rotate-mobile
L'intervista

Elezioni ordine avvocati. La Lumia: "Cambio di passo e ripensare la professione"

Il candidato alla presidenza dell'ordine degli avvocati di Milano illustra il suo programma a MilanoToday. E sulle riforme 'Cartabia': "Non saranno rose e fiori"

Gli avvocati milanesi saranno chiamati alle urne per il rinnovo del Consiglio dell’Ordine; si voterà nei giorni 7, 8 e 9 febbraio 2023, dalle ore 8.30 alle ore 15.30. Abbiamo incontrato l’avvocato Antonino La Lumia, candidato Presidente della lista Fare Avvocatura. Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Milano, ha una significativa esperienza associativa, come Presidente del Movimento Forense, associazione riconosciuta dal CNF.

Il suo costante impegno nelle istituzioni forensi è anche nazionale: è Delegato del Foro di Milano al Congresso Nazionale Forense ed è stato eletto, nell’ottobre 2022, Tesoriere dell’Organismo Congressuale Forense, l’organo politico di vertice dell’Avvocatura italiana. Gli abbiamo chiesto di illustrarci la visione e i punti essenziali del programma.

Come nasce il progetto di Fare Avvocatura e quale Ordine avete in mente?

"Il nostro progetto parte da lontano perché è il frutto di un confronto continuo con i nostri colleghi, nel corso degli ultimi anni: tutti i nostri 16 candidati, infatti, hanno maturato una considerevole esperienza nelle istituzioni e nelle associazioni forensi, a livello milanese, lombardo e nazionale. Il nostro obiettivo principale è mettere a fattor comune queste esperienze, creando una solida connessione tra l’Ordine e gli iscritti: ciascuno deve sentirsi parte di un percorso che - passo dopo passo - va costruito insieme e reso patrimonio comune.

La nostra idea di Ordine è racchiusa in tre parole chiave: condivisione, concretezza e lungimiranza. Il nuovo Consiglio avrà due direttrici fondamentali a presidio di libertà, autonomia e indipendenza: affiancare concretamente i colleghi nelle attività professionali quotidiane, dentro e fuori il Palazzo di Giustizia, e governare il cambiamento, affrontando consapevolmente le sfide di innovazione che la società pone oggi all’Avvocatura, anche in ambito internazionale, nel solco delle nuove competenze, della valorizzazione dei giovani e delle pari opportunità".

Come vede il futuro della professione forense?

"Serve ripensare profondamente la professione nelle sue dinamiche quotidiane: fermi i principi fondamentali che sono connaturati alla funzione primaria dell’avvocato, è necessario misurarsi con il mutamento incessante della contemporaneità, che suggerisce forme di assistenza e consulenza adeguate al contesto sociale e imprenditoriale. L’Avvocatura dovrà puntare sulle migliori soluzioni per favorire l’aggregazione degli studi, la fiscalità sostenibile, l’equo compenso, la formazione specialistica e le reti internazionali, supportando concretamente l’uso del processo telematico e pretendendo il funzionamento effettivo del sistema per garantire contraddittorio e difesa dei diritti".

Serve un cambio di passo per Milano?

Certamente serve un confronto costante con gli iscritti: un lavoro di “ascolto attivo” da parte di tutto il Consiglio, che sia funzionale a creare un Ordine specchio del Foro, rendendolo parte essenziale e integrante del tessuto istituzionale, professionale e imprenditoriale di Milano. In un momento storico così complesso, una seria linea d’azione programmatica deve trovare il punto di equilibrio tra salvaguardia dei principi del giusto processo, tutela economica e innovazione nel modo stesso di concepire la professione. Serve un vero patto generazionale per l’Avvocatura, che sostenga i giovani e valorizzi l’esperienza di chi ha dato tanto alla nostra professione: lavoreremo in questa direzione.

Sarà centrale la via della solidarietà e del sostegno agli avvocati in difficoltà, attraverso servizi e azioni di supporto concreto, anche mediante convenzioni con istituzioni ed enti pubblici e privati. Tra le iniziative da mettere in campo: uno sportello di assistenza, operativo con vari team di colleghi, che possa diventare un’occasione di dialogo e di collaborazione. Il nuovo Consiglio - nel quadro di una rinnovata collaborazione all’interno dell’Unione Lombarda degli Ordini Forensi (ULOF) - rafforzerà la rappresentanza del Foro milanese a livello nazionale, favorendo una maggiore sinergia con tutte le componenti dell’Avvocatura: istituzionali, politiche e associative. Vogliamo un’Avvocatura che torni a essere guida culturale del Paese".

Come funzionerà il nuovo Ordine?

"Le riforme “Cartabia” del processo civile e penale saranno uno snodo fondamentale per la Giustizia, perché impatteranno sempre di più sulla professione forense: occorrerà essere presenti, anche come Ordine, per garantire la funzionalità e l’effettività del diritto di difesa. L’azione del nuovo Consiglio, pertanto, mirerà a difendere sempre il ruolo centrale dell’Avvocatura, assicurando un rapporto di leale collaborazione con la Magistratura, ma su un piano sempre paritario, anche attraverso la definizione di protocolli virtuosi e un dialogo costante con i funzionari amministrativi e gli altri operatori della Giustizia. In questo senso, servirà certamente valutare una profonda rivisitazione del rapporto con le cancellerie e il personale di segreteria, al fine di ristabilire i normali equilibri pre-Covid e garantire il rispetto del tempo degli avvocati e dei loro collaboratori.

