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Milano, inciampa e cade su una radice sporgente: Comune chiamato a pagare i danni

Lo ha stabilito la corte di Cassazione, palazzo Marino dovrà risarcire oltre 11mila euro

Prima la caduta su un marciapiede di Piazza Vesuvio a causa di una radice sporgente, poi la corsa al pronto soccorso con una mandibola rotta e lunghi mesi di riabilitazione. Infine il processo. E dopo 6 anni di carte bollate la Cassazione ha stabilito che Palazzo Marino deve pagarle i danni. La vicenda è stata raccontata sulle colonne del Corriere della Sera da Giuseppe Guastella.

Tutto iniziò nel febbraio del 2012 e quando i legali della donna, che all'epoca aveva 84 anni, invitarono il comune a risarcire i danni alla loro assistita Palazzo Marino rispose con un secco rifiuto: secondo i legali non c'era alcuna responsabilità dietro a quella caduta. Seguì una causa, ma neanche il tentativo di conciliazione del giudice della decima sezione civile del Tribunale di Milano andò a buon fine per l'opposizione del municipio. Il motivo? Non è noto, ma potrebbe dipendere dal fatto che se gli incidenti provocati dalle radici dovessero ricadere sull'amministrazione comunale le richieste di risarcimento danni aumenterebbero esponenzialmente. Diversamente da buche e marciapiedi rotti, infatti, è difficile dire quando una radice sporgente diventa pericolosa.

A risolvere la questione è stata la Cassazione che ha stabilito che è sufficiente che ci sia un nesso "causale" tra la "cosa in custodia" e "il danno arrecato" — in questo caso tra radice sporgente e la caduta — affinché la responsabilità ricada sul comune. E la polizia locale, che nel 2012 era intervenuta per i rilievi, constatò che non c'era alcun cartello a segnalare il pericolo. L'epilogo? Palazzo Marino dovrà pagare 9.075 euro per i danni fisici e altri 3.234 per le spese processuali.

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