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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Attualità

Oggi e domani le Giornate Fai: due giorni per visitare le perle di Milano

Il 16 e 17 ottobre tornano le visite organizzate dal Fai nelle perle meno note della città

Un weekend per scoprire la Milano meno nota e più bella. Sabato 16 e domenica 17 ottobre tornano in tutta Italia le "Giornate Fai", l'appuntamento per visitare centinaia di luoghi solitamente inaccessibili oppure poco conosciuti e bisognosi di valorizzazione. 

"Non perdere uno straordinario fine settimana autunnale, che ti permetterà di immergerti nello splendore dei territori in cui vivi e di condividere con tanti altri visitatori l’orgoglio di appartenere al paese più bello del mondo", l'appello del Fondo ambiente italiano, che da tempo si prende cura dei gioielli italiani - e meneghini - per donare loro nuovo splendore. 

"Tra i luoghi aperti ci saranno palazzi, ville, chiese, castelli, aree archeologiche, esempi di archeologia industriale, musei e siti militari, che saranno mostrati attraverso lo sguardo curioso e originale dei giovani del Fai", hanno spiegato dall'associazione. Le visite saranno sostanzialmente gratuite. Tutti i visitatori potranno infatti sostenere il Fai con un contributo suggerito a partire da 3 euro, e volendo potranno anche iscriversi al Fai online oppure nelle diverse piazze d’Italia durante l’evento. 

A Milano e nei comuni limitrofi saranno visitabili diciotto luoghi, dalla caserma dei vigili del fuoco all'archivio di Stato passando per palazzo Cusani e il velodromo Vigorelli. Per tutti è consigliabile la prenotazione sul sito del Fai. 

Eccoli tutti: 

Santuario Beata Vergine dei Miracoli, Corbetta
Sabato: 10:00 - 18:00

Il Santuario della Madonna dei Miracoli e le “ville di delizia”, dimore costruite da importanti famiglie milanesi nei secoli scorsi che amavano trascorrere qui i loro momenti di villeggiatura, sono certamente i luoghi simbolo del centro di Corbetta. Nella periferia e nelle frazioni si può ammirare invece la zona più rurale: fontanili, campagne, aree verdi e cascine. Molte cascine del territorio corbettese risalgono al XVIII secolo e hanno i caratteri riconoscibili della cascina della pianura lombarda. Nel 1880 venne completato il tracciato del Gamba de Legn (il tram prima trainato a cavalli e poi a motore) che collegava la città con Magenta. Il suo passaggio determinò la prima e vera trasformazione della città, fino a quell'epoca cresciuta all'interno del suo impianto storico.

La storia del Santuario della Madonna dei Miracoli è legata indissolubilmente all'apparizione miracolosa del 17 aprile 1555. In quel giorno infatti, primo giovedì dopo la Pasqua di Risurrezione, nella piazzetta antistante la piccola chiesa di San Nicolao (oggi parte inferiore del Santuario) tre fanciulli, Cesare Dello Stampino, Antonio Della Torre ed il fratello di quest'ultimo Giovanni Angelo (detto Navello), sordomuto dalla nascita, giocavano alle bocce sotto il ritratto della Madonna con il Bambino affrescato sulla facciata della chiesa. All'improvviso il piccolo Giovanni, riacquistando udito e parola, indicava ai compagni la celeste visione del Bambino che, staccatosi dal dipinto, discese tra loro per unirsi al gioco. La Madonna scese per riprendersi il Pargoletto e tornò al dipinto. La costruzione della Cappella delle Benedizioni nel chiostro del Santuario risale invece agli anni ‘50. Le prime opere di restauro e catalogazione delle antichità contenute nel Santuario di Corbetta che diedero poi vita al Museo venne condotta a metà dell'Ottocento dall'allora rettore Carlo Chierichetti, storiografo locale. Gli oggetti furono dapprima esposti negli ambienti antichi della rettoria e solo a partire dagli anni '30 vennero posti nelle stanze superiori del chiostro annesso al santuario per renderli accessibili al pubblico. Grazie alla donazione del conte Gottardo Frisiani-Parisetti negli anni '40 le collezioni del museo sono quasi raddoppiate.

L'attuale Santuario sorge sul luogo anticamente occupato da un oratorio dedicato a San Nicola, le cui origini sembrano risalire al XII secolo. La primitiva chiesetta, che pare essere stata ricostruita intorno alla metà del Quattrocento, secondo le linee rinascimentali, viene dotata di una cupola a tamburo ottagonale decorata con figure di santi che si ispirano alla maniera di Bernardino Luini, secondo quanto riporta un testo di Ambrogio Palestra sul Santuario. Sulla facciata Gregorio de' Zavattari, importante pittore della scuola lombarda del secondo Quattrocento, affresca una Madonna con Bambino nel 1475, opera di raffinata eleganza che si rifà, nella tematica, ai modelli toscani del secolo precedente. L'immagine miracolosa della Madonna si trova oggi nel santuario superiore, eccellentissimo esempio di barocco lombardo, racchiuso in una teca di cristallo, ancora sulla parete originaria dove fu dipinto da Gregorio Zavattari. Nel 1824, ad opera del Rettore Francesco Porroni, vi venne installato uno splendido Organo Prestinari, restaurato tra il 1874 ed il 1875 da Giuseppe Prestinari, secondo i suggerimenti del noto organista Giuseppe Della Valle. L'organo venne rimosso durante i restauri della chiesa negli anni '50 del XX secolo. 

