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Alessandro Rovellini

Direttore responsabile

Duomo

Sì, forse il Motor Show in Duomo non è un'idea geniale

Suv e supercar da centinaia di migliaia di euro che sfilano in centro. C'entrano poco con un'idea futuribile di sostenibilità. C'è un tempo e un luogo per tutto: e qui qualcosa stona

Proviamo per un attimo a non fare gli ingenui. Azzerare da qui al 2035 la produzione di auto (e moto) con motori a scoppio è una sfida abnorme che avrà un costo elevato. Pensate a tutte le piccole aziende che, oggi, concorrono alla componentistica di un propulsore. Di colpo, diventeranno inutili. Qualcuno riuscirà a reinventarsi. Altri, invece, no. Ci saranno licenziamenti e vaste linee produttive saranno lasciate morire. Non è un tema di poco conto. Ma voi vedete nel futuro la colonna sonora di metropoli come Milano con rombi, sgasate e scoppiettii in scalata? Io no. Per fortuna, aggiungo. 

Negli anni Cinquanta, quando si disegnavano le dimensioni urbane più futuribili, le città erano dedali di grattacieli e macchine volanti. Sui primi ci siamo abbastanza, sulle seconde, tranne qualche timido esperimento coi droni pensando ai vertiporti, ancora no. Rimarremo ancorati all'asfalto per molto. Non possiamo, tuttavia, farlo con combustili fossili. Io sono dubbioso sull'opportunità di un Motor Show in pieno centro. E lo dico da ducatista e tifoso ferrarista alla follia. L'assessora allo Sport Martina Riva ha detto che la manifestazione è stata organizzata il primo weekend dopo la chiusura delle scuole affinchè "possa essere un momento di condivisione familiare con tanti giovani, che sono quelli che abbiamo bisogno di introdurre al mondo dell'innovazione automobilistica proprio nell'ottica di costruire un mondo sempre più sostenibile". 

È un ragionamento contorto, diciamolo. Non penso che un mondo più sostenibile si costruisca con suv da 650 cavalli o Pagani Zonda da 800, in bella mostra al Motor Show. Ibridi o no poco sposta la discussione. Al massimo, questo, rappresenta l'alto livello di sofisticazione tecnologica italiana in tema di motori. La cosa, però, è fuori dal contesto naturale. Il gruppo di attivisti Genitori antismog ha risposto duramente all'esponente di giunta, dicendo di provare "una profonda vergogna e grande imbarazzo per le parole dell'assessora". "Forse l'assessora non sa che la stessa amministrazione che lei rappresenta sono anni che patrocina il nostro progetto Siamo nati per camminare, dove invitiamo i bambini, i ragazzi e le loro famiglie, a vivere la mobilità in modo davvero sostenibile: cioè a piedi, in bici, coi mezzi pubblici e di sicuro in modo opposto a come viene proposta dal Motor Show", hanno scritto. "Se l'intento dell'amministrazione è invece quello di inculcare anche ai giovani di oggi la mobilità del '900, sempre maggiori dimensioni, più velocità e più potenza, ben rappresentata dai modelli esposti, beh abbiamo comunque una brutta notizia: per fortuna i giovani sono molto più avanti dell'amministrazione comunale e ci spiace che un'assessora giovane, e che dovrebbe occuparsi di politiche giovanili, dimostri di non conoscerli", concludono.

C'è un tempo e luogo per tutto. Un sibilo elettrico mai potrà eguagliare il fascino di un V12 aspirato a Monza o Imola. Siamo d'accordo. Strade costiere o passi alpini vissuti in auto o in moto sono piloni di ricavi turistici, non neghiamolo. Ma i centri città sono il luogo in cui respiriamo, viviamo la maggior parte del tempo, lavoriamo, vediamo crescere i nostri figli. Spazi urbani pensati per bici o lunghe passeggiate, boulevard con alberi, tavolini e sedute sono, e devono essere, la distesa di socialità al quale aspirare. E che dovranno costruire le generazioni dopo di noi. Perchè accostarli a vetture da 200mila euro, lunghe 5 metri, che occupano intere carreggiate? Ben vengano manifestazioni come il Milano Monza Motor Show. Solo in pista, però. O in fiera. Il nostro Duomo, dai, lasciamolo stare. 

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