Ancora Marge Simpson davanti al consolato d'Iran: con la testa di Khamenei in mano
Terzo murale di AleXsandro Palombo, 'The Final Cut': "Ho pensato fosse opportuno immortalare come finisce un modello esemplare"
Terzo murale a tema Marge Simpson davanti al consolato d'Iran a Milano, in via Monte Rosa (zona Lotto). Lo ha realizzato, ancora una volta, l'artista AleXsandro Palombo. L'opera si chiama 'The Final Cut' ed è il naturale proseguimento dei due precedenti murales, 'The Cut 1' e 'The Cut 2', realizzati qualche tempo fa.
Nell'opera 'The Cut 1', Marge Simpson si tagliava i capelli davanti al consolato, per celebrare Mahsa Amini e il coraggio delle donne iraniane che compiono periodicamente questo gesto in pubblico, durante le manifestazioni di protesta di questi mesi, contro l'obbligo di indossare il velo. Obbligo che ha causato, lo scorso settembre, l'uccisione di Mahsa Amini, la ragazza curda arrestata dalla polizia religiosa a Teheran perché non stava indossando il velo nel modo ritenuto corretto, e picchiata a morte dagli agenti.
Il murale 'The Cut 1' era stato rimosso in meno di un giorno. Così Palombo aveva realizzato 'The Cut 2', con Marge Simpson che mostra il dito medio alzato. In 'The Final Cut', lo stesso personaggio riappare, questa volta con la testa di Khamenei in mano, simboleggiando la libertà e l'incoraggiamento alla resistenza delle iraniane.
Il primo gennaio l'ayatollah Khamenei, su Twitter, ha invitato gli artisti a raccontare "modelli esemplari come il generale Soleimani", già capo della Niru-ye Qods, 'Brigata Santa', l'unità responsabile per la diffusione dell'ideologia khomeinista fuori dal paese. Soleimani è stato ucciso il 3 gennaio 2020, per rappresaglia contro alcuni attacchi di pochi giorni prima a una base aerea e all'ambasciata Usa in Iraq, con un attacco di un drone statunitense sull'aeroporto di Baghdad. Il tweet è stato ricondiviso dal consolato milanese. "Ho accolto l'invito di Khamenei - dichiara l'artista Palombo - e ho preso parte a questo insolito concorso realizzando l'opera 'The Final Cut' perché ho pensato fosse opportuno immortalare come finisce un modello esemplare". Con la testa mozzata, appunto.
Arte megafono contro la censura
Si calcola che in Iran più di 500 persone, per lo più giovani, siano state uccise dall'inizio delle proteste popolari. Negli ultimi mesi quattro manifestanti sono stati condannati a morte e giustiziati. Più di 100 persone rischiano altre condanne a morte. "Mentre ai giovani iraniani l'ayatollah Khamenei nega anche internet attraverso la sua feroce censura, lui usa liberamente i suoi profili Twitter con cui lancia proclami al mondo", commenta Palombo: "L’arma più forte di Khamenei è la censura perché è l’unico modo che ha per togliere voce al popolo e distorcere la realtà, per commettere i suoi crimini e continuare ad imporre il suo controllo. Per questo l’arte diventa un megafono indispensabile contro la censura per dar voce alla gente e scardinare quell’aura di sacralità che il dittatore si è cucito addosso".