Caserma vigili del fuoco Milano
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

La caserma si trova in Milano, a due passi dalla fermata metropolitana di Cenisio e dalla Fabbrica del Vapore quindi in un'area fortemente urbanizzata. La superficie su cui risiede è molto vasta (33.000mq), suddivisa in quattro cortili in cui trovano collocazione tutti i vari settori di intervento dei Vigili del Fuoco, dal rischio batteriologico, ai sommozzatori, alle unità cinofile, etc.

E' stata inaugurata nel 1956, e fin da subito è stata considerata tra le Caserme più moderne e funzionali d'Europa.

Ancora oggi è presa come esempio sia per l'architettura, sia perchè è completamente autosufficiente avendo all'interno una propria autofficina, la stazione di servizio, centraline termiche, mense, dormitori, palestre, ecc., quindi in sintesi una piccola città.

Caserma Santa Barbara
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

In occasione delle prossime “Giornate Fai d'autunno” di sabato 16 e domenica 17 ottobre sarà possibile visitare, per i soli iscritti Fai, la “Caserma Santa Barbara” di Milano, attuale sede del 1° Reggimento Trasmissioni dal 25 maggio 1974. Solitamente chiusa al pubblico, la Caserma Santa Barbara, è conosciuta anche solo col nome di “La Perrucchetti” poiché situata nell'omonima piazza.

Inaugurata nel 1931 alla presenza del re Vittorio Emanuele III, edificata per ospitare il Reggimento Artiglieria a Cavallo “Voloire” che nel 2016 ha lasciato la struttura. La missione principale del 1°Rgt. T., presente a Milano dal lontano 1 dicembre 1948, è quella di assicurare i collegamenti e consentire la fondamentale funzione del Comando e Controllo (C2) al Corpo d'Armata di Reazione Rapida a guida italiana della NATO (NRDCITA), un alto comando ad elevata prontezza e proiettabilità, di stanza a Solbiate Olona (VA).

La visita alla Caserma “Santa Barbara” consentirà di ammirare alcuni ambienti interni, come lo Scalone d'onore, l'ex Circolo Ufficiali e il piazzale dell'alzabandiera, oltre ad un'esposizione di fotografie e oggetti d'epoca allestita nell'ex Salone dei Colonnelli.

Palazzina Appiani
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

Quando nel 1796 le truppe francesi guidate da Napoleone irruppero in Milano, per la città si aprì una breve ma intensa stagione politica e civile che la vide protagonista di grandi piani destinati a conferirle una dimensione metropolitana e culturale degna di una capitale. Anche l'architettura dovette rispondere a questa esigenza di cambiamento e trasformazione con progetti che celebrassero la magnificenza del potere napoleonico.

Il riordino urbanistico della vasta area intorno al Castello Sforzesco ne divenne l'emblema: venne concepita come una grande piazza d'armi, munita persino di un arco trionfale - l'Arco della Pace - e di un'arena per spettacoli pubblici, disegnata nel 1805 da Luigi Canonica sul modello degli antichi circhi romani. Oggi l'Arena Civica è una delle poche architetture rimaste a testimonianza degli ambiziosi piani di Napoleone, che qui volle anche una tribuna d'onore per le sue apparizioni pubbliche: Palazzina Appiani.

Sorse così una loggia dalle monumentali forme classiche aperta sull'anfiteatro e inclusa in un edificio dalle linee semplici e compatte, che rivolge il fronte esterno sul parco con una facciata porticata di sapore già neoclassico. All'interno, un Salone d'onore decorato con marmi, cristalli e un fregio continuo che rievoca i cortei trionfali dei bassorilievi romani di età imperiale, dipinto alla maniera del pittore neoclassico Andrea Appiani da cui la Palazzina prende il nome. Il FAI la apre al pubblico con visite guidate e appuntamenti spesso dedicati ai bambini per scoprire e godere di un gioiello neoclassico immerso nel verde e nella storia di Milano.

Palazzo Cusani 
Sabato: 10:00 - 18:00. Note: Slot di visita: ogni 30 min. 15 persone a slot
Domenica: 10:00 - 18:00. Note: Slot di visita: ogni 30 min. 15 persone a slot

Situato nell'antico Borgo di Brera, il palazzo apparteneva alla famiglia Cusani, una delle più importanti casate del patriziato milanese. La dimora fu ereditata all'inizio del Seicento dal marchese Agostino Cusani che la trasformò, dopo il matrimonio con Giovanna Visconti, in una fastosa residenza nobiliare.

