di assicurare la giusta tutela ai bambini: oltre a essere una procedura lunga e rimessa alla volontà del genitore di assumersi la responsabilità verso i propri figli, impedisce a questi ultimi, tra le altre cose, di avere nonni, zii e diritti ereditari".

La zia: "Se fosse stato legale avrei portato a termine io la gravidanza"

"La solidità degli argomenti che sostengono la decisione - commentano Giacomo Cardaci, Manuel Girola e Luca Di Gaetano, legali della coppia e soci di Rete Lenford - rende il decreto un 'precedente' illuminante per tutti i giudici a venire. L’udienza in cui si è discusso il caso è stata toccante: Serena Francesca Pratelli, avvocata del collegio difensivo e zia dei bambini, ha detto che, se fosse stato possibile, avrebbe portato lei avanti la gravidanza in Italia, per consentir loro di nascere. Non c’è nessuna lesione della dignità della donna nel generare la vita, ma solo un atto di infinita generosità".

"È una decisione davvero importante - commenta Vincenzo Miri, presidente di Rete Lenford - anche perché, nell’attuale situazione normativa, il Tribunale ha giudicato 'evidente' che la tutela dei bambini 'non possa essere sospesa a tempo indeterminato', in attesa di un Parlamento che si è già dimostrato colpevolmente sordo, anzi ostile, alle istanze di tutela delle persone Lgbti+ e dei loro figli. Come associazione facciamo e faremo la nostra parte affinché si ponga presto fine a situazioni di intollerabile carenza di tutele: il Parlamento deve assumersi la responsabilità di assicurare, senza tentennamenti e senza squallide manovre ostruzionistiche, la massima protezione a diritti fondamentali riconosciuti dalla Costituzione".

Il primo caso: figlio bloccato negli Usa per covid

Nel caso discusso in Tribunale il 26 ottobre, a causa dello scoppio della pandemia covid nel 2020 il neonato era rimasto bloccato negli Stati Uniti insieme ad uno dei due padri mentre l'altro, cittadino statunitense, si era recato a Milano per motivi di lavoro. La mancata trascrizione da parte del Comune di Milano impediva infatti che il piccolo ottenesse la cittadinanza italiana e raggiungesse il capoluogo lombardo in tempo di pandemia. La famiglia ha potuto riunificarsi grazie all'adozione co-parentale ('stepchild adoption') ma, secondo il Tribunale, nel caso specifico non si poteva affermare che vi fosse stata una "lesione della dignità della gestante" e dunque avrebbe dovuto prevalere l'interesse del minore ad essere mantenuto, istruito, educato ed assistito moralmente da entrambe le perrsone che considera i suoi genitori.

La diffusione della sentenza aveva provocato forti polemiche a livello politico. Era intervenuta anche la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, ribadendo la proposta di rendere la maternità surrogata 'reato universale', cioè punibile in Italia ovunque lo si compia.

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