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No a finanziamenti pubblici per MiMo: l'esposto alla Corte dei conti

A presentarlo le associazioni ambientaliste

Il MiMo (Milano Monza Open Air Motor Show) ha ricevuto finanziamenti pubblici sia dalla Regione sia dal Comune di Milano per la sua utilità pubblica nel promuovere la mobilità sostenibile, che nei fatti sarebbe inesistente. Con questa motivazione le associazioni ambientaliste Genitori Antismog Aps, Cittadini per l’Aria Onlus, Fiab Milano Ciclobby Onlus e Legambiente Lombardia hanno presentato un esposto alla Corte dei conti per danno erariale.

"In particolare - si legge in una nota delle associazioni - la deliberazione di Regione Lombardia n. 4557 del 19/04/2021 stanzia 240mila euro a fondo perduto per la manifestazione anche perché, testualmente 'avrà come focus principale i mezzi di trasporto secondo le nuove tecnologie, la sostenibilità ambientale, le fonti di energia alternativa' e perché 'apporta un contributo di rilievo sportivo'. Il Comune di Milano con la deliberazione della giunta comunale n. 528 del 14/05/2021 concede invece uno sconto di 365mila euro sulla tassa di occupazione del suolo (da 437mila a 72mila) in quanto la manifestazione sarebbe caratterizzata dall'obiettivo di – sempre testualmente – 'incentivare una mobilità sostenibile, facendo conoscere in anteprima le novità utili ad affrontare le problematiche ambientali in città' e dalla 'promozione di una mobilità eco-sostenibile che possa favorire un basso impatto ambientale'".

Ma secondo le sigle ambientaliste l'evento dedicato ai motori non avrebbe proprio nulla a che fare con la mobilità sostenibile, tanto che la comunicazione dei suoi organizzatori sui social e attraverso comunicati stampa, così come le auto e le moto esposte sembrerebbero totalmente aliene ai temi di sostenibilità ambientale e, addirittura, l'argomento delle energie alternative non sarebbe stato proprio trattato. In un'ottica molto più 'futuristica' che green, invece, mettono in luce gli ambientalisti, protagonisti di MiMo 2021 sono stati, al contrario, i concetti di velocità, potenza e prestazioni. La natura della manifestazione, inoltre, sarebbe stata puramente commerciale vista la presenza sia online sia sulle pedane con i veicoli esposti di Qr code che invitavano il pubblico a "contattare le case costruttrici".

Ambientalisti critici e perplessi anche sulla modalità con cui l'evento è stato organizzato: "un salone automobilistico a cielo aperto - continua la nota - allestito parcheggiando automobili nelle aree pedonali più iconiche della città, veicolando così un messaggio negativo e tutt’altro che sostenibile". Ambientalisti dubbiosi anche sull'equivoco secondo cui elettrico equivarrebbe a sostenibile: "tutti gli esperti del settore - commentano le associazioni - sanno che la motorizzazione elettrica dei veicoli di per sé non è condizione né necessaria, né sufficiente a caratterizzare un mezzo di trasporto come sostenibile, e che per promuoverne valori e contenuti è necessario informare su pro e contro di tutte le modalità di trasporto, non soltanto sui vantaggi di una".

Per tutti questi motivi le associazioni si sono rivolte così al presidente della Regione, Attilio Fontana e al sindaco di Milano, Beppe Sala; "Vogliamo credere che Fontana e Sala fossero in buona fede e si siano fatti convincere dagli organizzatori, che hanno presentato loro l’evento come orientato alla sostenibilità, quando nei fatti non lo è stato. Noi non abbiamo trovato nulla di sostenibile in questa manifestazione: proporre come mezzo di trasporto sostenibile automobili pesanti, ingombranti, potenti, veloci ed energivore non ha molto senso nel momento in cui è stata dichiarata l'emergenza climatica. Quando la grande parte delle auto esposte erano da oltre 2 tonnellate di peso, con motori di diverse centinaia di kW e velocità oltre 200 km/h e 300 km/h, poco importa che abbiano alimentazione diesel, ibrido o elettrica: rimangono dei mezzi di trasporto inefficienti, insostenibili e pericolosi”.

Per le sigle ambientaliste la manifestazione altro non è stata se non una banale fiera commerciale orientata al profitto, e quindi non meritevole di sostegno finanziario pubblico di cui hanno beneficiato oltre trenta soggetti privati, sicuramente capaci di coprire l’importo. Evidenziando le loro ragioni, hanno quindi inviato un esposto alla Procura regionale lombarda della Corte dei conti affinché valuti l’eventuale danno erariale causato alle casse pubbliche.

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