Voluto da Agostino Cusani, Palazzo Cusani – Brera fu venduto dal nipote al Regno D'Italia che insediò il Ministero della Guerra. Subì diverse ristrutturazioni, la più importante nel 1700. La bella facciata settecentesca fu realizzata dall'architetto Giovanni Ruggeri, fra il 1712 e 1719, per celebrare con la sua bella decorazione il prestigio e la fortuna della famiglia. Gli interni conservano ancora oggi integre al piano nobile la maggior parte delle decorazioni settecentesche presenti in origine.

Il palazzo seicentesco si presenta di aspetto settecentesco per effetto della facciata ideata postuma dal Ruggeri, spartita da paraste con finestre e balconcini. Possiede al suo interno un cortile e uno scalone di stile ricchiniano e una fronte neoclassica verso il giardino, a paraste e lesene. All'interno è conservata un'interessante quadreria ottocentesca e un grandioso salone delle Feste ornato da un affresco allegorico di foggia tiepolesca; gli arredi in parte provengono da Palazzo Reale e in parte da Ca' Morosini di Venezia.

Campus Bocconi 
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

Il Nuovo Campus dell'Università Bocconi sulla superficie dell'ex Centrale del Latte, non è una semplice realizzazione edilizia, ma come un vero e proprio intervento urbanistico e paesaggistico che ha da poco rinnovato l'immagine dell'area sud di Milano.

Le linee morbide progettate dallo Studio SANAA di Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, la trasparenza degli edifici e il verde aperto al pubblico costruiscono uno spazio organico e integrato con il contesto urbano in cui si inserisce.

Per esaltarne leggerezza e trasparenza, gli edifici hanno una conformazione che si chiude in sé stessa, formando al centro delle corti che con il parco creano un ambiente naturale, mentre il perimetro esterno si affaccia verso la città e dialoga con essa. La luce che entra negli interni, le curve sinuose, l'alto grado sostenibilità degli impianti, la tecnologia innovativa, rendono questo campus uno spazio unico per qualità costruttiva e perfetto per ospitare la formazione di eccellenza che la Bocconi offre.

Scuola militare Teuliè 
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

La Scuola Militare "Teulié" di Milano è un Istituto d'élite dell'Esercito Italiano, all'interno del quale i cadetti ricevono l'addestramento militare e conseguono la maturità classica o scientifica. È dedicata al Generale e politico italiano Pietro Teulié, che in qualità di Ministro della guerra e marina della Repubblica Cisalpina fece costruire un Orfanotrofio Militare nell'attuale sede della Scuola. Tra i più autorevoli personaggi che sono passati da questo istituto vale la pena ricordare Silvio Pellico, in qualità di insegnante, e, in qualità di allievi, il Generale Cadorna, il Senatore Caviglia e l'ingegnere Forlanini.

Le primissime notizie relative al luogo in cui sorge la Scuola risalgono al 396, quando Ambrogio fece costruire un sacello dedicato al soldato romano Celso. Nell'anno 820, il vescovo Alberto Grasso fondò una casa di carità per figli illegittimi e abbandonati, che successivamente fu adibita a ospedale e a monastero. Nel 1796 il complesso fu requisito da Napoleone e trasformato in ospedale militare, per poi essere affidato, nel 1802, a Pietro Teulié, il quale vi istituì il “Reale Collegio degli Orfani Militari”, divenuto nel 1839 “Imperial Regio Collegio dei Cadetti”. Durante la prima Guerra Mondiale il collegio venne usato come caserma e fu riaperto come “Scuola Militare di Milano” nel 1935. Con la resa agli Alleati, le attività della Scuola furono troncate e ripresero nel 1996. 4 anni dopo nacque la “Scuola Militare Teulié”.

Il corpo più antico, buon esempio di barocchetto fiorito milanese, risale al 1756 e porta la firma dell'architetto Questa. Le parti di maggior interesse sono la facciata, movimentata da lesene e portali in granito, e il cortile, ornato su tre lati da colonne binate in granito rosa, al cui centro svetta una statua dedicata a Giulio Cesare. Lo scalone d'onore a doppia rampa è l'elemento più decorativo dell'intero edificio, con gradini in granito rosa, una balaustra in marmo rosa e, all'altezza del primo pianerottolo, il cenotafio dedicato a Teulié. All'esterno, un padiglione ospita una biblioteca, alcune sale riunioni e aule didattiche, una piscina e una palestra, tra le più grandi di Milano.

