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I russi contro Putin a Milano / Castello / Piazza Castello

I russi a Milano: "Date armi all'Ucraina per difendersi"

Manifestazione a Milano, e in oltre trenta città del mondo, contro il regime di Putin e per una Russia libera e democratica

Opposizione al regime di Putin. Richiesta di scarcerare Navalny e tutti gli oppositori politici. A cui, nell'anno della guerra russa contro l'Ucraina, si aggiungono altre richieste, più stringenti, rivolte all'occidente: un embargo totale al gas e al petrolio russi, per smettere di finanziare l'invasione, e continuare con la consegna di armi agli ucraini perché possano difendersi.

Queste le idee delle circa cento persone di origine russa che, domenica 12 giugno, hanno manifestato a Milano in piazza Castello, in concomitanza della 'Giornata della Russia'. Una festa nazionale istituita nel 1992. "In Russia oggi si tengono manifestazioni in sostegno a Putin e volevamo fare qualcosa di opposto, per cui l'abbiamo chiamata Giornata dell'indipendenza dal putinismo", commenta un'attivista russa che vive a Milano da tempo. La manifestazione si è tenuta contemporaneamente in oltre trenta città del mondo, dall'Australia al Nord America all'Europa.

Manifestazione russi contro guerra in Ucraina (foto MT)

Vent'anni di putinismo

I manifestanti, che usano la bandiera 'deputinizzata' con una seconda striscia bianca al posto di quella rossa, hanno realizzato cartelli con la descrizione di vent'anni di putinismo attraverso le più grandi tragedie del suo governo: in uno ('La dittatura non ama la verità') vengono ricordati gli omicidi della giornalista Anna Politkovskaja (2006) e dell'oppositore politico Boris Nemtsov (2015). In un altro ('Quando si abbassa il rating, fai la guerra') vengono ricordate le guerre in Georgia (2008) e in Ucraina (dal 2014 ad oggi).

In un terzo cartello sono citate le stragi del teatro Dubrovka di Mosca (2002) e della scuola di Beslan (2004), due episodi controversi nati con sequestri di ostaggi da parte di terroristi. In entrambi i casi le forze speciali russe fecero irruzione provocando due stragi: nel teatro morirono sia i terroristi sia 174 ostaggi, nella scuola trovarono la morte 333 persone tra cui 186 bambini. In un quarto cartello ('Paura dei media indipendenti') si citano le chiusure della tv privata Ntv (2001) e di diverse testate libere come Dohzd, Eco di Mosca e Novaja Gazeta (2022). Il direttore di Novaja Gazeta è stato insignito del Nobel per la Pace nel 2021. Un quinto cartello ricorda le proteste del 2011-2013 e del 2017-2018 represse con la violenza.

C'è poi un cartello nel quale si ricordano due disastri in cui il regime ha sostanzialmente scelto di 'salvare la faccia' invece che vite umane. Il primo è quello del sottomarino Kursk (affondato nel 2000), quando 118 membri dell'equipaggio furono lasciati morire rifiutando cooperazioni internazionali per cercare di recuperarlo. Il secondo è lo sversamento di combustibili a Norilsk (2020), quando la dirigenza della Nornickel nascose per giorni la rottura del serbatoio che aveva causato l'incidente. Tra gli 'effetti del putinismo' si ricordano infine, con altri cartelli, le otto guerre in cui la Russia si è coinvolta dal 2000 ad oggi, la riduzione delle scuole (da 68.100 a 40.800), l'aumento delle case fatiscenti (da 9,5 a 25,5 milioni di metri quadrati).

"Se si cede, Putin non si fermerà"

"Alcuni di noi sono stati invitati dalle tv italiane, ma stiamo rifiutando questi inviti perché ci siamo accorti che ci vogliono usare per 'fare scandalo' in tv, senza che veniamo realmente ascoltati", racconta ancora un'attivista a MilanoToday: "Siamo contro i politici italiani che suggeriscono di smettere di inviare armi e, all'Ucraina, di cedere territori a Putin. Noi sappiamo che Putin non si fermerà mai. L'Europa aveva lasciato perdere la Crimea continuando a fare affari con la Russia e Putin non si è fermato. Se adesso gli viene ceduto il Donbas, continuerà. Vorrà Kyiv, poi la Polonia e altro ancora".

"Rischiano di essere schedati per uscire allo scoperto"

Alla manifestazione erano presenti anche Yuri Guaiana e Simona Viola, della segreteria di +Europa. "E' una manifestazione di estremo coraggio", dichiara Guaiana: "Sono cittadini democratici che escono allo scoperto per chiedere pace per l'Ucraina e libertà per la Russia. E' un messaggio forte, che arriva da oltre trenta città in giro per il mondo, e nasce dalla diaspora russa che, purtroppo, sta crescendo, perché gli attivisti dei diritti umani e i giornalisti sono costretti a lasciare il paese in questo periodo".

"Il rpimo aspetto è l'evidente presa di coscienza femminile con una preponderante presenza, come nelle manifestazioni degli ucraini e dei bielorussi", aggiunge Viola: "Il secondo aspetto è che loro sono molto consapevoli dell'infiltrazione che i russi hanno avuto nella stampa italiana e scandalizzati dello spazio che i media danno alla propaganda russa. Se esisterà mai un futuro per una Russia democratica, partirà da queste persone, consapevoli e generose. Qualcuno di loro sa che rischia di essere fotografato e schedato mentre manifesta, anche a Milano".

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