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Sentenza storica: pensione di reversibilità del compagno anche senza l'unione civile

L'uomo morì prima dell'approvazione della Legge Cirinnà. La Corte d'Appello di Milano condanna la cassa previdenziale a pagare la reversibilità al compagno di una vita

Un milanese ha ottenuto la pensione di reversibilità del suo compagno nonostante i due non avessero sancito una unione civile perché l'uomo morì prima del varo della Legge Cirinnà. Lo ha stabilito il 24 maggio la Corte d'appello di Milano, accogliendo la richiesta di Ettore Zanola, per oltre 40 anni (dal 1974) compagno di vita di Rolando Borsato, morto nel 2015. In primo grado il Tribunale aveva invece respinto il ricorso asserendo che la pensione di reversibilità spetta "in presenza di regolare matrimonio".

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I due si erano iscritti nel 2012 nel registro unioni civili del Comune di Milano che tuttavia aveva un valore solo simbolico. "E' la prima volta che un giudice riconosce la pensione di reversibilità al partner di una coppia dello stesso sesso prima della legge sulle unioni civili", commenta Maria Grazia Sangalli, presidente di Rete Lenford, la rete di legali per i diritti Lgbti che ha assistito Zanola.

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La Corte d'Appello ha condannato Inarcassa (la cassa previdenziale degli architetti, a cui era iscritto Borsato) a pagare il trattamento di reversibilità, inclusi gli arretrati, a Zanola. Il "precedente" di questa decisione è una sentenza della Corte Costituzionale (la n. 138 del 2010) che riconosce il diritto fondamentale alla vita familiare delle persone omosessuali, diritto 'preesistente' al riconoscimento da parte dello Stato.

"Con questa sentenza - afferma l'avvocato Emiliano Ganzarolli, che ha coordinato il team di legali - la Corte d'Appello di Milano conferma che, a prescindere dall'introduzione delle unioni civili, una coppia di persone dello stesso sesso è una famiglia ed i suoi componenti sono titolari dei medesimi diritti di due coniugi: anche il diritto alla pensione di reversibilità". E lo stesso Zanola ricorda: "Rolando avrebbe voluto sposarmi. Anche se la nostra unione non ha avuto una legittimazione ufficiale, abbiamo condiviso la vita e sono felice che sia stato riconosciuto".

Il sindaco registra all'anagrafe figli con due mamme

Intanto, il 6 giugno, il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha registrato all'anagrafe 9 persone (la più grande è una ragazza di 16 anni) come figlie di due mamme. Un provvedimento storico e preparato sia da un simile provvedimento già adottato dall'anagrafe torinese, sia dall'impegno diretto degli assessori milanesi (primi tra tutti Lorenzo Lipparini e Pierfrancesco Majorino).

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