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Recupero edifici abbandonati, il Tar contro la Regione che replica: "E' un equivoco"

Secondo il Tar, la legge regionale deve essere valutata dalla Corte Costituzionale. Per il Comune di Milano, che l'aveva duramente contestata, si tratta di una vittoria. La replica

Come è noto, sarà la Corte Costituzionale a stabilire se la legge regionale lombarda sul recupero di immobili abbandonati è legittima o viola l'articolo 3 della Carta. Il Tar della Lombardia, a cui avevano fatto ricorso (contro il Comune di Milano, non contro la Regione) alcuni privati, ha accolto la richiesta di Palazzo Marino di interpellare la Corte per ravvisare la costituzionalità della norma.

Sotto accusa il sistema di premialità per coloro che, proprietari di un edificio abbandonato, riceveranno un bonus di edificabilità del 25% in cambio della riqualificazione. Un premio molto contestato da Pierfrancesco Maran, assessore all'urbanistica del Comune di Milano, costretto comunque alla fine a individuare aree specifiche su cui la norma può essere fatta valere, a prescindere dal Pgt comunale. 

Le motivazioni del Tar

In attesa di entrare nel merito, il Tar ha ravvisato che qualche motivo per dolersi il Comune ce l'ha. Soprattutto perché non vengono rispettate le "prerogative comunali" in meritoo alla pianificazione urbanstica. In altri termini: il municipio perde troppo potere regolatorio. Non solo, ma la legge regionale risulta troppo "rigida" rispetto alle differenti realtà locali, e in più incentiva di fatto l'abbandono degli edifici in vista, in futuro, del premio edificatorio.

Come a dire: conviene lasciare abbandonato un immobile per un certo tempo, per poi "riscuotere" il bonus quando si procederà alla riqualificazione, mentre i proprietari che si adoperano per non lasciare il loro edificio in stato d'abbandono sono discriminati. Ed infine, la Regione con la sua norma entrerebbe in contraddizione con le generali politiche che limitano il consumo di suolo, promosse dalla stessa Lombardia.

La Regione: "Palese equivoco"

L'assessore regionale all'urbanistica e territorio, Pietro Foroni, non è preoccupato. E fa notare che, finora, la Regione non ha potuto "dedurre le sue argomentazioni e descrivere la piena costituzionalità della norma", perché non era parte in causa nel procedimento al Tar. Ma ricorda che la costituzionalità è stata di fatto "già riconosciuta dal Governo che non l'ha mai impugnata".

Secondo Foroni, "le motivazioni descrivono una realtà completamente diversa rispetto alle vere finalità della normativa. Questo palese equivoco derivante dalla mancata partecipazione di Regione al giudizio, mi lascia assolutamente ottimista sull'esito della Corte Costituzionale". L'assessore difende strenuamente la legge regionale, che favorirebbe il recupero delle aree dismesse. E ricorda che, fintanto che la Consulta non si sarà espressa, la norma "rimarrà pienamente valida ed efficace".

Il Comune: "Ribadita la nostra posizione"

"Il Tar ribadisce che non può essere compressa l’autonomia del Comune, cui spettano le scelte di pianificazione generale in virtù del principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 118 della Costituzione, come più volte statuito e ribadito dalla Corte Costituzionale in precedenti decisioni, e come ho più volte ricordato - un po’ inascoltato - nelle scorse settimane", commenta soddisfatto per la decisione del Tar l'assessore milanese all'urbanistica Pierfrancesco Maran, secondo cui ora è necessario un tavolo di lavoro con la Regione per modificare la legge.

"A quel tavolo - prosegue - lavoreremo con serietà e rigore per modificare significativamente quella legge, con l’obiettivo che vengano date certezze anche ai proprietari ed agli investitori. Sono infatti loro quelli più danneggiati da una legge che avendo basi così deboli dimostra che ha sbagliato chi pensava fosse un modo per aggirare il Pgt di Milano". Non sembra però, almeno per il momento, che dai piani alti di Regione Lombardia vogliano sedersi a un tavolo. 

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