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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Pedemontana, la storia infinita: un nuovo ricorso, nuovi ritardi

I lavori per le tratte B2 e C costretti a fermarsi, di nuovo. Tutta colpa di un'azienda molto vicina allo Stato italiano

Almeno tre mesi per la decisione dei giudici amministrativi. Un'altra decina, poi, per completare il progetto e trasformarlo in realtà. Totale: un altro anno che se ne andrà, forse di più. Continua a essere una sorta di serie tv a puntate, per ora senza fine, la vita di Pedemontana, l'autostrada lombarda inaugurata nel 2015, e mai terminata, che dovrebbe attraversare la regione passando dal Milanese, dalla Brianza e dalla Bergamasca. 

L'ultimo capitolo lo hanno scritto le aziende sconfitte nella gara per l'assegnazione della maxi commessa da oltre un miliardo per la realizzazione delle tratte B2 - da Lentate a Cesano Maderno - e C, da Cesano fino a Vimercate. Il consorzio dei vicitori - che mette insieme Webuild, Pizzarotti e Astaldi - dovrà infatti fare i conti con il ricorso presentato dal gruppo rivale, capeggiato da Saipem, anche se Rizzani de Eccher non parteciperà al ricorso. 

Pedemontana da record, 10 presidenti in 10 anni

Il risultato, sottolinea Dario Balotta, presidente osservatorio nazionale infrastrutture e trasporti, è che "l'apertura del cantiere è rinviata almeno fino al 2023". I motori accesi dal consorzio vincitore dovranno per il momento essere necessariamente spenti, in attesa che il Tar decida se il ricorso è fondato o meno. E questo vuol dire che i lavori, già "fermi dal 2015, anno in cui, in occasione di Expo, l’opera avrebbe dovuto essere conclusa", resteranno al palo per almeno altri dodici mesi. 

"Pedemontana, che nel frattempo è passata in mano a Ferrovie Nord Milano, controllata di regione Lombardia, era riuscita con un colpo di mano e con il silenzio colpevole del ministero dei trasporti a farsi prorogare gli espropri dalla concedente Cal, stessa proprietà di Pedemontana, che il Cipe si era ben guardato di prorogare essendo già scaduti ben due volte, contro legge, contro logica, contro etica e soprattutto contro l'interesse di migliaia" di persone, ha ricostruito Balotta. "Le confische interessano quasi 25mila porzioni di territorio di privati cittadini e imprese che da 12 anni, e ancora almeno per un altro, saranno privati della disponibilità dei loro terreni e fabbricati senza essere indennizzati", ha sottolineato il presidente dell'osservatorio, svelando che "intanto, cittadini e imprese hanno intrapreso una class action per liberarsi dalla scomoda posizione di ‘ostaggi’ di un’infrastruttura che non si completerà mai". 

"Se il contenzioso che si è aperto tra i due potenti consorzi di imprese durerà quanto il precedente, che dal 2015 al 2019 aveva coinvolto Strabag e l’appaltatore Pedemontana, vincitrice dell’appalto della prima tratta, lotto A, si prevedono tempi lunghi e costi di costruzione altissimi, visto anche il balzo all’insù del costo delle materie prime", ha fatto notare Balotta. Senza escludere che "più probabilmente l'effetto sarà che l'appalto si fermerà prima ancora di partire o meglio ancora appena dopo essere partito, che è la classica situazione italiana ideale per l'appaltatore quanto pessima per la parte pubblica". 

E in questo nuovo scontro della storia infinita di Pedemontana c'è un dettaglio non trascurabile. Tra gli azionisti del consorzio ricorrente - hanno sottolineato da Onlit - c’è infatti "Saipem, società sotto stretto controllo pubblico", dato che la maggioranza delle sue quote appartengono all'Eni e alla Cassa depositi e prestiti. È, secondo l'osservatorio, "una evidente dimostrazione che prima prevalgono gli interessi d’impresa e poi gli interessi pubblici che oramai, peraltro, sono solo sulla carta, visto che la realizzazione dell’autostrada è fuori tempo massimo". 

A fine gennaio era stato il direttore generale di Autostrada Pedemontana Lombarda, Giuseppe Sambo, a parlare del nuovo ricorso davanti alla commissione territorio del consiglio regionale della Lombardia, presieduta dal vice presidente Andrea Monti, assicurando che i lavori partiranno entro un anno. "Se il Tar confermerà la decisione respingendo il ricorso avanzato da un’azienda, l’aggiudicataria avrà poi 10 mesi di tempo per procedere alla progettazione esecutiva e all’apertura del cantiere che da cronoprogramma durerà mille giorni” aveva detto il manager. Saranno gli ultimi mille giorni di attesa per vedere la Pedemontana completata? 

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