Il nuovo Consiglio, accanto all’azione costante a tutela del processo ordinario, seguirà il percorso di diffusione degli strumenti di giustizia consensuale, che consentono agli avvocati di svolgere una funzione professionale fondamentale, maturando ulteriori e specifiche competenze: in quest’ottica, manterrà un ruolo centrale l’Organismo di Conciliazione Forense, con l’eccellente “squadra” dei mediatori, e verrà fortemente valorizzata la Camera Arbitrale dell’Ordine, affinché diventi la sede per una risoluzione alternativa delle controversie, capace di garantire rapidità, specializzazione ed efficacia del risultato".

Come opereranno le Commissioni?

"Il nuovo Consiglio adotterà un sistema di responsabilità diffusa, funzionale a creare una costante e proficua connessione con i colleghi di Milano: le Commissioni saranno il vero motore dell’Ordine. La gestione sarà razionalizzata, con la creazione di nuove Commissioni che possano rispondere alle esigenze del Foro, nell’ambito dei rapporti istituzionali, della previdenza e dell’assistenza, del monitoraggio legislativo e giurisprudenziale, dei fondi nazionali ed europei, della privacy, del commercio internazionale e del Made in Italy, delle tecnologie e dell’organizzazione degli studi legali.

La prima iniziativa che immaginate per il nuovo Consiglio?

Non ci sono dubbi: programmare subito le assemblee degli iscritti del Foro e costituire il tavolo permanente con le Associazioni. Serve concretezza, servono dialogo e confronto continui per affrontare insieme le questioni più calde della Giustizia, a partire dalle riforme processuali in atto: nessuno dovrà restare indietro.

Un ultimo messaggio in vista del voto?

Chiedo alle colleghe e ai colleghi di Milano di darci fiducia per quello che abbiamo realizzato in questi anni e per quello che vorremmo costruire insieme nel prossimo Consiglio. Per questo motivo, è fondamentale andare a votare ed esprimere la preferenza per tutti i 16 candidati della lista “Fare Avvocatura”: solo così, infatti, potremo avere una rappresentanza coesa e portare avanti il programma che abbiamo condiviso con tutto il nostro foro.

Parliamo di un tema di attualità, già accennato sopra. Quello delle riforme dell'ex ministra Marta Cartabia. Ci sono state polemiche da più parti. Secondo lei, come influiranno sulla professione e in generale sull'amministrazione della Giustizia?

"Le riforme "Cartabia" dei processi civile e penale impatteranno significativamente sulla professione forense. E non saranno tutte rose e fiori. Le relazioni sull'amministrazione della Giustizia presentate, in tutta Italia, la scorsa settimana in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, hanno restituito un risultato non proprio confortante, sia in termini di (dis)organicità della legislazione di riforma, sia sotto il profilo dell’efficienza delle infrastrutture. 

È significativo un passaggio nella relazione del Presidente della Corte d'appello di Milano: 'Non è dal solo cambiamento di rito che scaturisce l'efficienza del sistema. Queste riforme, infatti, oltre a presentare per taluni aspetti potenziali ricadute negative sull'efficienza del sistema, non si occupano di alcune rilevanti criticità presenti nel nostro Paese, come il numero carente dei magistrati, il problema dell'organizzazione delle circoscrizioni territoriali e la carenza del personale amministrativo di cancelleria'. La questione è complessa, perché coinvolge un settore nevralgico della Giustizia: la digitalizzazione ha inciso positivamente anche sul fronte dei tempi del processo; tuttavia non può considerarsi elemento risolutivo poiché altri sono i mezzi necessari per consentire di renderlo più veloce ed efficiente.

Ogni ragionamento deve partire da una considerazione fondamentale: la digitalizzazione serve la giustizia, ma non si sostituisce a chi la esercita. Gli avvocati, per quanto di loro competenza, hanno reso la gestione del processo sicuramente più efficiente, non foss'altro per il fatto che la digitalizzazione ha riversato su di loro la maggior parte degli adempimenti, che prima gravavano su cancellieri e magistrati, con enorme beneficio per l'intero sistema Giustizia.

Il dato allarmante è che, a fronte di una maggiore efficienza dovuta all'intervento diretto degli avvocati nella gestione delle attività processuali, non corrisponde un'adeguata dotazione di risorse da parte dell'Amministrazione del settore Giustizia. È questa la chiave di volta: occorrono investimenti consistenti e lungimiranti, altrimenti il contenimento dei tempi del giudizio resterà una chimera, con buona pace del giusto processo".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Elezioni ordine avvocati. La Lumia: "Cambio di passo e ripensare la professione"

MilanoToday è in caricamento