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Martedì, 23 Aprile 2024
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Ucraina, flash mob per salvare Mariupol. Le mogli dei soldati: "Per noi sono supereroi"

La manifestazione sabato a Milano. Presenti due mogli di soldati a Mariupol: "Ci dicono di pensare alla nostra salute, siamo orgogliosi di loro". Una donna ha salvato la madre dalla città: "Camminava in mezzo ai cadaveri, due mesi senza lavarsi"

"Mia mamma è venuta a Milano il 25 aprile dopo un lungo viaggio, in carrozzina. Dal 24 febbraio ho vissuto un incubo, sapendo di non poter fare nulla per salvarla. L'ultima volta l'avevo sentita il 5 marzo e mi aveva detto che Mariupol è 'un inferno', 'non puoi immaginare cosa sta succedendo'. Da quel momento ho capito che non avrebbe potuto uscire attraverso l'Ucraina e ho programmato una fuga verso la Federazione Russa".

Lo ha raccontato in piazza del Duomo, sabato 30 aprile, Tetyana Bezruchenko, una donna ucraina originaria proprio di Mariupol che vive da tempo a Milano, responsabile cittadina dell’associazione Italo-ucraina Maidan, co-fondatrice del centro culturale ucraino Wikiraine e membro del movimento informativo Forza Ucraina. La madre si è salvata con un piano di fuga complicato, attraverso Rostov, dopo due mesi di sofferenza e dopo avere visto distrutto e incendiato il suo quartiere.

Flash Mob 'Salvate Mariupol' in Duomo

"E' stato davvero un miracolo - ha proseguito - quando, il 5 marzo, la mamma è riuscita a chiamarci e abbiamo capito che era viva. Mi ha detto che per due mesi non si è potuta lavare. E tantissime altre cose che per noi sono normali, come mangiare, sedersi a tavola, andare in bagno. Noi non immaginiamo in quali condizioni vivono le persone a Mariupol. Del mio quartiere non è rimasto praticamente nulla, così come di tutta la città. I miei amici che sono usciti hanno detto che la città è un cimitero a cielo aperto. Mia madre ricorda gli odori dei corpi bruciati, per camminare doveva passare in mezzo ai cadaveri non seppelliti. Ci sono ancora persone che soffrono, senza possibilità di uscire, senza dignità, senza aiuto da parte del mondo, e non sanno che il mondo li sostiene perché sono rimasti senza informazione". 

Il flash mob 'Salvate Mariupol'

Sabato pomeriggio la comunità ucraina milanese ha manifestato con un flash mob per chiedere che Mariupol venga salvata. Hanno partecipato più di duecento persone. Una ragazza con un costume bianco, imbrattato di macchie rosse, ha retto un cartello con l'effige di Putin raffigurato come Hitler e definito 'criminale di guerra'. Da lei si dipanava una fitta rete rossa, come la trappola in cui, da più di due mesi, gli abitanti della città sul Mar d'Azov sono caduti. A tenere i fili tanti bambini e donne, tra cui alcune rifugiate di guerra. Molte le immagini esposte, dei segni lasciati dagli attacchi missilistici, come la foto simbolica della donna incinta dopo i bombardamenti all'ospedale ostetrico, diventata oggetto di polemiche da parte di chi sosteneva che fosse stata inscenata apposta, fino a scoprire poi che era autentica.

20 mila civili uccisi

"Mariupol è bloccata da oltre due mesi dagli orchi russi, che stanno applicando la tattica della 'terra bruciata', con bombardamenti a tappeto. Sono già stati uccisi 20 mila civili e ogni tentativo di aprire corridoi umanitari è fallito miseramente per la vigliaccheria russa", dice Lesya Tsybak, secondo cui, dopo due mesi di guerra, "l'unica certezza è che i russi vogliono liberare sì l'Ucraina, ma dagli ucraini stessi. Tutto il mondo si sta mobilitando per liberare i civili di Mariupol, ma purtroppo tutto dipende da un unico uomo che non ha nessuna umanità ed è disposto a sterminare milioni di ucraini per raggiungere il suo scopo: annientare l'Ucraina come Stato sovrano, sfruttare le sue risorse e schiavizzare il suo popolo". Per Tsybak, "il rischio che gli abitanti di Mariupol non ce la facciano a resistere fino alla vittoria dell'Ucraina, perché quelli rimasti in città non hanno viveri, sono feriti, non hanno cure e stanno morendo lentamente, soffrendo fino all'ultimo attimo della loro vita".

La poesia

Bezruchenko ha poi letto una poesia di Andriy Bednyakov, attore e conduttore televisivo di Mariupol, scritta in russo quando è stato bombardato il teatro: "Il cuore della città batte quasi impercettibile. Avete sventrato una città pacifica, che sorgeva sulla riva del mare, lavando le vostre mani nel sangue delle vite umane. L'avete bombardata, con tutta la vostra rabbia, senza sosta, con ogni arma possibile, raccontando al vostro pubblico che tutto procede secondo i piani previsti. Vi credete liberatori, ma non vi importano le persone. L'unica vostra meta è far sventolare la vostra bandiera. Al teatro avete messo in scena un'opera sanguinaria, appendendo il velo del lutto alla fine come sipario. Però a voi tutto ciò non lo raccontano, non ne parlano nel vostro paese e nemmeno in televisione. La propaganda e le bugie non sono come le mele cotogne, non vi riescono a legare le bocche. Il flusso della verità è stato interrotto da tempo, la vostra 'verità' non esiste. Ovunque andate, portate solo dolore ed afflizione. Come potrei perdonare la crocifissione della mia città natale, quella pacifica, che sorgeva lungo la riva del mare?". E ha concluso chiedendo aiuto per salvare la città e i suoi abitanti.

Le due ragazze coi compagni a Mariupol

Alla manifestazione anche due ragazze che hanno il marito e il fidanzato arruolati nel reggimento Azov. Una delle due, la 21enne Alina, è rifugiata a Milano dal 23 marzo con il figlio di sei mesi. Suo marito si era arruolato già nel 2014, a 19 anni, e anche allora aveva combattuto a Mariupol, che i russi e i cosiddetti separatisti del Donbas non erano riusciti a conquistare. "Mio marito già allora ha capito cosa vuol dire combattere strada per strada, senz'acqua. Voleva proteggere la sua patria. Come i suoi compagni, ragazzi come tutti noi ma senza la paura di difendere l'Ucraina. Questa volta non è riuscito ad arrivare a Mariupol, che era già circondata. Ieri mi ha telefonato, cosa che riesce a fare raramente, e mi ha detto di preoccuparmi solo per la salute di nostro figlio".

"Il mio fidanzato è un supereroe"

Si trova invece dentro Azovstal, la grande acciaieria sul porto, Viktor, il fidanzato di Margarita, 32 anni. "Il nome del mio fidanzato è abbastanza comune in Ucraina, ma per me è un segno che deve per forza ottenere la vittoria". E ripete più volte che, per lei, "è un supereroe". Quando si sentono, Viktor le dice che va tutto bene, ma, tramite il marito della sorella, ha scoperto che è stato ferito e che, a volte, sono costretti a bere acqua zuccherata dei caloriferi, perché il cibo manca. "Sono preoccupata, ma anche orgogliosa di lui", dice Margarita.

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