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Il poeta che parla della Milano di oggi in dialetto - Episodio 3 di Mest(ieri)

Si chiama Daniele Gaggianesi, ha già scritto due libri ed è anche attore

Non capita spesso di incontrare qualcuno che di lavoro fa il poeta. A noi, sicuramente, non era mai successo prima, così prima di arrivare al nostro incontro con Daniele Gaggianesi, che svolge proprio questa professione - per di più scrivendo in dialetto milanese - non sappiamo bene cosa aspettarci. Sarà un signore dal profilo importante di dantesca memoria o un uomo in carne e canuto alla Montale? Niente di tutto questo, ad aspettarci sul Naviglio Grande, dove ci siamo dati appuntamento, è un giovane dall'aspetto ordinario e l'aria calmissima di chi ha avuto il coraggio di inseguire le proprie passioni.

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Il poeta che parla della Milano di oggi nel dialetto di ieri: VIDEO

Ma come si diventa poeti, oltretutto dialettali, nel 2021? Daniele, che vive a Corsico (Milano) e ha 38 anni, dopo il liceo scientifico ha studiato alla scuola d'arte drammatica Paolo Grassi, dove si è diplomato in recitazione. Da ormai 14 anni lavora come attore, ma nel frattempo, oltre a laurearsi anche in lettere moderne, non ha mai trascurato di coltivare due suoi grandi interessi, quello per la poesia e quello per il dialetto milanese. "Nel tempo libero - ci rivela - corro sul Naviglio (e non solo) recitando poesie milanesi o mie versioni in milanese di canzoni pop". Una sua performance è attesa sabato 19 febbraio al Teatro del Borgo di Milano.

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(Lo spettacolo di Daniele Gaggianesi)

"Il dialetto lo parlavano i miei nonni paterni - ci racconta Daniele -, ma noi nipoti eravamo obbligati a rispondere in italiano, perché all'epoca c'era l'idea che il milanese tradisse le proprie umili origini. Forse proprio per questo divieto, il milanese nel mio immaginario è diventata una lingua molto affascinante: il mio è stato un percorso di resistenza rispetto a un processo di oblio". Ma con questo dialetto, che nella nostra città viene parlato ormai quasi esclusivamente dalle persone più anziane, Gaggianesi parla invece proprio dei problemi più contemporanei di Milano: tra i temi toccati nei suoi due libri, Quand finìssen i semafor (premio Tirinnanzi Poesia) e Qohèlet rejected (premio Testori), infatti, vi sono slot machine, hikikomori meneghini, rider che parlano milanès, stagisti sottopagati e amori in chat. "Il gioco - spiega l'attore - è creare un corto circuito tra una forma espressiva agonizzante e la realtà vitale ed esplosiva della nostra metropoli".

"Le mie due anime artistiche - continua il giovane poeta -, il teatro e la poesia dialettale milanese, a un certo punto si sono intrecciate in una forma particolare: ho creato uno spettacolo in cui interpreto e recito le mie poesie accompagnandole con la chitarra". Una lingua sconosciuta ai più, in questo modo, diventa piacevolmente comprensibile e arriva a narrare, in una forma inedita o con un distacco che oggettivizza lo sguardo, i problemi che assediano la nostra quotidianità. Punto di svolta, per Daniele, aka poeta milanese contemporaneo, è stato il periodo della pandemia, quando, nell'impossibilità di recitare a teatro, si è trovato a organizzare esibizioni in casa per un pubblico molto contenuto (è possibile prenotare una performance a domicilio scrivendogli al suo profilo Instagram).

"Un vero e proprio target non c'è - continua Daniele - perché il milanese non lo capisce quasi più nessuno. Ma le mie poesie si rivolgono a tutti, per questo quando porto in giro il mio spettacolo, interrompo i pezzi, li traduco in diretta, osservo il pubblico e quando lo vedo storcere il naso mi fermo e spiego in italiano". Per comporre le sue poesie Gaggianesi si ispira a poeti come Carlo Porta e, soprattutto, Delio Tessa, ma anche a musicisti quali Enzo Jannacci, Giorgio Gaber e, ancora di più, Walter Valdi.

"Credo che la curiosità sia uno dei più grandi motori dell'essere umano - continua il poeta -, per questo a un ragazzo direi di non spaventarsi nel vedere una lingua sconosciuta: ci sono delle ottime traduzioni che permettono di comprendere testi molto belli. Credo che in un mondo in cui la lingua è sempre più martoriata, appiattita e ridotta a slogan, la poesia consenta di raccontare al meglio la complessità della vita e della nostra società. La poesia è un'educazione alla complessità e alle sfumature, tanto più se in lingue poco usate. Perché ogni idioma ha il proprio ricco tesoro di peculiarità intraducibili".

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