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Sabato, 20 Aprile 2024

Massimiliano Tonelli

Direttore Editoriale CiboToday

I Municipi di Milano hanno sedi bruttissime. Ed è un problema

Le sedi dei Municipi 6, 5 e 4 sono edifici che gridano vendetta. Ma attenzione: non si tratta semplicemente di un problema estetico. E sono strutture che non devono essere lasciate indietro

La decentralizzazione del governo della città a Milano per come la conosciamo oggi risale alla fine degli anni Novanta quando nacquero le Zone. Era il 1999 e la città venne divisa in 9 aree per garantire una maggiore prossimità tra cittadini e amministrazione. Nel 2016 poi le zone iniziarono a chiamarsi “Municipi”, venne direttamente eletto un “minisindaco” o “prosindaco” con una sua giunta e un consiglio: insomma, un vero comune in miniatura.

I Municipi di Milano

Ma se chiamiamo “municipio” un’entità che fa il lavoro di amministrazione locale di prossimità, in realtà chiamiamo “municipio” anche l’edificio entro le mura del quale questa attività si esercita. E di questo vogliamo parlare: degli edifici dove hanno sede i 9 Municipi di Milano. 

Più un'istituzione si presenta bene, più viene rispettata

Per essere rispettate e apprezzate dai cittadini, le istituzioni devono naturalmente funzionare, essere efficienti, erogare servizi velocemente, risolvere i problemi, essere giuste ed eque, comunicare con mestiere. Ma devono anche presentarsi bene. L’abito, purtroppo, fa il monaco. Un’istituzione collocata in un contesto inadeguato, trascurato, disorganizzato, scrostato e cadente ci comunica autorevolezza? Ci stimola fiducia? Ci incoraggia al rispetto e all’osservazione delle norme? È la domanda che pongo a me stesso ogni volta che pedalo davanti alle sedi istituzionali di alcuni Municipi come il 6 a Viale Legioni Romane, come il 4 a Via Oglio o come il 5 lungo Viale Tibaldi. Spesso dotati di servizi di eccellenza (come le biblioteche) o organizzati in cittadelle civiche, questi edifici sembrano pensati per marcare tutta la distanza tra un ente locale alieno, arcigno, polveroso e inaccessibile e la cittadinanza. Assai scadenti esternamente quanto a qualità architettonica e manutenzione e inefficienti internamente: somigliano più a respingenti palazzi di uffici di qualche repubblica ex sovietica che a moderni hub destinati ad erogare efficienti servizi di qualità in una metropoli europea come vuole essere Milano.

Cosa ci vorrebbe? Innanzitutto la consapevolezza di questo sia un problema sostanziale e non solo di immagine (ammesso che i problemi di immagine siano qualcosa di secondario). E poi un piano - magari intercettando i fondi del Pnrr se fosse ancora possibile - per dare ai territori delle sedi istituzionali all’altezza, di cui poter andar fieri e non da avvicinare con soggezione o raccapriccio.

Edifici municipali più curati per il senso di appartenenza

Una strada di questo tipo potrebbe compensare anche la scarsa affezione ed empatia che le persone che abitano a Milano riservano verso il proprio Municipio come entità territoriale e geografica. Questa distanza si manifesta per una serie di motivi. Il primo è che a Milano risulta molto molto spiccata la dimensione del “quartiere”. I quartieri, che spesso hanno dei confini che prescindono da quelli dei municipi, sono quasi un centinaio e spesso sono fortemente identitari. I municipi invece non scaldano granché i cuorio. Un esempio? Il mio municipio, il 4, parte dalle elegantissime zone residenziali di Porta Romana e Cinque Giornate, passa per le aree produttive di Via Mecenate e dei Mercati Generali e arriva a nuovi e vecchi insediamenti ai margini della città: a Santa Giulia o a Ponte Lambro. Zone diversissime tra loro. Troppo. Di più: il mio quartiere, il Corvetto - che rappresenta per le persone che lo abitano un elemento di spiccata appartenenza - è in parte tagliato tra Quarto e Quinto Municipio. Come se non bastasse l’area periurbana di maggior riferimento per gli abitanti del Quarto Municipio, ovvero Chiaravalle, fa totalmente parte del Quinto. Malintesi nati della scelta di una segmentazione della città in 8 spicchi (più il cuore, rappresentato dal Municipio 1) mentre forse sarebbe stato più logico - ancorché lo sviluppo della città sia effettivamente radiale - perseguire un modello a spirale, come fatto a Parigi per gli arrondissement.

Quello del Municipio sia l'edificio più bello del quartiere

Qualche piccolo progetto è in via di partenza (ad esempio il Municipio 4 potrebbe beneficiare per la sua bruttarella sede delle sistemazioni che in quell’area deriveranno dall’arrivo di tanti uffici comunali nel nuovo grande palazzo di Via Sile), ma non si tratta di piani organici o visionari. Ci vorrebbe la consapevolezza dell’importanza di questi edifici per la costruzione di un’identità condivisa. E allora, lasciando da parte il Primo Municipio che fa un po’ storia a se, perché non immaginare un progetto-città che veda la profonda riqualificazione o perché no la demolizione e ricostruzione di alcune sedi magari coinvolgendo previo concorso giovani studi di architettura e di design milanesi?

Mi immagino una città dove le sedi dei municipi siano gli edifici più belli, curati, ben progettati e architettonicamente sfidanti e interessanti del quartiere. Sempre tenendo presente che al centro deve esserci funzionalità, semplicità. Se si vuole trasmettere fiducia, prossimità, efficienza e se si vuole costruire appartenenza non è cosa che si può trascurare. Non si tratta, insomma, di un mero problema estetico.

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