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Giovedì, 25 Aprile 2024

Alessandro Rovellini

Direttore responsabile

Area B serve anche a te: 5 motivi

Area B con limiti più stringenti, sì, potrebbe anche salvarti la vita. E migliorare la qualità urbana per tutti

Dal 1 ottobre scattano i nuovi divieti per Area B. Brevemente: non potranno più circolare le auto a benzina Euro 2 compresa e le diesel di classe fino a Euro 5 inclusa in tutto il territorio comunale milanese. La cosa, prevista da tempo, ha scatenato un vespaio di proteste e polemiche. Salvini ha parlato di "razzismo" per un milione di lavoratori (sì, l'ha detto davvero). Come sempre, guai a toccare la macchina al milanese. L'auto è sacra. Eppure, ci sono 5 motivi per cui inasprire i divieti serve a tutti. E bisogna farlo. 

1) L'auto a motore endotermico fa malissimo all'ambiente. Molto più di quanti si pensi. In un recente rapporto del parlamento europeo, è stato dimostrato come in Europa il settore dei trasporti interni sia l'unico che, dal 1990, non sia riuscito a tagliare emissioni di Co2. L'anidride carbonica è, infatti, tra i gas ad effetto serra che maggiormente contribuiscono al riscaldamento del pianeta. È vero, oggi le vetture hanno motori più efficienti. Ma le usano molte più persone e quindi gli effetti si annullano. Dopo un breve calo dei tassi di emissione agli inizi del 2000, dal 2017 si è registrata una controtendenza: le nuove auto hanno emesso una media di 0,4 grammi di Co2 in più rispetto a quelle immatricolate nell’anno precedente. E se ancora non foste convinti, sappiate che, relativamente ai trasporti, quello su strada è responsabile del 71,7% sul totale di emissioni di gas serra. Le ferrovie, per darvi un paragone, ne provocano lo 0,4%. Nulla a confronto della nostra cara, vecchia e zozza quattroruote.

2) L'aria di Milano fa schifo. Ed è cosa buona e giusta cercare di migliorarla. Le vetture sono una parte del problema, non il tutto, ma ogni singolo mattone è importante. Nel 2021, secondo il più recente studio di Legambiente, si sono sforati per 60 giorni livelli di Pm10 accettabili. Queste polveri sottili le inaliamo. E indovinate un po'? Aiutano a sviluppare tumori. La Lombardia ha 5 tra le prime 10 province d'Italia con il più alto tasso di mortalità per cancro legato all'inquinamento. Milano non è in top ten, ma nei dintorni. Se vivete vicino a una strada sapete bene di cosa parlo. Perchè mantenere un'infinita colonna di vetture e furgoni dovrebbe andarvi bene?

3) Meno macchine in giro significa meno incidenti. La pandemia è stata il più grande esperimento di riduzione della mobilità su trasporto privato da mezzo secolo a questa parte. I risultati sono oggettivi e vanno al di là di molte parole. Si stimano 32 vite salvate solo a Milano. Dal 2019 al 2020, anno di lockdown, ci sono stati 8mila feriti e 5mila incidenti in meno. E nonostante questo, Milano è ancora lontana dal raggiungere l'obbiettivo europeo di riduzione del 50% dei mortali nell'ultimo decennio. Con maggiore libertà di spostamento, nel 2021, ecco cosa succede: risalgono morti e incidenti. Come potrà mai essere il 2022 a viabilità piena?

4) La macchina può essere sostituita in molti modi. Per alcuni lavori è indispensabile, e su questo non ci piove: un serramentista non potrà mai lavorare senza un furgone o una vettura attrezzata. Così altri mestieri che hanno orari incompatibili con la copertura del trasporto pubblico. Per tutti gli altri, ci sono bici elettriche dai costi relativamente bassi e che rapidamente si ammortizzano: non c'è paragone con la spesa di gestione di un'auto. La rete di mezzi pubblici milanesi, pur con i distinguo e alcune carenze, è tra le più avanzate d'Italia e ai livelli delle metropoli europee. Nei flussi pendolari del Sistema locale del lavoro di Milano, in totale, parliamo di almeno 1 milione e 600mila persone. Uno studio svolto da Amat, l'Agenzia Mobilità Ambiente e territorio del Comune di Milano, ha evidenziato che le telecamere in Area B rilevano in media ogni giorno 403mila ingressi (20.150 moto, 36.270 furgoni e 346.580 automobili). Ora, è vero, non tutti hanno la fermata del metrò o del tram sotto ufficio. Accogliamo tutte le eccezioni del caso, come sottolineato sopra. Ma per tanti altri non prendiamoci in giro, c'è una sola parola: pigrizia. 

5) Meno auto non vuol dire deindustrializzazione. Dobbiamo lavorare sull'abitudine. Le aziende dovrebbero far di tutto per vedere i propri parcheggi vuoti. Arrivare a smantellarli, farci parchi, zone relax con alberi. Se i lavoratori scelgono di lasciare a casa l'automobile, vanno premiati, incentivati e coccolati. Più persone lo fanno, più le ditte hanno una spinta a occuparsi della questione: navette, bonus, benefit. Questo perchè non manca un ritorno. C'è un'infinita letteratura sui benefici, anche in termini di produttività e stato d'animo, per chi va in ufficio in bicicletta. Conviene a tutti. Conviene alla nostra città, ma, soprattutto, a noi stessi. 

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