Teatro Carcano 
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

Il corso di Porta Romana, per lunghi secoli centro dell'eleganza cittadina, luogo prescelto per cerimonie trionfali e liete feste, alla fine del ‘700 vede diminuita la sua importanza, perché in altra zona della città a Porta Orientale fioriscono nuovi quartieri prescelti per la residenza e i convegni dei nobili. Tuttavia il Piermarini, ancora negli ultimi anni del secolo, incaricato di sistemare il corso, provvede a restaurare le case, interviene sulle decorazioni architettoniche con gusto personale, ordina il miglioramento del suolo stradale, che viene selciato a nuovo e listato di trottatoi di granito sui quali sfrecciano (si diceva a quel tempo) i cocchi spesso spinti a velocità smodate. In questa cornice, tanto diversa da quella attuale, nel 1801 la Società teatrale della Casa Carcano decide di trovar spazio per un nuovo grande teatro. L'area è quella dell'ex convento di San Lazzaro, acquistata da Giuseppe Carcano. L'architetto Luigi Canonica, un giovane d'ingegno, prende a modello la Scala e il Teatro della Cannobiana. Il Teatro Carcano ha quattro ordini di palchi, volta decorata a stucchi e dorature, un medaglione centrale, ornamenti dappertutto di tipo neoclassico. Posti dai 1200 ai 1500. È un teatro celebrativo, per una elite che ha visto passare la Rivoluzione, ma ha anche avvertito il principio di restaurazione insito nell'impero Napoleonico. Il 3 settembre 1803 la nobiltà e la ricca borghesia riempiono il teatro per la serata inaugurale: il programma comprende Zaira tratta dal dramma di Voltaire, musicata da Vincenzo Federici (ventisei anni dopo lo stesso soggetto sarà messo in musica anche da Bellini) e il ballo Alfredo il grande musicato da Paolo Franchi.

Sala storica e teatro di produzione e ospitalità, il Carcano, inaugurato il 3 settembre 1803, svolge un ruolo fondamentale nella vita culturale milanese e nazionale ed è ancora oggi uno dei più grandi della città con i suoi 990 posti.

Nel corso della sua lunga vita – durante la quale è stato anche una sala cinematografica – ha visto succedersi sul proprio palco, rinomato soprattutto per l'opera lirica e la prosa, grandi artisti come Giuditta Pasta, Maria Malibran, Niccolò Paganini, Gustavo Modena, Eleonora Duse, Domenico Modugno, Walter Chiari, Sandra Mondaini, Salvo Randone, Giulio Bosetti, Marina Bonfigli, Anna Proclemer, Giorgio Albertazzi, Marcello Mastroianni, Giorgio Gaber, Sergio Fantoni, Dario Fo e Franca Rame, solo per citarne alcuni. Negli ultimi anni si è gradualmente rinnovato, attirando un pubblico sempre più eterogeneo, e da giugno 2021 vede insediate come direttrici artistiche due donne che uniscono tradizione e innovazione, Lella Costa e Serena Sinigaglia, e intendono approfondire ulteriormente il percorso di contaminazione fra diversi linguaggi artistici.

Velodromo Vigorelli
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

Uno storico impianto sportivo carico di importanti lasciti emozionali che, oramai, si sommano da poco meno di 100 anni. E' un edificio unico nel suo genere, ubicato in un contesto che potremmo definire “ipermoderno” e in corso di continua trasformazione ma che conserva le emergenze del suo passato. E' questo insieme di nuovo e moderno che rappresenta il Velodromo Maspes Vigorelli e che valorizza il suo incastonamento nel quartiere milanese di City Life.

Villa Necchi Campiglio 
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

Appartata nel cuore di un signorile e tranquillo quartiere del centro milanese, Villa Necchi Campiglio venne progettata nei primi anni '30 dall'architetto Piero Portaluppi su incarico delle sorelle Nedda e Gigina Necchi e di Angelo Campiglio, marito di Gigina, esponenti di una borghesia industriale lombarda colta e al passo coi tempi. L'edificio, inserito in un incantevole giardino corredato da campo da tennis e piscina (tra le prime private in città), è scandito da ampi volumi lineari; mentre il piano terra fungeva da prestigiosa zona di rappresentanza, con il magnifico spazio verandato sul verde, quello superiore era adibito a zona notte. Spazi concepiti per padroni di casa operosi, ma capaci comunque di godersi il proprio tempo libero in compagnia di ospiti e amici, anche in maniera non convenzionale per quegli anni: per questo furono pensate la sala per proiezioni e la palestra. Ambienti dove l'innovazione si traduceva nel comfort e nell'efficienza di ascensori, montavivande, citofoni interni, porte blindate scorrevoli e caveau murati. Tutte caratteristiche che, per lusso e modernità, fecero della Villa una delle residenze simbolo dell'epoca.

