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I migranti bambini che annegano nel Naviglio: l'installazione

Si intitola sarcasticamente 'Welcome to Italy' ed è firmata Cristina Donati Meyer

Delle ombre nere che si allungano nelle acque del Naviglio fino ad 'annegare'. È l'installazione che Cristina Donati Meyer ha voluto dedicare al tragico naufragio di Crotone, in cui hanno perso la vita 64 persone.

Intitolata sarcasticamente 'Welcome to Italy', 'benvenuti in Italia', l'opera vuole ricordare i migranti morti a poche centinaia di metri dalla costa calabrese perché nessuno li ha soccorsi. L'artista ha denunciato anche "le falle nella catena di comando per i mancati soccorsi, le gaffe e gli insulti a chi ha perso la vita nel Mare Mostrum da parte del ministro degli Interni, Piantedosi e l’ipocrisia del nuovo potere che concede porti di sbarco lontanissimi alle navi umanitarie, sguarnendo il più grande cimitero del mondo, di chi prima afferma di voler 'sparare sui barconi' e poi fa promesse vane 'non partite, veniamo noi a prendervi'".

'Welcome to Italy' è stata installata lungo il Naviglio Grande, vicino al Pont de Fer, con l'obiettivo di sensibilizzare i passanti sul continuo dramma e sulla strage senza fine di migranti. L’installazione, incatenata al parapetto del Naviglio, rappresenta un barcone nella tempesta con una famiglia terrorizzata e sagome di persone e bambini sbalzate fuori dallo scafo.

"L’impossibilità di raggiungere l’Europa legalmente e in sicurezza, tramite visti, flussi e corridoi umanitari, costringe migliaia di persone a percorrere le rotte pericolose e illegali, come la traversata del mar Mediterraneo -  afferma l’artista e attivista, Cristina Donati Meyer -. Chi scappa da guerre, fame, torture, dittature talebane, stupri in Libia, terremoti e disastri climatici, viene trattato da Europa e Italia come un mero problema di polizia. Non si tratta più di esseri umani in pericolo, bensì di 'clandestini', 'invasori' e 'stranieri'. Per questo motivo la catena di comando, a partire dal ministro dell’Interno, ha deciso di non intervenire attivando i soccorsi. Molte delle vittime erano afghane e scappavano dall’inferno talebano di un Paese devastato dai militari occidentali e poi restituito ai tagliagole Taliban con una fuga precipitosa. Abbiamo qualche responsabilità di accoglienza anche nei confronti di questi esseri umani?".

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