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La marcia per la pace

Da Milano a Kyiv per la "marcia della pace" europea

Due attivisti di Fondazione Arché parteciperanno all'iniziativa del Movimento europeo di azione non violenta. Nel decalogo della marcia si respinge l'opzione 'neutralista' e si sta dalla parte degli ucraini "martirizzati da troppe settimane", chiedendo "il ritiro dell'aggressore"

Ci saranno anche due attivisti di Fondazione Arché a Kyiv, l'11 luglio, per partecipare alla marcia per la pace organizzata dal Mean (Movimento europeo di azione non violenta). La fondazione, da quanto è scoppiata la guerra su larga scala, si è recata in Ucraina per quattro viaggi umanitari per consegnare cibo e medicinali ai rifugiati presso il seminario greco-cattolico e l'ospedale neonatale di Lviv. E, in Italia, ha promosso progetti di accoglienza dei rifugiati, ha organizzato raccolte fondi per la popolazione e momenti i approfondimento sulla guerra.

A partecipare alla marcia saranno Paolo Dell'Oca (portavoce di Arché) e Jacopo Palmieri (responsabile progettazione). "E' l'occasione giusta per fare sentire dal basso le voci schierate per la pace", afferma Palmieri: "Manifestare a Kyiv ha un alto valore simbolico. Uomini e donne europee che chiedono insieme che il rumore delle armi cessi definitivamente". Per Dell'Oca, "l'orrore della guerra costituisce un arretramento assoluto nel cammino dei diritti di ogni persona e di ogni comunità". I due operatori partiranno da Milano sabato 9 luglio per Medyka, luogo di frontiera tra la Polonia e l'Ucraina situato nell'antica Galizia, dove si uniranno agli altri attivisti del Mean, portando con sé alcuni beni di prima necessità raccolti per bambine e bambini.

Il contesto

Dal 24 febbraio, è in corso una guerra su larga scala sferrata dalla Federazione Russa contro l'Ucraina, con la motivazione ufficiale di "proteggere le popolazioni del Donbas" e "denazificare l'Ucraina". Fin dall'inizio, la capitale Kyiv e soprattutto Kharkiv hanno subito bombardamenti. I militari russi hanno occupato presto la regione di Kherson, nel sud, e la zona a nord di Kyiv, non riuscendo a entrare nella capitale grazie alla resistenza degli ucraini. Dopo il ritiro russo, all'inizio di aprile, sono venuti alla luce i massacri di Irpin, Bucha e Borodyanka, nell'hinterland della capitale. Poi è arrivata la tragedia di Mariupol, quasi rasa al suolo, con due momenti simbolici: la strage nel teatro dove si erano rifugiati un migliaio di civili e quella dello stabilimento di Azovstal. Non si conosce ancora il bilancio di Mariupol ma potrebbe essere di almeno 20mila morti. Ora la guerra si è spostata soprattutto in Donbas, dove i russi tentano di conquistare una città dopo l'altra. Ma continuano i bombardamenti anche altrove, anche nella zona di Odessa.

L'Unione Europea, gli Stati Uniti e altri stati hanno finora elaborato almeno sei pacchetti di dure sanzioni contro la Federazione Russa. Molti paesi aiutano l'Ucraina inviando armi per la resistenza e l'Unione Europea ha recentemente approvato per l'Ucraina lo status di paese candidato all'adesione. La guerra ha causato la fuga di milioni di donne e minori: oltre 140mila quelli arrivati in Italia, quasi tutti ospitati da privati. Ma diversi ucraini stanno già rientrando nel loro paese, intenzionati a ricominciare, qualche volta da zero. Nella sola regione di Kyiv, 4.800 case private e 161 palazzi sono andati completamente distrutti. Sommando quelli danneggiati parzialmente, si calcola che oltre 13mila famiglie abbiano bisogno di un alloggio. Oleksiy Kuleba, capo dell'amministrazione militare regionale di Kyiv, ha spiegato che, per metà luglio, è in programma l'inizio della costruzione di nuove case per chi ha perso la propria.

La marcia

"Andiamo in Ucraina per essere accanto agli ucraini martirizzati da tante, troppe settimane", si legge nel 'decalogo' della marcia, che farà convergere a Kyiv almeno 5mila attivisti da tutta Europa. "La nostra azione è preparata e discussa con la società civile ucraina, le sue organizzazioni e istituzioni. Siamo con loro per chiedere il silenzio delle armi e il ritiro dell'aggressore", si legge ancora. "Mettere in atto nuove forme di dialogo non ha nulla a che vedere con la rappresentazione di pacifisti e nonviolenti come anime belle intente a 'giocare alla pace' o a dichiararsi 'neutralisti' mentre gli ucraini sono costretti a far volare i missili anticarro", si legge infine.

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