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Il commento

Massimiliano Tonelli

Direttore Editoriale CiboToday

Porta Romana

Subito una ciclabile dove è morta Francesca

Sarebbe facilissimo realizzare una corsia ciclabile lungo la Cerchia dei Bastioni. Sarebbe una infrastruttura importante e straordinaria. Perché si sceglie di dare spazio alle auto in sosta e non al transito in sicurezza delle bici?

C'è una gigantesca emergenza nelle strade di Milano, che da alcune angolazioni ha un profilo di strisciante guerra civile. L'emergenza è quella degli incidenti, dei dati inaccettabili sulla mortalità da inizio anno, dei ciclisti stritolati sotto le ruote dei mezzi pesanti. La guerra civile è quella che percepisci nelle chiacchiere, nei discorsi degli automobilisti, nella ferocia aggressiva dei commenti sui social: "la città dovrebbe essere vietata alle bici", "i ciclisti dovrebbero mettersi il casco", "se la vanno cercando, fanno come gli pare". Fino alla frase più disgustosa e meschina: "Milano non è una città per ciclisti", un distillato di falsità. Ammazzano una ciclista - come è avvenuto a Porta Romana - e la colpa non è di chi uccide, la colpa non è di strade progettate in maniera infame e meschina, no, la colpa è della vittima. Colpevole di aver scelto la bicicletta per spostarsi: il mezzo più pulito, intelligente, idoneo, ideale per una città con le caratteristiche di Milano. La non gestione del problema da parte di istituzioni inadeguate sta creando fazioni e odio, un veleno in grado di peggiorare ulteriormente le cose se possibile. C'è una gigantesca emergenza nelle strade di Milano e nessuno ha intenzione di affrontarla e risolverla.

Chi usa la macchina e chi no. Due fazioni

Tra un po', vedrete, inizieranno a prendersela anche con i pedoni. A ogni pedone sacrificato, ci spiegheranno che non è opportuno girare a piedi, è rischioso, non si devono attraversare le strisce pedonali. In auto, bisogna andare solo in auto. E del resto il giorno prima di Francesca Quaglia, la vittima di Porta Romana, è morto Nicola Zezza, travolto da un taxi alle spalle di Palazzo Reale mentre attraversava in un'antica stradina del centro storico dove il limite dovrebbe essere 20 all'ora, neppure 30. Così succede nei centri storici delle città civili ed evolute come Milano promette di essere spesso non mantenendo. Porta Romana, Palazzo Reale. Una carneficina nel cuore della città: si procede con un morto ammazzato al giorno senza che questo smuova la Giunta non a fare qualcosa, ma almeno a dire qualcosa. Silenzio.

Non è ben chiaro perché in Italia dobbiamo sorbirci la sventura di ospitare le ultime grandi città europee affette da questo approccio patologico all'automobile e da questo disprezzo latente per ogni forma di mobilità leggera, sostenibile, dolce. Perché? Non succede da nessuna parte: Francia, Germania, Austria, Spagna, Paesi Nordici, Regno Unito. Da nessuna parte, solo da noi. Perché? Ma se c'è un tic nei comportamenti dei cittadini, dovrebbe per conseguenza esserci un'amministrazione a compensare. Dovrebbe esserci un sindaco a dettare la via in maniera netta, univoca, rapida. Spiegando a chi deve farli i motivi dei sacrifici necessari. Invece ogni scelta non fatta ha delle conseguenze. Proprio in termini di vite umane. Il Comune di Milano non sembra intenzionato a sentirci da questo orecchio. A fronte di una strage, le misure sono o nulle oppure omeopatiche. Ed è questa una notizia più tremenda ancora di un lutto, perché è una constatazione che presagisce altri numerosi lutti.

Una ciclabile lungo tutta la Cerchia dei Bastioni

Sforziamoci almeno ad ogni omicidio stradale che non possiamo e non dobbiamo chiamare "incidente" a ricavarne un ragionamento costruttivo. Circa l'incidente del 29 agosto 2023 che è costato la vita alla ventottenne Francesca Quaglia dobbiamo trarre degli insegnamenti che riguardano il modo con cui sono disegnate le nostre strade. Importante la normativa sulle Zone30, importantissima la norma sulle telecamere e i sensori per i tir sulla quale Milano si dimostra avanzata rispetto alle altre città italiane, ma poi c’è un tema di disegno delle strade. Le nostre strade sono disumane. Disumane. Non ci sono città occidentali con strade organizzate in questa maniera. E su questo fronte Milano ha molte più similitudini con la drammatica situazione di Roma che con qualsivoglia città europea.

L’incidente del 29 agosto 2023 è avvenuto lungo la Cerchia dei Bastioni. È uno stradone lunghissimo che prende il posto delle demolite mura spagnole della città. Una strada unica, che cambia molti nomi nel suo circondare Milano. Un asse viabilistico perfetto per ospitare una ciclabile, eppure (come si vede anche dal video) la strada è tutta appaltata alle automobili. Sia le carreggiate, sia i marciapiedi ingombri di auto in divieto. Niente preferenziali per i mezzi pubblici, niente marciapiedi sicuri protetti dalle auto, niente corsie ciclabili, niente tramvie. Niente che somigli ad una città europea. Realizzare una ciclabile lungo la Cerchia dei Bastioni sarebbe relativamente semplice e poco dispendioso. E la stessa cosa - prima di piangere i prossimi defunti - sarebbe urgente lungo la cerchia più esterna, la Circonvallazione della 90\91. Facciamo una grande ciclabile che abbraccia Milano lungo tutta la Cerchia dei Bastioni. E intitoliamola a Francesca Quaglia, che in presenza di una ciclabile oggi non sarebbe morta.
 

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