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Giovedì, 25 Aprile 2024
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A Milano occupato il liceo Vittorio Veneto, è la seconda scuola in due giorni

Martedì occupato il liceo Vittorio Veneto. Lunedì era toccato al Carducci

Un altro blitz. Il secondo in due giorni. Martedì mattina è stato occupato il liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano, con gli studenti - come già accaduto lunedì al Carducci -, che hanno "preso possesso" della scuola dopo un'assemblea che si è svolta nella struttura. 

"L'occupazione è una presa di posizione molto forte, con la quale ci proponiamo di denunciare le condizioni scolastiche estremamente limitanti che viviamo tutti giorni e rivendicare una gestione della scuola, a livello locale come nazionale, che tenga veramente conto dei bisogni e dei desideri profondi degli studenti e che non sia dettata da politiche determinate solo da criteri tecnici e burocratici", hanno spiegato i ragazzi, che hanno già esposto uno striscione che "celebra" l'occupazione e organizzato degli appuntamenti per mercoledì. 

"Obiettivo primario di questa occupazione è offrire a tutti gli studenti la possibilità di vivere una scuola diversa da quella degli ultimi anni, in cui la socialità, aspetto imprescindibile della vita scolastica, è stata dimenticata, le interazioni tra le classi annullate e i momenti di didattica alternativa azzerati. Per questo, durante l’occupazione, si terranno dei collettivi, lezioni alternative che spaziano dal dibattito su una tematica attuale alla trattazione di un tema specifico. Vogliamo ricordare che la scuola - hanno proseguito i giovani - non è solo un luogo fisico dove gli studenti vanno per ascoltare le lezioni ed essere valutati, ma che al suo interno si dovrebbe sviluppare un forte senso di comunità, che negli ultimi due anni è stato considerato sacrificabile, come se ciò non avesse conseguenze sull'apprendimento didattico stesso. Il risultato è che la motivazione e l’interesse per ciò che viene fatto quotidianamente tra le mura scolastiche sono calati drasticamente e il senso di appartenenza al luogo è ormai pressoché inesistente, in particolare nelle prime e nelle seconde".

"La dirigenza non ha compreso che le nostre richieste di socialità non sono uno sfizio, ma una vera e propria necessità. Le prime e le seconde non hanno avuto modo di conoscere persone al di fuori della loro classe, e vedono la scuola unicamente come il luogo 'dello studio e dei voti', spesso responsabile di ansia e altri disagi - hanno rimarcato gli studenti -. La scuola non è più un luogo di riunione, di accoglienza, di scambio e, di conseguenza, di crescita personale e culturale. Negli scorsi anni abbiamo assistito a un progressivo avvicinamento dell'istituto scolastico al modello aziendale, in particolare l’eccessivo disciplinamento e l’impostazione fortemente burocratica all’interno della nostra scuola, genera angoscia e stress tanto negli studenti quanto nei professori. Dal nostro punto di vista il miglioramento dell’ambiente scolastico comprende necessariamente anche un maggiore stimolo allo studio, da ottenere aumentando il coinvolgimento degli studenti. In primo luogo - le proposte dei ragazzi - è indispensabile affiancare allo studio nozionistico delle discipline, lo sviluppo di un pensiero critico, strumento fondamentale per affrontare il mondo, prima quello adolescenziale e poi quello degli adulti. Inoltre gli studenti necessitano di un percorso di crescita a trecentosessanta gradi, per potersi definire, al termine dei cinque anni, non solo diligenti e informati, ma soprattutto cittadini consapevoli. L’attuale metodo di insegnamento pone in secondo piano confronti e dibattiti, in particolare riguardo temi d'attualità, prediligendo lezioni monotone e unilaterali cui gli alunni assistono inerti, senza la possibilità di intervenire attivamente. Gran parte del corpo docenti si limita nella totalità delle ore a trasmettere concetti e definizioni, senza stimolare la passione per le materie trattate o proporre approfondimenti più interessanti. Per queste motivazioni - hanno ribadito gli studenti del Vittorio Veneto - abbiamo preso la decisione di occupare la nostra scuola, per poterci attivare al fine di renderla un luogo di socialità e crescita".

E ancora, sempre in riferimento alla gestione della scuola durante la pandemia: "Per due anni la scuola è stata posta in secondo piano, senza cercare soluzioni nell’interesse degli studenti o dei professori, ma sacrificandone ogni aspetto, dal puro apprendimento nozionistico alla sfera della socialità. Il messaggio del governo non è fraintendibile, l’istruzione ormai è asservita alle volontà politiche e aziendali. Mentre a tutti gli altri settori viene permesso di ripartire, la scuola è ferma a regole estremamente stringenti e il disagio degli adolescenti non è considerato, configurando un’inaccettabile disparità di trattamento. Così come dicono i risultati di vari sondaggi da noi condotti, la maggioranza degli studenti della nostra scuola, circa il 65%, riporta un calo di interesse e motivazione, avverte stress psicologico, ansia e problemi di concentrazione, depressione, apatia ed esasperazione. Dal recente sondaggio è emerso che quasi un terzo degli studenti ha preso seriamente in considerazione l’idea di cambiare scuola. La salute mentale, infine, non viene tutelata abbastanza, in quanto considerata marginale".

"La nostra è una delle scuole di Milano con più restrizioni dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Mentre bar e ristoranti sono aperti, noi siamo rinchiusi in classe da inizio anno, unico spostamento consentito il tragitto per andare in bagno, rigorosamente una sola persona per classe - hanno rimarcato i ragazzi -. A fine novembre, a seguito di proteste e proposte studentesche, siamo riusciti a ottenere l’intervallo in giardino, a turni e con l'obbligo per ogni classe di rimanere in un’area delimitata per i nostri quindici minuti d’aria. Si tratta di una condizione insoddisfacente, che non permette di interagire con studenti al di fuori della classe, rendendo quindi ognuna di queste sempre più isolata e slegata dal resto dell'istituto. Riguardo alla mancata concessione degli spazi, lamentiamo anche l’assenza di macchinette e bar, non solo come momento di socialità con i compagni, ma anche come mezzo di rifocillamento necessario. Con delle semplici misure di contenimento dei contagi, quali disinfettarsi le mani e mantenere le distanze per evitare affollamenti - hanno concluso - sarebbe estremamente facile utilizzarle".

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