Lo splendore degli arredi déco, degli oggetti d'uso e di importanti pezzi d'arte è stato impreziosito in tempi recenti dal lascito delle collezioni de' Micheli e Gian Ferrari, ricche di opere: da Tiepolo e Canaletto fino a Sironi, De Chirico, Martini e Wildt. Dal novembre 2017 la villa si è arricchita della Collezione Guido Sforni (1935-1975): 21 opere su carta di grandi artisti del Novecento come Picasso, Fontana, Modigliani Matisse e altri.

La Villa oggi è aperta a tutti, rispettando così il volere delle sorelle Necchi che nel 2001 affidarono la dimora al FAI proprio per farne un luogo da vivere e frequentare, grazie anche al fresco giardino, ai numerosi eventi in calendario e a un elegante bistrot nascosto nel verde.

Chiesa di San Francesco, Pozzuolo Martesana
Sabato: 10:00 - 17:00
Domenica: 10:00 - 17:00

L'area in cui si inserisce Pozzuolo non ha mai abbandonato la sua vocazione rurale. Il paesaggio che precede San Francesco è la pianura irrigua coltivata a cereali in campi divisi da filari di gelsi, aceri, olmi. Il nome stesso della località richiama le tante polle d'acqua sorgiva dei fontanili. L'origine romana è attestata dal ritrovamento di un cimitero del I secolo d.C. Pozzuolo nasce quindi con l'assegnazione di fondi ai militi romani che si stanziarono sui territori conquistati, insediandosi lungo la strada consolare romana che, da porta Orientale (ora porta Venezia), conduceva a Brescia ed Aquileia superando il fiume Adda con un ponte.

La fondazione del convento si deve al cardinal Pietro Peregrosso nato a Milano intorno al 1225. Ottenuto il dottorato a Bologna, si trasferì in Francia. Fu docente ad Orléans e membro del clero in Notre Dame di Parigi. Nel 1276 ebbe inizio la sua ascesa ai vertici della Curia romana divenendo cardinale (1288). Trascorse gli ultimi anni a Milano dedicandosi al suo sogno: la costruzione di un convento francescano a Pozzuolo. Nel 1295, data del testamento, la chiesa era in costruzione ed in breve tempo sorse anche il convento. Fastoso era il corredo liturgico comprendente una croce in filigrana d'argento ora conservata al Metropolitan Museum di New York. Preziosissime reliquie e la concessione di indulgenze attirarono numerosi i pellegrini.

San Francesco costituisce l'esempio più integro di fondazione francescana nel Milanese. La facciata a capanna in cotto, conclusa da un marcato cornicione, si apre con grande rosone, due monofore ed il portale d'ingresso evidenziato da una cornice in marmo bianco. La planimetria, a croce latina, ha un'unica ampia navata su cui si aprono due cappelle, Nel transetto s'inscrivono il coro e due absidiole quadrate, quella settentrionale è la base del campanile alto 30 metri. La copertura a capriate lignee dell'aula, nel presbiterio è sostituita da volte a crociera ogivali. Molto interessanti gli affreschi. Tra i più antichi la teoria di Santi del presbiterio ed un ritratto di San Francesco ispirato a quello della Porziuncola di Assisi, qui raffigurato con l'offerente inginocchiato.

Archivio Negroni 
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

Tra Città Studi e Ortica, in quella Milano in rapida ripresa del secondo dopoguerra, dove fabbriche e opifici si integravano nel tessuto urbano, sorge l'Archivio Negroni, testimone dell'eredità storica e culturale dell'Attrezzeria Edoardo Negroni. Dagli anni '50, ha costruito capolavori miniati a bulino: cilindri da laminatoio, punzoni e stampi per particolari ornamentali e di argenteria classica.

Superata un'ampia sala oggi a disposizione per iniziative temporanee, dietro un'ampia vetrata si scopre l'archivio dei rulli incisi, dei disegni e dei calchi che, insieme ai laminatoi storici e gli utensili per la produzione, ci raccontano di un mondo artigianale milanese da riscoprire: l'arte dell'incisione su acciaio e della manifattura di piccola serie.

L'attrezzeria si presenta come un “serbatoio” dinamico e attivo di informazioni e riferimenti pratici. È in corso un progetto di valorizzazione di questo patrimonio artigianale che vedrà nei prossimi anni l'Archivio Negroni proporsi in un sistema fruibile a un pubblico di specialisti e appassionati. L'archivio e l'opificio rappresentano così un legame ancora vivo tra passato e presente, in un luogo autentico.

Museo della macchina di caffè, Binasco
Sabato: 10:00 - 12:30 / 14:00 - 17:30
Note: Turni di visita ogni 30 min: 10:00 10:30 11:00 11:30 12:00 12:30 14:00 14:30 15:00 15:30 16:00 16:30
Domenica: 10:00 - 12:30 / 14:30 - 17:30
Note: Turni di visita ogni 30 min: 10:00 10:30 11:00 11:30 12:00 12:30 14:00 14:30 15:00 15:30 16:00 16:30

La cittadina di Binasco si trova a pochi kilometri a Sud di Milano in ambiente rurale (fa parte del Parco Agricolo Sud Milano). Vanta notevoli tracce storiche e una economia caratterizzata da alcune attività industriali, che si affiancano all'attività agricola. Fra queste è particolarmente evidente l'attività del Gruppo Cimbali che, si può affermare, costudisce la “culla” dove è nata e si è sviluppata la tecnologia delle macchine da caffé: quelle che tutti i giorni vediamo in qualsiasi bar.

