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L'idea lombarda: "Nei campi non gli immigrati, ma chi prende il reddito di cittadinanza"

L'attacco dell'assessore Rolfi: "Da Roma niente. Diamo lavoro a chi percepisce il reddito"

No ai migranti, sì a chi percepisce il reddito di cittadinanza o non ha un lavoro. L'assessore all'agricoltura di regione Lombardia, Fabio Rolfi, entra a gamba testa nella discussione sulla potenziale regolarizzazione degli immigrati - idea del governo - per permettere loro di lavorare nei campi di tutta Italia ed evitare così che i raccolti vadano persi a causa dell'emergenza Coronavirus. 

La possibile soluzione, evidentemente, non piace a Rolfi, che non fa nulla per nasconderlo. "Le aziende agricole non hanno bisogno di una maxi sanatoria di immigrati irregolari. Invito il ministro Bellanova a venire in Lombardia, prima regione agricola d'Italia, per capire se la priorità è la regolarizzazione di centinaia di migliaia di extracomunitari o avere un aiuto concreto da parte del governo", ha attaccato giovedì pomeriggio l'assessore in una nota diffusa dal Pirellone. 

E ancora: "In questi mesi non abbiamo visto stanziare da Roma risorse aggiuntive per l'agricoltura, forse ci si dovrebbe concentrare di più su quello che su battaglie ideologiche per dare visibilità ai singoli partiti", ha proseguito Rolfi. "Il lavoro nei campi - ha rimarcato - è cosa seria, non una boutade da campagna elettorale. Le aziende agricole non sono campi profughi. Servono paghe giuste e contratti regolari". E lo stesso Rolfi ha una sua idea su chi potrebbe essere impegnato nei campi e propone di dare "lavoro prima ai disoccupati e a chi percepisce il reddito di cittadinanza". 

"L'agricoltura - ha concluso l'assessore - ha bisogno di semplificazione e su questo i voucher sono lo strumento più adeguato. Chi dice il contrario per motivi ideologici fa il male dell'agricoltura".

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