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Stadio, si allungano i tempi: il voto forse dopo le elezioni. Assemblea pubblica del fronte del "no"

Fissata per l'8 luglio dalla lista Milano in Comune. Sempre più probabile che il voto in consiglio comunale slitti al 2021

Eccolo lì, sua maestà il Meazza. Dopo il lockdown si riaccende, con i suoi tre anelli vuoti di pubblico per le regole anti-distanziamento ma che paiono resistere al vento delle novità sul progetto di abbattimento per costruire un nuovo impianto. Resiste anche all'assenza di un vincolo da parte della Sovrintendenza regionale, anche se mesi fa l'opinione degli esperti locali del Ministero era diversa (secondo anello icona dello sport). E mentre le associazioni di quartiere promuovono un ricorso al Ministero perché apponga un vincolo, i due club hanno fatto effettuare le dovute modifiche ai progetti iniziali di Sportium e Populous affinché qualcosa del Meazza rimanga.

Intanto, nel 2021 si vota a Milano. E sembra sempre più probabile che la "partita" in consiglio comunale venga rimandata alla prossima consiliatura. Sono ancora troppe le fasi, prima di tutto la scelta del progetto tra i due in lizza (è una scelta che spetta in teoria alle società Milan e Inter), e questo probabilmente verrà fatto entro luglio o agosto, poi altri passaggi burocratici indispensabili prima del voto finale dei consiglieri. La speranza di Milan e Inter è quella di iniziare con i cantieri nella primavera del 2021, così da vedere ultimato il nuovo stadio per le Olimpiadi invernali del 2026, ma se i tempi si protrarranno si rischia di fare slittare tutto a fine 2021.

Dal punto di vista politico la partita è complicata. Quattro consiglieri di maggioranza sono esplicitamente schierati contro l'operazione: si tratta del Verde Enrico Fedrighini e di Carlo Monguzzi, Alessandro Giungi e Rosario Pantaleo del Pd. Forza Italia e la Lega sono invece per il sì, ma Marco Bestetti, presidente del Municipio 7 con un "peso" sempre maggiore nel partito (è stato da poco nominato responsabile giovanile nazionale di Fi), è da sempre contrario ad abbattere il Meazza.

Due progetti per ristrutturare e salvare il Meazza

Milano in Comune: assemblea pubblica

Sul fronte del no al nuovo stadio, la lista Milano in Comune di Basilio Rizzo organizza, per l'8 luglio, un'assemblea pubblica. «Non siamo in presenza della sola concessione di un indice edificatorio superiore a quanto previsto dal Pgt, ma di un vero e proprio futo a danno della cittadinanza milanese», si legge in un comunicato della lista: «Attualmente Milan e Inter corrispondono all'amministrazione comunale un canone per l'area in cui sorge lo stadio di circa dieci milioni di euro annui. Per costruire il nuovo stadio, per il quale non c'è nessun "pubblico interesse", le società chiedono "in cambio" la concessione dell'area a titolo gratuito per i prossimi 99 anni, in modo di ripagarsi (con un surplus enorme) i costi di abbattimento del vecchio stadio e di costruzione del nuovo. Il surplus (ovvero la vera e propria speculazione immobiliare) non deriva dagli introiti che verranno prodotti dal nuovo stadio, ma dal centro commerciale, dall'albergo e dai grattacieli ad uso ufficio che le società calcistiche costruiranno. Cosa ci guadagnerà il Comune di Milano (e i suoi cittadini) in questa vicenda? Niente, se non vedersi restituire (forse) l'area tra 99 anni con costruzioni ormai vetuste. Cosa ci perderanno tutti e tutte i milanesi? dieci milioni di introiti annui (di cui cinque al netto dei costi di manutenzione)».

Monguzzi (Pd): «Perché fare una cosa inutile che toglie voti?»

Durissimo il consigliere del Pd Carlo Monguzzi, da sempre contrario ad abbattere il Meazza: «Perché abbandonare uno stadio che fa parte della storia popolare di Milano? Perché sostituirlo con uno stadio che popolare non sarà? Perché consumare nuovo suolo in una città che, giustamente, ha dichiarato l'emergenza ambientale? Perché costruire un nuovo spazio commerciale quando il commercio già soffre? Perché costruire nuove case accessibili solo a pochi? Ma, soprattutto, perché fare una cosa inutile che toglie più voti di quanti ne porti?», chiede retoricamente sottolineando tra i vari aspetti anche il fatto che la città è divisa e che la "mozione degli affetti" per il Meazza è ben più presente nella cittadinanza di quanto si possa pensare.

Bestetti (Fi): «Distruggono un parco realizzato quattro anni fa»

Anche Marco Bestetti, presidente del Municipio 7 ed esponente di Forza Italia, non abbandona di un millimetro la sua posizione contro l'abbattimento dello stadio di San Siro. E rimarca che solo quattro anni fa è stato realizzato il parco Facchetti-Maldini, appena riammodernato con un sistema d'illuminazione costato 500 mila euro: esattamente l'area su cui sorgerebbe il nuovo impianto. Il presidente del Municipio sottolinea però anche che il confronto dei diritti di edificazione andrebbe fatto «non con il primo progetto, assolutamente sovradimensionato rispetto alle reali necessità, ma con gli indici sanciti dal Pgt». Quindi a Milan e Inter verrebbe concesso di edificare per 145 mila metri quadrati anziché i 98 mila previsti dal Piano di governo del territorio.

Fedrighini (Verdi): «Fermiamo il treno in corsa»

Il consigliere Verde Enrico Fedrighini preferisce non parlare di sì o no all'operazione, anche se si capisce chiaramente che sta dalla parte del no. Ma sottolinea che, prima del voto in aula a Palazzo Marino, occorrono numerosi passaggi e si può anche tentare di «fermare il treno in corsa» senza nemmeno arrivare al voto. Fedrighini chiede e propone anzitutto un dibattito pubblico sulla necessità o meno di abbandonare il Meazza, che però sia corroborato da una seria analisi costi-benefici mai presentata finora. Fedrighini non è convinto nemmeno dell'aumento dell'indice edificatorio rispetto alla prescrizione del Pgt, dovuto al fatto che mantenere e "rifunzionalizzare" il Meazza costerebbe 74 milioni di euro. «E' conveniente per la città preservare il feticcio al costo di 74 milioni e di nuove volumetrie private?», si chiede l'esponente dei Verdi. Ed infine, la superficie permeabile prevista nell’intera area di progetto è appena il 10 per cento: «Un dato molto scadente per l’ecosistema urbano milanese, dal quale occorre invece partire».

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