Grazie al Gruppo CIMBALI, il MUMAC (MUseo della MAcchina per Caffè) apre le sue porte alle Giornate del FAI. Nato nel 2012, in occasione dei cento anni di attività del Gruppo e grazie alla lungimiranza del suo presidente, Maurizio Cimbali, il museo dispone di una collezione unica al mondo di macchine da caffè professionali. Una esposizione capace di offrire un'esperienza completa, un viaggio nel tempo di oltre un secolo, nel quale si intrecciano storia, societa`, tecnologia e design di un made in Italy, l'ESPRESSO, vero e proprio brand della cultura italiana nel mondo.

L'esterno del Mumac costituisce una presenza di forte impatto, anche simbolico: il giardino del centenario Cimbali, le linee curve delle doghe del rivestimento che rimandano all'espandersi dell'aroma di caffé...

Il borgo di Binasco e il castello, Binasco
Sabato: 10:00 - 12:30 / 14:00 - 17:30
Domenica: 10:00 - 12:30 / 14:00 - 17:30

La cittadina di Binasco si trova a pochi kilometri a Sud di Milano in ambiente rurale(fa parte del Parco Agricolo Sud Milano). Vanta notevoli tracce storiche e una economia caratterizzata da alcune attività industriali, che si affiancano all'attività agricola.

Il borgo di Binasco si raccoglie intorno al suo castello, costruito per volere dei Visconti, tra il 1280 e il 1310con funzioni sia militari che residenziali. Residenziali perché vi soggiornavano le famiglie ducali durante gli spostamenti nei loro territori e per le battute di caccia nei boschi ricchi di selvaggina, cervi e cinghiali, che circondavano il borgo. Militari perché vi risiedeva stabilmente una guarnigione di soldati sotto la responsabilità del Castellano.

L'importanza del Castello di Binasco è legata alla posizione del borgo che si trovava esattamente sul confine tra i territori milanesi e i territori pavesi, delimitati da un corso d'acqua che ancora oggi attraversa il paese: il Ticinello, che, in passato, fungeva anche da porto fluviale.

Villa Massari, Corbetta
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

Corbetta si trova all'interno del Parco Agricolo Sud Milano, territorio caratterizzato da risorgive, campagne, aree verdi e cascine, molte delle quali risalenti al XVIII secolo e con i caratteri riconoscibili della cascina della pianura lombarda. A partire dalla metà del XVII secolo si consolidò a Corbetta, come in altre località della provincia di Milano e della Brianza, la moda dell'abitare in villa. Le ville nobili di Corbetta sono collocate all'interno del centro storico e presentano la facciata rivolta al borgo abitato e il parco rivolto alla campagna con viali prospettici e monumentali cancellate. Nel 1880 venne completato il tracciato del Gamba de Legn (il tram prima trainato a cavalli e poi a motore) che collegava la città di Corbetta con Magenta. Il suo passaggio determinò la prima e vera trasformazione della città, fino a quell'epoca cresciuta all'interno del suo impianto storico.

A differenza di altre ville corbettesi, Villa Massari non è mai stata oggetto di studi puntuali. La sua storia rimane pertanto poco conosciuta, e alcune notizie che la riguardano sono controverse. 

Palazzo Edison
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

La sede della società elettrica Edison si trova in un imponente palazzo al numero 31 di Foro Buonaparte, all'incrocio con via Luigi Illica. Costruito su progetto dell'architetto Enrico Combi tra il 1891 e il 1892 per conto della Società Strade Ferrate del Mediterraneo, nel 1923 il palazzo fu acquistato dalla Società Edison.

Recentemente sono state completate due nuove aree: l'Orangerie destinata ad usi uffici e la Caffetteria, una moderna area ristoro dotata di bar.

Archivio di Stato
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

L'Archivio di Stato, collocato presso il Palazzo del Senato, si affaccia dove un tempo scorreva quello che era definito “ il naviglio aristocratico”, perchè caratterizzato da numerosi giardini e palazzi signorili, frequentato dalla nobiltà milanese. Si trattava nel naviglio più ricco e pulito dove raramente arrivavano barconi carichi di materiali. Sul lato sinistro, dove sorge il Palazzo, era fiancheggiato da una strada pavimentata chiamata “rizzarda” ovvero pavimentata con ciottoli di fiume con due strisce parallele, selciate da lunghi lastroni di granito che permettevano alle carrozze di procedere senza scosse. Adiacente al Palazzo, in via Marina, nel 1785 Piermarini progetta il viale alberato chiamato “i boschetti” per collegare il naviglio ai giardini Pubblici. Al centro del viale di ritrovo della nobiltà, viene posto un obelisco, che nasce come colonna votiva nel 1607 consacrata da Federico Borromeo, in seguito fatto trasportare da Piermarini nel 1782, togliendo la croce sulla cima e sostituendola con una stella.

