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Crac Mps

Tutti assolti gli imputati per il crac Mps

La Corte d'appello di Milano ribalta la sentenza di primo grado sul crac del Monte dei Paschi che aveva condannato a oltre sette anni di carcere l'x presidente Giuseppe Mussari e altri. Tutti assolti e per le oltre 1.400 parti civili sarà quasi impossibile un risarcimento

Con una sentenza francamente inattesa la seconda sezione della Corte d'appello di Milano ha assolto oggi tutti gli imputati del processo Monte dei Paschi per il crac dell'istituto senese, nazionalizzato poi nel 2017 dopo un lungo travaglio finanziario. Alla sbarra erano in 13, tutti condannati nel processo di primo grado. Tra loro nomi diventati famosi al grande pubblico come l'ex presidente Giuseppe Mussari, che partiva da sette anni e sei mesi di carcere comminati dal Tribunale e l'ex direttore generale Antonio Vigni che aveva preso sette anni e tre mesi, ritenuti finora i principali artefici di reati come il falso in bilancio, l'aggiotaggio e altri messi in piedi per coprire l'enorme buco di bilancio che si era creato dopo che l'istituto senese aveva acquisito Banca Antonveneta per 9 miliardi di euro nel 2008.

La crisi della Monte dei Paschi

Di lì a poco la crisi finanziaria mondiale, partita dal fallimento di Lehman Brothers, avrebbe messo in ginocchio tutto il sistema bancario mondiale, a partire dagli istituti più fragili patrimonialmente come quello senese. L'Istituto toscano aveva messo in piedi una serie di strumenti finanziari per cercare di sistemare i conti della banca facendosi aiutare da due colossi esteri della finanza come il gruppo tedesco Deutsche Bank e quello giapponese Nomura, i famosi derivati Santorini e Alexandria diventati poi l'oggetto principale di questo processo. Le due banche erano finite sul banco degli imputati insieme agli ex dipendenti ed erano state condannate a risarcire allo stato 150 milioni oggetto di confisca che adesso è stata revocata.

Con Mussari e Vigni sono stati assolti "perche il fatto non sussiste" tutti gli altri protagonisti di questo processo: gli altri manager senesi tra cui l'ex capo della finanza Gianluca Baldassare e vari ex manager delle banche Deutsche Bank e Nomura, tutti coimputati a vario titolo in questo processo, che in primo grado aveva visto una lunghissima gestazione. Insieme ai 13 erano finiti sul banco degli imputati anche gli istituti Deutsche Bank e Nomura, che avevano subito una confisca per 150 milioni di euro in totale in primo grado ora revocata. Il sostituto pg Gemma Gualdi aveva chiesto la conferma delle condanne con alcune variazioni di pena per tenere contro di alcuni reati ormai prescritti. Anche il Monte dei Paschi era nella partita come responsabile civile. Inutile dire che gli avvocati in aula sono scoppiati in urla di gioia con tanto di abbracci e qualche pianto e hanno rilasciato una serie di commenti entusiastici sulla "verità" emersa grazie a questa corte presieduta dal giudice Angela Scalise.

Per i risparmiatori situazione difficile

Per gli oltre 1.400 risparmiatori costituiti parte civile, che avevano acquistato i titoli Mps in quegli anni e che avevano poi perso quasi tutto adesso la situazione si complica molto. Alcuni di essi avevano accettato una transazione con le due banche estere imputate e con il Monte dei Paschi stesso prima di questa sentenza. Per gli altri la strada si fa molto in salita. Con questa sentenza non si esaurisce però il ruolo del Palazzo di giustizia di Milano nella ricostruzione dei fatti intorno al crac senese. Un secondo troncone del processo, a carico dell'attuale amministratore delegato di Leonardo Finmeccanica Alessandro Profumo e di Fabrizio Viola, deve arrivare in appello. In primo grado i due sono stati condannati a sei anni ciascuno sempre per falso in bilancio e aggiotaggio. E poi il terzo troncone sulla gestione dei crediti deteriorati che è in fase di indagini, le quali saranno chiuse a breve.

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