A Milano non si fanno più multe. E questo è un grosso problema
Dal 2019 al 2022 il Comune ha rinunciato a cento milioni di incasso decidendo di lasciare campo libero alla prepotenza della sosta selvaggia. E ora finge che il problema siano i monopattini
A frapporsi tra Milano e la sua voglia fin troppo ostentata di raccontarsi vera metropoli occidentale continua a esserci un ostacolo: la macchina. Il rapporto che la città ha con gli autoveicoli privati può essere definito in un solo modo: malato. Milioni di vetture spadroneggiano in città come fossimo in qualche rievocazione distopica degli anni Sessanta o Settanta, incuranti dei cambiamenti e delle evoluzioni che sono avvenute in tutta Europa; incuranti dei mutati stili di vita e sensibilità; incuranti perfino delle caratteristiche della città: una mini-metropoli piatta, compatta, con trasporti pubblici di buon livello e con un meteo mediterraneo.
Insomma il luogo perfetto per spostarsi coi mezzi, a piedi, con le bici. Ma l’evidenza dei fatti non conta granché: i milanesi vogliono, senza che la cosa abbia alcuna logica, continuare a possedere una, due, tre auto a famiglia. E, con la complicità di chi amministra, vogliono continuare a parcheggiarle alla rinfusa dove capita.
Milano unica città in Europa sommersa dalle auto
I dati raccolti dalla campagna "Sai che puoi?" sono semplicemente sconfortanti. Milano - secondo queste elaborazioni realizzate anche in collaborazione con Clean Cities Campaign Italia - appare come una città ricoperta di lamiere. Ci sono quasi 700mila automobili dei residenti (50 ogni 100 abitanti, il doppio della media delle altre città europee) e altrettante ne arrivano ogni giorno senza che le risibili Area C e Area B possano opporre resistenza. Vetture che stazionano per il 90% loro tempo ferme, in sosta, inutilizzate. Un’inefficienza smaccata che ricopre lo spazio di 12 volte il Parco Sempione. Tutto questo è provocato da una disponibilità anomala di posti auto in strada: i milanesi nella loro prospettiva distorta pensano sempre che i posti auto in città siano troppo pochi, ma nessuna percezione è più falsa di questa. Milano ha il triplo dei parcheggi in strada di città paragonabili per dimensioni e abitanti come Barcellona o Parigi: una quota enorme del nostro suolo pubblico è destinato ad autorimessa a cielo aperto. I pass residenti sono - anche qui anomalia inaccettabile - rilasciati in maniera gratuita e sono 400mila. Peccato che i posti auto (che comunque dovrebbero ridursi profondamente) sono ‘solo’ 300mila: rilasciare dunque centomila pass in più significa di fatto incoraggiare a monte un autentico tsunami di sosta selvaggia nello spazio pubblico a discapito della maggioranza silenziosa dei cittadini che si muove a piedi, in bici, coi mezzi pubblici.
Le soluzioni indicate da "Sai che puoi?" sono semplici in maniera disarmante: cancellare la sosta selvaggia dai marciapiedi, dalle aiuole, dalle ciclabili utilizzando dissuasori fisici; rendere a pagamento i pass residenti investendo il ricavato in mobilità sostenibile; ridurre l’offerta di sosta in strada sostituendo le aree di sosta ad aree pedonali, aree verdi, aree per la ciclabilità; fare più multe a chi si comporta male. Davvero il Comune di Milano non riesce a racimolare il coraggio neppure per mettere in pratica questi semplici suggerimenti di buon senso? Dall’assessorato alla mobilità tutto tace; dall’ufficio del Sindaco invece qualcosa arriva, ma come vedremo sotto è qualcosa che non promette bene…
Si va indietro invece di andare avanti: le multe calano
Crisi climatica? Incidenti stradali gravissimi? Disagi diffusi? Situazione da sottosviluppo che ostacola la vita della maggioranza dei cittadini, che impedisce un'esistenza normale ai bambini, agli anziani, ai genitori con passeggini, a persone che si spostano in bici, a portatori di handicap? Non sembra importare niente a nessuno nelle stanze dei bottoni e si va avanti così. Anzi, si peggiora. In che senso? Nel senso che questo stato di cose non solo è vissuto come ineluttabile normalità, impossibile da cambiare (già, ma dovunque al mondo era così e dovunque al mondo hanno risolto), ma viene incentivato, favorito, reso perfino più agevole. Ci si sforza a rendere la vita più facile a chi si comporta in maniera incivile a discapito della maggioranza di poveri citrulli che rispettano le regole. Con la politica delle multe ad esempio: erano 250 milioni gli euro incassati dal Comune di Milano nel 2019 con le contravvenzioni, sono stati 150 milioni nel 2022. Cento milioni di euro in meno: è spaventoso.
Città ricoperta di auto in divieto, ma il sindaco biasima i monopattini
Questo è un grande danno perché significa di fatto prelevare 100 milioni di euro (in un ente locale, ancorché importante come il Comune di Milano, 100 milioni di euro annui sono una cifra blu!), toglierli dalle tasche di chi si comporta bene e metterli in quelle dei prepotenti e dei furbi. Tantissimi denari sottratti ad investimenti su verde, ciclabilità, pedonalità, l’arredo urbano, la sicurezza stradale. Un’operazione di ingiustizia sociale clamorosa. E come se questa grande cattiveria sociale e civica non bastasse, oltre il danno c’è la beffa. Che proviene - e la cosa brucia ancor di più - direttamente dal primo cittadino. Il quale qualche giorno fa con un tono fuori luogo, all’insegna di un paternalismo non richiesto ha dichiarato quanto segue, state attenti: "Vorrei dire ai milanesi che prima di immaginare un allargamento del parco di monopattini condivisi ci vorrà dagli utenti la dimostrazione che li si usa in maniera diversa. Ci possono essere tutti gli studi del mondo, ma anche la mia banale osservazione fa vedere che ci sono troppi monopattini messi sui marciapiedi, troppi con due persone a bordo, troppi che vanno sui marciapiedi". Avete proprio letto bene: la “banale osservazione” del sindaco si accorge che sui 6.000 (seimila!) monopattini presenti a Milano ce n’è qualcuno piazzato sui marciapiedi e non si accorge che sugli stessi marciapiedi ci sono oltre 100mila auto, furgoni, suv. Centomila! Come è possibile una postura simile? Se la leggiamo con gli occhiali della politica, qualche elettore potrebbe chiedersi a cosa serva avere un sindaco green quando lo storytelling è il medesimo del peggior populismo d’Europa.
Invece di contrapporsi alle idee forsennate del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini (che vuole modificare il Codice della Strada per penalizzare la mobilità in sharing e per obbligare chi va in bici a casco, assicurazione, targa e frecce: proposte così ripugnanti da non meritare neppure un commento), il sindaco di Milano si accomoda sulla stessa narrazione. Una narrazione che ha come esito solo maggiore inquinamento, maggiore prepotenza, maggiore violenza, maggior numero di feriti e morti sulle strade. In uno scenario che non ha eguali e paragoni in nessun angolo d’Europa e di occidente.