La storia del Palazzo risale al 1579 con la fondazione del Collegio Elvetico per volere di Carlo Borromeo. La costruzione vera e propria , però, ebbe inizio solamente nel 1608, durante il periodo cardinalizio di Federico Borromeo. Rimase in funzione fino al 1786 quando divenne palazzo governativo con gli Asburgo. Nel ventennio napoleonico fu dapprima sede del Gran Consiglio degli Juniori della Repubblica Cisalpina (1797 - 1802); poi del Ministero della Guerra della Repubblica Italiana (1802 - 1808); infine, del Senato del Regno d'Italia (1809 - 1814), organo da cui prese il nome con il quale è ancor oggi più noto, malgrado la non lunga durata e la relativa importanza di tale istituzione. Dopo l'Unità d'Italia, più precisamente dal 1886, il Palazzo del Senato è diventato la sede dell'Archivio di Stato di Milano e della Scuola di Archivistica e Paleografia.

Dal 1613 Fabio Mangone risulta estensore del progetto architettonico del palazzo, esempio dello stile Barocco a Milano. L'edificio presenta una ricca facciata, due stupendi cortili interni e sale affrescate nel XVI secolo. La preparazione della facciata del Collegio fu approntata dal 1632 da Francesco Maria Richini. L'originale soluzione trovata dall'architetto fu quella di realizzare una facciata concava. Nel 1664 la fabbrica del Collegio si estese maggiormente. È in questo periodo che nella direzione dei lavori subentrano dapprima l'architetto Gerolamo Quadrio e poi suo figlio, l'architetto Giovanni Battista Quadrio. Infine, dopo il 1776, Leopoldo Pollack, completò la realizzazione del Palazzo, in seguito abbellito dal Piermarini.

Caserma Mercanti, rifugi antiaerei
Sabato: 10:00 - 12:00 / 13:30 - 18:00. Note: Slot di visita: ogni 15 min.
Domenica: 10:00 - 12:00 / 13:30 - 18:00. Note: Slot di visita: ogni 15 min.

I rifugi antiaerei della ex Fabbrica Innocenti di Milano si trovano oggi all'interno del muro di cinta della Caserma Mercanti, sede del 3° Ce.Ri.Mant (Centro Rifornimenti e Mantenimento Mobile), nell'isolato compreso tra via Tanzi e via Pitteri, sede in origine della Fabbrica Innocenti. Siamo in zona Lambrate, ai confini del quartiere Ortica, nell'area nord est della città.

I tre Rifugi antiaerei sono stati costruiti tra la fine degli anni '30 e l'inizio degli anni '40 per proteggere i lavoratori della fabbrica Innocenti, fondata negli anni '20 da Ferdinando Innocenti, e ricordata soprattutto per la produzione della famosa “Lambretta”. I Rifugi, dalla particolare forma conica, costituiscono un esempio della grande capacità ingegneristica italiana messa a frutto per proteggere i suoi occupanti. Hanno infatti salvato centinaia di vite durante il Secondo conflitto mondiale.

Nel 1938 Leo Winkel brevettò uno speciale tipo di rifugio antiaereo: un edificio a torre. Ferdinando Innocenti sarebbe stato ispirato dal progetto di Winkel. I rifugi sono stati costruiti in cemento armato. Le strutture sono alte 18m e hanno una forma cilindrica con un diametro di 13 m e una parte superiore conica per deviare le bombe d'aria. Erano facilmente raggiungibili sia dall'interno della zona di produzione, utilizzando corridoi sotterranei, sia dal cortile all'interno della fabbrica.

Villa Falck
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

Villa Falck (Mino Fiocchi, 1938) La villa della famiglia Falck venne realizzata in una delle vie più rappresentative della città borghese definita dal piano Beruto. Frutto del sodalizio tra Giovanni Falck (terzo presidente delle acciaierie e ferriere lombarde Falck) e l'architetto Mino Fiocchi, sancisce la “discesa” dal Lario di entrambi. Giovanni Falck entra a pieno diritto nell'alta borghesia industriale milanese e Fiocchi progetta la prima di diverse ville in città.

L'edificio massiccio con struttura in calcestruzzo armato rivestito interamente da pesanti blocchi di ceppo lombardo, alterna sia nelle facciate che negli interni elementi a cavallo tra classicismo e avanguardia.

