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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Evasione fiscale, la 'resa' di Netflix: versati quasi 56 milioni di tasse

Pace fatta con il fisco. La guardia di finanza e la procura hanno condotto "la prima indagine a livello mondiale su società occulta senza personale".

Quasi 56 milioni versati in una sola tranche e Netflix fa pace con il fisco italiano. Si conclude così il contenzioso con l'Agenzia delle entrate aperto a seguito dell'inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano, coordinata dalla locale procura, che accusava il colosso americano dello streaming di non aver versato le tasse nel nostro Paese.

L'inchiesta, coordinata dai pm Enrico Pavone e Gaetano Ruta, era partita quando in Italia ancora non c'era nemmeno una società o un solo dipendente che facessero capo all'azienda americana. Nondimeno la società incassava milioni e milioni trasmettendo film e serie tv per gli abbonati italiani. Il tutto senza versare nemmeno un euro di tasse. Nel frattempo è stata aperta anche una sede a Milano e dal 1° gennaio 2022 è stata costituita una società di diritto italiana. Ora l'accusa di omessa dichiarazione dei redditi decade grazie al versamento di 55 milioni e 850mila euro.

L'indagine, come annota il procuratore di Milano Marcello Viola, "ha condotto all'esatta ricostruzione dell'estensione dell'infrastruttura digitale con cui la multinazionale è stato in grado di diffondere il traffico video con elevati standard qualitativi". Cruciale è risultata l'individuazione di oltre 350 server "utilizzati - prosegue la nota - in via esclusiva e installati stabilmente sull'intero territorio nazionale presso Data Center e i principali operatori di telefonia", "ai fini dello sviluppo del business dell'impresa estera sul territorio nazionale, poichè avrebbe garantito l'offerta di un servizio di streaming di qualità agli utenti finali, grazie alla prossimità dei server al mercato di riferimento".

A sancire l'obbligo di pagare le tasse in Italia per Netflix, in altre parole, è stata, scrive Viola, la sua "stabile organizzazione materiale", ovvero le infrastrutture tecnologiche presenti, nel nostro Paese, le quali, permettendo alti standard qualitativi, consentivano i lauti guadagni. Ne è nato l'accordo che "al termine della fase di accertamento fiscale condotto dall'Agenzia dell'Entrate", ha portato la società statunitense al "versamento complessivo e in un'unica soluzione di 55 milioni e 850 mila 513 euro a titolo di imposte, sanzioni e interessi, per definire ogni pendenza con il Fisco italiano per il periodo dall'ottobre 2015 e fino al 2019". 

Le indagini che hanno portato il colosso a versare quasi 56 milioni di tasse , mette in luce Viola, costituiscono "il primo caso a livello mondiale in cui viene ipotizzata l'esistenza di una stabile organizzazione occulta di una società estera operante nella digital economy, completamente priva di personale e caratterizzata esclusivamente da una struttura teconologica avanzata".

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