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Il caso

Inseguire i ladri per la polizia è ancora possibile?

La polizia stradale è voluta tornare sulla circolare nella quale si sconsigliava di intraprendere inseguimenti

Inseguire o non inseguire le auto che non si fermano all'alt? Il dubbio e la conseguente polemica tengono ancora banco tra poliziotti, sindacati e opinione pubblica. La polizia stradale è voluta tornare sulla circolare nella quale si sconsigliava di intraprendere inseguimenti che potessero mettere a repentaglio la salute degli agenti stessi e degli altri automobilisti.

Con le direttive impartite "non si è mai voluto venir meno al compito di inseguire gli automobilisti inottemperanti all'obbligo di arrestarsi all'alt" ma c'è "l'esigenza di garantire la maggiore tutela possibile all'incolumità degli utenti stradali e degli stessi operatori di polizia", ha corretto il tiro la polizia stradale dopo la direttiva incriminata del compartimento della Lombardia. Secondo quanto scritto dalla dirigente Maria Dolores Rucci, le pattuglie si dovrebbero limitare ad annotare il numero di targa e comunicarlo ad altre pattuglie delle forze dell'ordine per ridurre i rischi per gli stessi agenti e per gli altri.

Per questo ora la stradale specifica che l'obiettivo è, semplicemente, quello "di adottare in tali occasioni tutte le opportune cautele senza, ovviamente, venir meno ai propri compiti istituzionali". "Le disposizioni - precisa il Dipartimento - impongono l'acquisizione di tutti gli elementi descrittivi e identificativi dell'automobile in fuga da condividere tempestivamente con la centrale operativa della polizia stradale che, mediante un'attività di coordinamento, coinvolgerà anche altri equipaggi in supporto a quello inseguitore". 

Inseguimenti vietati? I sindacati contrariati

Il segretario nazionale del Sindacato autonomo di polizia, Gianpiero Timpano, ha espresso la sua perplessità in una nota. "Riteniamo che gli operatori ben conoscono i rischi, anche normativi, di un mestiere sempre più difficile da esercitare, ma abbiano altrettanto chiaro il servizio che devono garantire al Paese. La consapevolezza di doversi preoccupare maggiormente delle responsabilità piuttosto che delle insidie dei malfattori di turno è davvero mortificante", ha scritto.

"Vorremo preoccuparci di assicurare i delinquenti alla giustizia e non delle conseguenze interne. Le forze dell’ordine - le sue parole - prive di autorevolezza e di serenità operativa non possono assolvere il loro compito istituzionale e non impediranno che taluni soggetti, oltre a fuggire impunemente, compiano reati ben peggiori di quelli previsti dal codice della strada".

Stessa reazione anche per la segretaria dei sindacato Coisp: "Risulta quanto mai inopportuna o quantomeno affatto chiara la nota avente ad oggetto "Comportamento pattuglie – disposizioni" emanata lo scorso 28 marzo dal dirigente del Compartimento polizia stradale per la Lombardia e indirizzata a tutti i responsabili delle dipendenti Sezioni, Sottosezioni e Distaccamenti della Specialità". 

La nota dei Coisp poi aggiunge che sarebbero proprio i poliziotti "a ritrovarsi nelle pagine dei quotidiani nel caso in cui si dovesse successivamente apprendere che gli occupanti del veicolo che non si era fermato all'alt o aveva forzato il posto di blocco si erano resi responsabili poco prima di reati efferati e a dover spiegare a qualche giudice oltre che all'opinione pubblica per quale motivo l'appartenenza alla polizia stradale li aveva obbligati solamente ad 'annotare il numero di targa/il tipo/il modello/la direzione di marcia del veicolo". Ecco, stando agli ultimi chiarimenti, della stradale nulla è cambiato, né in Lombardia né molto meno nel resto d'Italia.

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