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L'impresa di Max e Luciano, tutta la maratona corsa spingendo l'amico in sedia a rotelle

Il "miracolo" per la Alessio Tavecchio onlus che domenica ha organizzato una raccolta fondi

Per 42 chilometri e 192 metri sono stati i suoi fidi scudieri. Per 42 chilometri e 192 metri lo hanno scortato, spinto, letteralmente. Poi, una volta sotto il traguardo, si sono fermati e accasciati in un misto magico di stanchezza, emozione e gioia. Perché quella di Alessio Tavecchio, Luciano Schiavone e Massimiliano Monzani è stata una "Milano Marathon" decisamente speciale. 

Loro, ognuno con il proprio ruolo, quella gara l'hanno corsa insieme, senza dividersi mai. Alessio - 48enne bergamasco, paraplegico dal 1993 - seduto sulla sua sedia a rotelle e Max e Lucio dietro, a "guidarlo" dall'inizio alla fine del percorso. 

Video | L'arrivo di Alessio, Max e Lucio

La corsa per la Onlus

Il loro obiettivo domenica era uno: arrivare al traguardo per raccogliere fondi per la "Alessio Tavecchio onlus", l'associazione che ha deciso di trasformare un terreno accanto al PalaIper di Monza in un orto e un vigneto solidali e didattici per persone con disabilità, studenti e richiedenti asilo. 

I primi lavori sono terminati, ma Alessio - uno che non si arrende, uno che dopo l'incidente in moto che gli ha cambiato la vita è diventato atleta paralimpico - adesso ha bisogno di soldi per rendere quell'orto accessibile a tutti. E quei soldi li ha cercati proprio partecipando alla maratona per alzare l'attenzione sul proprio progetto e raccogliere fondi con le staffette. 

L'impresa di Max e Lucio 

Al suo fianco in strada sono scesi Luciano Schiavone - 60enne dipendente di Città Metropolitana - e Max Monzani, operaio di cinquanta anni e una passione per la corsa scoperta da non più di cinque anni. 

"Fino all'anno scorso correvo per il tempo, volevo chiudere una maratona entro le 3 ore e 30 e nel 2018 ci sono riuscito - racconta a MilanoToday -. A quel punto ho deciso di correre per altro, di farlo per le emozioni. L'anno scorso ho fatto la '100 chilometri del Passatore' e lì ho incontrato dei ragazzi non vedenti che sono riusciti a coprire tutto il percorso". 

"Mi ha colpito la loro grinta, la loro energia e mi sono detto che da quel momento avrei corso soltanto per chi purtroppo non può, per dare a loro le emozioni che provo io", spiega. Da lì, grazie a un'amica in comune, l'incontro con Alessio Tavecchio, con il suo progetto e con il "mio socio" - come lo chiama - Lucio. 

I 40 chilometri spingendo 

”È stato fantastico, ho provato una gioia immensa. La sera dopo la corsa avevo ancora un'adrenalina incredibile", le parole di Max. "E la cosa più bella è stata la reazione degli altri corridori, in tanti, tantissimi si sono offerti di darci il cambio e di aiutarci". 

Ma Lucio e Max la corsa l'hanno chiusa da soli, con il tempo di 4 ore e 10. Poi, sotto il traguardo, gli abbracci e le lacrime per una medaglia speciale, quella del cuore e della solidarietà. 

arrivo maratona sedia a rotelle-2

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