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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Regione 'dimentica' la onlus che combatte l'Hiv (nella giornata contro l'Aids): no ai fondi

La regione nega un aiuto a Milano Check Point, onlus impegnata nella lotta all'Aids

Dimenticati, accantonati, messi da parte. In un giorno che per loro ha un sapore speciale, a metà tra il ricordo e lo sguardo al futuro all'insegna della cura e dell'attenzione. Si sentono così i responsabili di "Milano Check point", una onlus nata nel 2019, con il patrocinio del comune di Milano, che si occupa di prevenzione sessuale e offre gratuitamente ai cittadini test per l'Hiv e per la sifilide. Per loro l'amara sorpresa è arrivata martedì 1 dicembre, data in cui tutto il mondo celebra la "giornata mondiale contro l'Aids" e data in cui regione Lombardia ha deciso - almeno per il momento - di non concedere uno spazio fisico e un supporto economico all'associazione, che riesce a svolgere il proprio lavoro soltanto grazie alle donazioni. 

"Il Primo Dicembre l’assessore Giulio Gallera nega l’aiuto all’associazione che offre servizi gratuiti ai cittadini quali Test Hiv e Sifilide e il percorso per assumere la Prep. Proprio oggi che è dimostrato quanto sia importante sottoporsi al test e fare terapie di prevenzione. Oggi è 1° dicembre 2020, 32° Giornata mondiale per la lotta all’Aids", hanno raccontato martedì da Milano Check Point.

"In questa giornata si celebra la memoria dei milioni di persone morte a causa dell’Aids, e si ricorda che nel mondo ci sono ancora 36 milioni di persone che vivono con Hiv, di cui 130 mila in Italia. La Lombardia rimane stabilmente la regione con il maggior numero di nuove diagnosi, con 544 casi nel 2019, e Milano la città con l’incidenza più alta, 6,5 casi ogni 100.000 abitanti. Proprio in questa giornata speciale, la minoranza Pd presso il consiglio regionale, ha promosso un’interpellanza a firma della consigliera Paola Bocci dal titolo «Sostegno a Checkpoint Milano, centro dedicato alla tutela della salute sessuale», con l’obiettivo di destinare dei fondi al Milano Check Point, per sostenere le azioni concrete sul campo e per permettere l’acquisto dei test", hanno spiegato dalla onlus.

"Ma l’assessore Giulio Gallera ha risposto no, lasciando nuovamente le cittadine e i cittadini a sé stessi, come già succede con il coronavirus. L’assessore Gallera ha addotto motivazioni futili quali che esistono già i centri Mts. Forse l’assessore Gallera non sa che questi centri a causa del Covid hanno dimezzato gli appuntamenti e inoltre non intercettano una grande parte della popolazione, quella più a rischio, che rimane così fuori dai percorsi istituzionali", hanno sottolineato da Check Point.

"In un momento di emergenza sanitaria a causa del covid-19, l’Hiv rimane in secondo piano e continua a diffondersi. È sempre più complicato recarsi presso le strutture sanitarie, esautorate dall’emergenza, ma il Check Point rimane aperto, e presidia con il test Hiv e la Prep. Ma per salvaguardare il futuro, e l’implementazione di servizi, c’è bisogno di un sostegno economico", hanno rimarcato dalla onlus. 

"Siamo indignati per l’ennesima prova dell’incapacità dell’assessore Giulio Gallera di avere una visione lungimirante dello stato dei fatti. Chiediamo che l’interpellanza venga ridiscussa, considerando i dati epidemiologici e i costi e l'efficacia di questa operazione", l'appello di Massimo Cernuschi, presidente di Milano Check Point. Evidentemente contrariata anche Paola Bocci, che dell'interpellanza era la firmataria: "Ora, si sappia che non sostenere un presidio che dà risposte a centinaia di persone e fa efficace prevenzione con serietà e competenza, è un’occasione persa - il suo amaro commento -. Per Milano Check Point parlano i numeri, che danno una precisa idea di quanto sia un servizio utile, necessario e non in contrapposizione con i percorsi tradizionali che non sempre danno risposte in tempi brevi. Altre regioni sostengono finanziariamente i check point, e  la stessa Giunta di  Regione Lombardia più di  un anno fa aveva accolto la richiesta del Consiglio che si era espresso a favore del supporto. È ingiustificabile quindi questa scelta che rappresenta una marcia indietro, quando sappiamo che la prevenzione dell’Hiv resta una priorità assoluta per sconfiggere il virus, e - ha concluso - va quindi sostenuta a tutto campo e con tutte le risorse possibili".

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