L'ultimo, struggente, saluto a Marty la leonessa
A Solaro i funerali della 27enne testimonial anti covid che si è spenta per un tumore. Il commovente messaggio dei genitori
Un enorme fascio di rose bianche sulla bara. I palloncini rosa a volare nel cielo. E una "M" di colore argento a "correre" in aria verso le nuvole. Giovedì, Solaro, e non solo, ha dato l'addio a Martina Luoni, la 27enne paziente oncologica che nei mesi scorsi era diventata testimonial anti covid per regione Lombardia raccontando a tutti la sua storia e la sua malattia, combattuta con la forza di una "leonessa", che era poi diventato il suo soprannome.
Nella chiesa dei santi Quirico e Giulitta del suo paese d'origine si sono ritrovati amici, parenti, conoscenti e semplici cittadini che avevano imparato ad amarla. I genitori, per bocca di un'amica di "Marty", hanno voluto darle il loro addio, commovente, struggente.
"Ciao piccola, così ti ho sempre chiamata. Ora sei finalmente libera dalla malattia e la tua anima riposa serena in quei tramonti che hai sempre sognato - ha scritto il papà in un messaggio letto dall'altare -. In questi tre anni e mezzo ci hai cambiato la vita, ci hai insegnato il suo vero valore, apprezzando ciò che si ha quotidianamente e che troppo spesso diamo per scontato. In questi giorni dopo che hai preso il volo siamo stati coperti da innumerevoli messaggi di affetto non perché eri nostra figlia, ma per quello che sei stata e hai tramesso a migliaia di persone: forza, coraggio e immensa voglia di vivere. Questo mi riempie di orgoglio e mi accompagnerà per sempre. Ciao piccola leonessa".
Chi era Martina Luoni
La notizia della sua morte era arrivata il 13 settembre scorso, con un messaggio su quello stesso profilo Instagram da cui lei raccontava le sue battaglie quotidiane e le sue avventure di ogni giorno, affrontate con un'incredibile voglia di vivere. "Oggi la leonessa ha perso la sua battaglia, ora la sua bussola la porterà a caccia di nuovi tramonti, quelli che ha sempre sognato, sempre con il sorriso sulle labbra che nessuno potrà mai spegnere - avevano scritto i famigliari -. Da oggi chiunque guarderà un tramonto si ricorderà della leonessa Martina".
Il volto di Martina era diventato famoso a novembre dello scorso anno, quando - con un video che aveva superato le 3 milioni di visualizzazioni - aveva raccontato il suo calvario di malata oncologica durante la pandemia a Milano. Paziente di cancro al colon metastatico da oltre 4 anni, dopo aver subìto infiniti cicli di chemio e radio, si era vista in quei giorni rimandare un'operazione chirurgica decisiva per la sua vita. Il San Raffaele, per le norme anti-covid, aveva sospeso tutto.
Così aveva deciso di lanciare il suo appello alle istituzioni politiche e sanitarie per non lasciare le centinaia di migliaia di persone che in Italia sono malate di cancro abbandonate a sè stesse. La sua voce era stata raccolta da regione Lombardia prima con un chiarimento - "Nessuna operazione salvavita viene rimandata" - e poi con un invito a Palazzo Pirelli: Martina era così diventata testimonial contro il covid per invitare a proteggersi e a seguire le norme sanitarie.
In queste ultime settimane stava affrontando una cura sperimentale. "La verità? Sono stanca. Stanca di essere forte, stanca di sopportare i dolori e i malesseri, stanca di essere chiamata leonessa, stanca.. semplicemente stanca. Perché si, quando mi sono ammalata la prima volta ho tirato fuori tutto il coraggio e non ho mai abbassato la testa. Perché a me è successo così, la prima volta ero 'fresca', avevo le forze di andare avanti come un treno nonostante le difficoltà. Poi però, purtroppo, succede che la prima volta diventa la seconda, terza, quarta e arrivi alla consapevolezza che uscirne è sempre più difficile, perché i miglioramenti che vorresti non arrivano e il corpo è sempre più stanco e debilitato", aveva scritto a luglio.
"Così capita di perdersi, di vedersi talmente male da veramente arrivare a chiederti se ne vale la pena cercare di contrastare i dolori che ti inchiodano nel letto. Gli anni passano e tutti questi discorsi sono frutto di una stanchezza difficile da contrastare e combattere sempre al 100%. Però poi arriva un punto dove la scienza ti allunga la mano e prova a darti un’occasione. Nonostante tutta la stanchezza bisogna prendere quel treno che non ti farà star bene sul momento, ma ti da una speranza per stringere ancora i denti per continuare a lottare. Ora ho iniziato un nuovo percorso di cure “sperimentale” così viene definito, tra due mesi vedremo dove ci starà portando. Nel frattempo io sono qua con 10 chili in meno ma con la voglia di riprendermi la vita e la mia autonomia. Tanto lo sappiamo tutti che vinco io no?", aveva concluso. Una sorta di testamente enorme della sua inarrestabile forza.