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Massimiliano Tonelli

Direttore Editoriale CiboToday

Rifacciamo i marciapiedi di Milano con i fondi aggiuntivi del Pnrr

Una grande operazione di cura urbana all'insegna del verde, della depavimentazione, della rigenerazione. Tutto fattibile entro il 2026

Pnrr? Lo scenario è sconfortante. Il Paese sta ancora una volta dimostrando la sua ormai cronica incapacità di svilupparsi, trasformarsi, modernizzarsi. Non è un problema di soldi: anche quando ce ne sono a fiumi, non riusciamo a spenderli a causa di norme inadeguate, burocrazia patetica, scarsa capacità del personale impiegato nelle istituzioni pubbliche. È qualcosa di disarmante perché certifica il declino ineluttabile di una nazione che sembra aver deciso di imboccare la strada di una decrescita infelice su tutti i fronti: economico, demografico, sociale.

Risorse aggiuntive del Pnrr a Milano?

Milano fa eccezione? Non esageriamo. Milano è pur sempre Italia. È vero però che alcune capacità organizzative e un miglior funzionamento della macchina burocratica (oltre che una mentalità più pratica e meno ideologica) rendono la città un poco più efficiente della media. "Se non riuscite a spendere tutti i soldi" ha ripetuto mesi fa il sindaco Sala "dateli a noi che abbiamo i progetti pronti da cantierare". In questi giorni durante i quali il Governo ammette ritardi profondi sui lavori, Beppe Sala è tornato giustamente alla carica con dichiarazioni e post social. Ma cosa potrebbe fare Milano con risorse aggiuntive? Manutenzione delle scuole? Giusto. Nuove case popolari? Giustissimo. Ma ci sarebbe un altro grande progetto capace di centrare tutti i propositi del Pnrr in termini di cura urbana, depavimentazione delle città, sostenibità ambientale, lotta alle isole di calore, messa a dimora di migliaia di nuovi alberi, sostegno alla mobilità dolce, ciclabile, pedonale. E di stare perfettamente nei tempi. Di cosa stiamo parlando? Di un grande piano sulla rigenerazione dei marciapiedi di Milano. Ovvero degli unici marciapiedi d'Europa utilizzati in maniera strutturale come parcheggi abusivi.

Attenzione, non si tratta - purtroppo, e questo la dice lunga - di un progetto pronto nei cassetti di qualche assessorato. Si tratta di un progetto che per la sua natura potrebbe rientrare agevolmente nei tempi ed essere pronto per il giugno 2026, data utile ultima per spendere i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Lo si potrebbe scrivere e realizzare in pochissimo tempo: basterebbe avere la volontà politica di farlo, rischiare un po' di impopolarità immediata in cambio di un grande risultato in prospettiva.

PNRR? Un grande piano per riqualificare i marciapiedi di Milano

Cosa sarebbe necessario fare? Una rapida mappatura dei marciapiedi del Comune. Una indicazione specifica di quelli che soffrono della piaga della sosta selvaggia. Una riprogettazione degli stessi riqualificando gli spazi oggi impropriamente usati dalle auto per trasformarli in aree verdi dove realizzare aiuole e piantumare alberi. Nulla di innovativo, nulla di diverso da quello che molti condomini hanno già fatto per proprio conto. Ma questa volta tutto iscritto in un vasto piano diffuso, dotato del suo nome e del suo logo e della sua segnaletica. Con propositi chiari e ben comunicabili: arredi urbani riconoscibili e specifici, materiali tutti uguali per tutta la città. Un progetto che con non troppe decine di milioni di euro ha la potenzialità di cambiar volto a interi quartieri favorendo la mobilità pedonale, riducendo la superficie pavimentata, sostenendo il commercio di vicinato (oggi ci sono fior di negozi letteralmente sotterrati dalle auto che salgono sul marciapiede). Si tratta semplicemente di creare nuove aiuole - depavimentare dove c'è asfalto, incrementando la superficie drenante -, mettere a dimora nuove essenze, posizionare dove occorre dei paletti dissuasori. Un lavoro facile con conseguenze benefiche strabilianti rispetto al triste scenario attuale. La scadenza del 2026 permetterebbe la giusta gradualità: non si obbligherebbero i cittadini a modificare le loro errate abitudini dalla sera alla mattina, ma nel corso di almeno un paio d'anni di preparazione.

E le auto dove le mettiamo?

E le macchine poi dove le mettiamo? Una domanda che spesso aleggia quando si riducono i posti auto in superficie. Anche se questi posti sono platealmente abusivi e irregolari. Una domanda impropria perché dà per scontato che il parco auto debba rimanere questo: ma le vetture circolanti a Milano sono clamorosamente sovradimensionate rispetto alle necessità e rispetto ad altre città similari nel mondo. Dunque la prima risposta è: una parte significativa delle auto non serve, quindi sarà venduta. E iniziative come queste, lungi dall'essere punitive, spingeranno molte famiglie a trovare finalmente il coraggio di rinunciare alla seconda o alla terza auto che oggi sono piazzate sulle aiuole e utilizzate magari una volta al mese. Se ne libereranno in maniera organica, naturale. Una restante parte di autovetture, quelle che davvero servono ai loro proprietari, dovrebbe via via finire in strutture apposite: parcheggi in silos e parcheggi interrati. Dove le auto possono essere posteggiate non occupando prezioso suolo pubblico. E questo potrebbe essere un altro piano che il Comune, ottenendo finanziamenti in avanzo del Pnrr, potrebbe mettere a punto: una serie di nuovi parking a rotazione per allinearsi anche qui agli standard delle più avanzate città europee, dove lo spazio pubblico è utilizzato per la pedonalità, per i dehors, per l'arredo urbano, per il verde, per la ciclabilità. E dove le auto vengono parcheggiate altrove. 

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