L'edificio massiccio con struttura in calcestruzzo armato rivestito interamente da pesanti blocchi di ceppo lombardo, alterna sia nelle facciate che negli interni elementi a cavallo tra classicismo e avanguardia. Configurata secondo il felice schema delle ville sovrapposte - Casa della Meridiana di De Finetti (1924) tra gli esempi migliori - dà le spalle alla via XX Settembre dove sono presenti gli accessi pedonali e carrabili dell'ampio giardino mentre ha l'accesso principale da via Tamburini 1.

Le sculture di Carlo Bonomi, Turbigo
Sabato: 10:00 - 18:00
Domenica: 10:00 - 18:00

Turbigo, posto al limite occidentale della Lombardia, sulla sinistra del fiume Ticino, dista circa 40 km da Milano. L'ambiente geografico è caratterizzato da una profonda piana alluvionale, su cui si innalzano tre terrazzamenti, i quali determinarono anticamente la formazione di due insediamenti "in costa", probabilmente lungo tratturi protostorici paralleli alla Valle del Ticino. Ancora pochi anni or sono vi si estendevano maestosi boschi di querce, castagni, betulle e pini silvestri. Turbigo è situato nel primo terrazzamento della Valle del Ticino, quindi in valle, in un territorio protetto dal Parco del Ticino, ammirato nei secoli per le bellezze ambientali. Grazie alla propria conformazione idro-morfologica, il paese può vantare due centri storici distinti: Turbigh in giò e Turbigh in sü, collegati da un'arteria principale realizzata nel primo Novecento. Crocevia di arterie fluviali importanti, oltre al "fiume azzurro", vi scorre il Naviglio Grande che porta a Milano, attraverso un'imponente rete di canali e rogge. La recente riscoperta della via fluviale Locarno Milano ha inserito Turbigo in una posizione qualificante.

Turbigo può considerarsi un museo a cielo aperto, grazie alla presenza di numerose sculture di Carlo Bonomi (1880-1961), poliedrico artista, poco conosciuto rispetto alla grandezza e all'intensità delle sue opere. Bonomi nasce a Turbigo e conosce fin da ragazzo la fatica del lavoro agricolo e artigianale. Dal 1898 al 1904 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Brera, dove conosce molti artisti tra cui Castiglioni, Barilli e Carrà. Desideroso di entrare in contatto con altri ambienti, si trasferisce a Roma, poi a Budapest e Vienna. Dal 1905 al 1907, con l'amico Pio Solero, frequenta l'Accademia di Monaco, respirando il fervore artistico dell'epoca, l'influenza dell'arte simbolista, preraffaellita, l'arte sociale e poi realistico-espressionistica. Drammatica per Bonomi è l'esperienza nella Prima Guerra Mondiale: arruolatosi come volontario non dimenticherà mai la sofferenza dei soldati. Tornato a Turbigo l'artista si dedica alla pittura e all'architettura, ma è soprattutto nella produzione scultorea che riconosciamo lo stile del maestro: le sue figure sono maestose ma allo stesso tempo essenziali e umili. La purezza delle forme suggerisce la nobiltà di spirito dei soggetti, ritratti sempre in atteggiamenti operosi o in raccoglimento religioso.

Il 20 settembre 1934 si tenne un'adunanza di industriali turbighesi durante la quale Guido Rivolta, segretario politico del ventennio fascista, espose l'intento di onorare la figura e l'opera di Carlo Bonomi con la realizzazione di una piazza da dedicare a San Francesco d'Assisi. Il terreno fu offerto dal Cotonificio Valle Ticino, di proprietà del senatore Giovanni Treccani degli Alfieri. Solo un terzo della spesa (32 mila lire) fu a carico del Comune, mentre la rimanente fu offerto dai turbighesi. La nuova piazza fu realizzata e inaugurata a brevissima distanza, il 4 novembre 1934. Il risultato è un gioiello compositivo di grande bellezza, scevro di qualsiasi orpello. Il 7 giugno 1964 venne inaugurato il monumento sacrario dedicato ai Caduti di tutte le guerre. L'idea risaliva al 1936 quando l'allora medico, Valfredo Agati, con cinque lire, iniziò la sottoscrizione che si concluse quasi trent'anni dopo. L'opera nasce dal rivestimento in mattoni dell'acquedotto e si presenta come una grande torre alla cui base, sotto una volta a calotta, una croce composita celebra il ricordo dei caduti in guerra. Il monumento ebbe il suo completamento con la realizzazione di un basamento, un'ampia scalinata e la scultura “L'Eroe” di Carlo Bonomi. L'opera resta un esempio di intervento monumentale di notevole espressione artistica, successivamente collegato al cimitero che si potrebbe definire un vero e proprio museo all'aperto grazie alla presenza di numerose altre sculture di Bonomi. Alla sinistra del Monumento dei Caduti si trova “La Selvaggia”, dimora, studio, gipsoteca di Bonomi, ora residenza privata.

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